La Stampa, 23 giugno 2015
Il Quirinale apre le porte e diventa «la casa di tutti nel nostro paese». Oggi il presidente apre le porte del palazzo: si potranno ammirare lo studio del primo sovrano d’Italia, Vittorio Emanuele II, gli affreschi del Pelagi e la stanza della regina Margherita, con il suo abito da cerimonia issato su manichino. Ma anche cucine e sale dove erano e sono conservati cristalli, argenti e servizi di piatti da treno reale, i più antichi datati 1785, il servizio da ricevimento che comprende 9.000 pezzi, molto amato dalla regina Elena
Una narrazione che tocca il passato e che racconta l’oggi, dentro al Quirinale aperto al pubblico, si svelano cento mondi diversi, alcuni cristallizzati, altri in movimento. Un’operazione d’immagine che sembra dettata dalla volontà di dare un’alternativa ghiotta allo scollamento sempre più forte istituzioni-gente comune. Succede allora che il cuore della nazione si concede nei suoi segreti e tesori.
Guai però a chiamare il Quirinale museo pur se si ascrive, con tutto il materiale prezioso che conserva, a diventare tra i luoghi museali più appetiti del mondo. Il presidente Mattarella salutando i volontari, per lo più studenti pronti a fare da guide tra i saloni, ha ripetuto che l’apertura sarà «un modo di rendere questo Palazzo più concretamente casa di tutti nel nostro Paese. Sarà bello vedere qui tanti turisti, anche stranieri».
Dalla volontà ai fatti, ecco lo studio del Presidente oggi e lo studio dei re ieri, le stanze dove i papi ricevevano i dignitari e la stanza dove i presidenti ricevono gli ambasciatori, la sala degli arazzi, i lampadari giganteschi di Murano, il gioiello della Biblioteca del Piffetti, la sala del Mappamondo, la cappella Paolina che dopo i Patti Lateranensi vide il matrimonio tra Umberto II e Maria José e che oggi ospita concerti da camera, il salottino napoleonico e l’avveniristica scala elicoidale di Ottaviano Mascarino opera architettonica cinquecentesca di rara bellezza. O lo studio del primo sovrano d’Italia, Vittorio Emanuele II, gli affreschi del Pelagi e la stanza della regina Margherita, con il suo abito da cerimonia issato su manichino, cucito nella seconda metà dell’Ottocento con ricami in lamina d’argento, cristalli su seta.
Di grande impatto la «vasella del Quirinale», cucine e sale dove erano e sono conservati cristalli, argenti e servizi di piatti da treno reale, i più antichi datati 1785, il servizio da ricevimento che comprende 9.000 pezzi, molto amato dalla regina Elena, per un totale 38.000 raffinati manufatti realizzati dai più importanti artisti del ’700 e dell’800. Aperte al pubblico anche le sale con la raccolta di carrozze con passeggini reali e per bambini, le carrozze degli sposi e quelle dei funerali, la carrozza di Telemaco e quella di Iside e l’egiziana, che prendono il nome da fregi e decori.
Senza considerate, in tanta meraviglia, il patrimonio in libri, documenti rarissimi, editti e il testo originale della Costituzione. Dal piano nobile si gode di una vista spettacolare, a tutto tondo su Roma, vista che faceva sentire i sovrani, i re del mondo. Ma anche gli scorci dei quattro ettari di giardino, più fontane non è da sottovalutare nella scelta del percorso.
Già in quattrocento si sono prenotati per le visite disponibili in due modalità, il percorso artistico-istituzionale che prevede la visita del Piano Nobile e del piano terra e il secondo che aggiunge il giro tematico alla Vasella, ai giardini, alle Carrozze e Finimenti.
Il primo è gratuito se si eccettua la piccola prenotazione obbligatoria, il secondo ha un costo di dieci euro. Sono previste visite anche per disabili, (nel primo gruppo di visitatori ci sarà una persona con problemi motori) in molte parti del palazzo servite da ascensori, nei giardini invece promettono che presto si attrezzeranno. Per quanti avranno voglia di prepararsi prima della visita, prevista cinque giorni alla settimana fino ad agosto quando il palazzo chiuderà per gli annuali lavori di manutenzione, è attivo il nuovo sito interattivo che permette una passeggiata virtuale negli spazi aperti a tutti.