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 2015  giugno 23 Martedì calendario

Il contrabbando di sigarette manda in fumo un miliardo di euro. L’erario ne perde 700 mentre gli altri 300 mancano all’indotto. L’ultimo Rapporto annuale firmato Kpmg indica che il mercato illecito nel 2014 ha fatto registrare nell’Ue un massiccio incremento del fenomeno: 56,6 miliardi di sigarette illegali consumate (il 10,4% del totale). E, con le «cheap white», la minaccia arriva dall’Est

Basta dire sigarette di contrabbando e nella mente si materializza l’immagine di Sofia Loren con il pancione seduta dietro la bancarella delle «bionde» in «Ieri, oggi, domani» (premio Oscar come miglior film straniero nel 1965). Episodio tratto da una storia vera, quella della leggendaria Concetta Muccardi – più nota come «Titina ‘a carabiniera – che per non finire in carcere ebbe ben diciannove gravidanze e continuò a vendere sigarette nei vicoli di Napoli sino alla morte, nel 2001. Ma se l’opera di Vittorio De Sica faceva sia pur amaramente sorridere, sono ben altre le reazioni suscitate dai dati relativi alla recrudescenza del fenomeno in Italia e in Europa emersi da un’indagine voluta dalla «British American Tobacco» e presentati nei giorni scorsi a Napoli.
L’indagine
L’ultimo Rapporto annuale firmato Kpmg indica che il mercato illecito nel 2014 ha fatto registrare nell’Ue un massiccio incremento del fenomeno: 56,6 miliardi di sigarette illegali consumate (il 10,4% del totale), per un costo di 11 miliardi di euro l’anno in mancate entrate erariali. In evidenza i Paesi dove il prezzo medio dei pacchetti è più alto: Norvegia (11 euro), il Regno Unito (9), la Francia (6,74). In Italia il consumo di prodotti illeciti del tabacco è cresciuto del 20% rispetto all’anno scorso, raggiungendo i 4,42 miliardi di sigarette, con una perdita per lo Stato di circa un miliardo di euro: 770 milioni per i mancati introiti fiscali e il resto dall’indotto. E poi ci sono i danni all’intera filiera economica: i tabaccai, le aziende, gli agricoltori e infine le multinazionali (spesso si dimentica che l’Italia è il primo Paese produttore di tabacco in Europa).
Le opinioni
Desolanti appaiono pure gli esiti del sondaggio realizzato dalla Swg: a giudizio del 60% degli intervistati il fenomeno «esiste da sempre e sempre ci sarà»; mentre per 1 italiano su 2 (48%) il contrabbando è «solo un modo per tirare a campare»; dulcis in fundo: per il 13% non si tratterebbe neppure di un crimine. Le recenti cronache però ricordano che si tratta di uno dei core business di camorra e Sacra corona unita, come hanno confermato i pentiti e le indagini della Dda. Non caso Napoli si conferma capitale, seguita da Palermo, Bari e Milano (per il mercato del by night). Ma altre inchieste hanno coinvolto zone diverse, compreso il Piemonte, dove sono stati individuati siti di stoccaggio e dove ha sede una delle rare fabbriche di sigarette italiane, la «Yesmoke» di Settimo torinese, finita nei guai insieme ad altre.
La produzione dell’Est
Ancora più grave la situazione del mercato delle «cheap white», sigarette prodotte legalmente in alcuni Paesi dell’Est, del Medio Oriente e in Cina, la cui vendita è vietata nell’Ue perché fuori dagli standard di sicurezza a causa di varie sostanze nocive per la salute, ma il cui basso prezzo le ha rese popolari, soprattutto in Italia, seconda solo alla Polonia e alla Grecia nel loro consumo. Nei primi mesi del 2015, solo nel Napoletano la Finanza ha sequestrato 40 tonnellate di «cheap». Più difficile combattere la vendita al dettaglio: le bancarelle volanti o il «porta a porta» dei pensionati. In prima linea l’Agenzia delle Dogane che proprio negli scali della Campania e della Calabria – i prediletti per le rotte più trafficate, da Est e dall’Africa – deve intercettare i container con le sigarette tra centinaia di migliaia. A poca distanza dal borgo Santa Lucia, dove negli Anni 70 il boss Michele Zaza dettava legge con la sua flotta di scafi blu.