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 2015  giugno 23 Martedì calendario

«Quando ho sentito che Marino invitava la destra a tornare nelle fogne ho sentito un brivido nella schiena. Perché è uno slogan che ci riporta agli anni Settanta, quelli in cui ci sparavano addosso. Anni che pensavamo superati per sempre». Intervista ad Alemanno. L’ex sindaco di Roma crede che il primo cittadino debba fare un passo indietro e autosospendersi come fece lui. Poi parla di Carminati, Buzzi, Panzironi...

«Quando ho sentito che Marino invitava la destra a tornare nelle fogne ho sentito un brivido nella schiena» rivela Gianni Alemanno, che è stato il primo sindaco di Roma proveniente dalla destra postfascista.Perché quel brivido?«Perché è uno slogan che ci riporta agli anni Settanta, quelli in cui ci sparavano addosso. Anni che pensavamo superati per sempre. La cosa buona che abbiamo fatto sia io che Veltroni è stata quella di intitolare le strade e i giardini ai caduti di destra e di sinistra, mettendo una pietra sopra a quella sanguinosa stagione di odio totale. Un ritorno al passato è veramente un segnale bruttissimo. Che dimostra la disperazione di Marino».E se fosse solo una frase infelice, sfuggitagli nella foga di un comizio?«Sicuramente il contesto era quello. Ma a me, che non sono propriamente un moderato, e sono anche un emotivo, non è mai successo in cinque anni di dire una frase così dura e pesante».Lei ha annunciato su Twitter che vuole querelare il sindaco. Perché?«Per quella telefonata, raccontata da lui, in cui io gli avrei chiesto due posti in un consiglio d’amministrazione. Semplicemente non c’è mai stata».Se l’è inventata Marino?«Di sana pianta. Non esiste che io prenda accordi di questo genere con il Pd, raccomandando delle persone».La polemica del sindaco nasce dal fatto che la destra reclama oggi le sue dimissioni, la stessa destra che – quando lei era sindaco – diede via libera al clan di “Mafia capitale”. Non è così?«Veramente, se guardiamo ai numeri, gli indagati di sinistra sono il doppio di quelli di destra. Dieci a cinque».Ma i vostri sono nomi pesanti. L’ex presidente dell’Ama, Panzironi, l’ex presidente dell’Ente Eur, Mancini, il suo capo di gabinetto, Lucarelli, il capogruppo del Pdl Gramazio e il potentissimo consigliere Tredicine. Oltre a lei, naturalmente. E Carminati, il capo della banda, non era esattamente di sinistra. Anzi, era uno che raccontava che da giovane aveva fatto tanti processi insieme a Mancini, e che è stato uno dei primi a essere arrestati.«Io Carminati non l’ho mai conosciuto. Mai visto né sentito. Né da giovane né in tempi recenti. Le dirò di più: Carminati viene da una destra extraparlamentare che odiava noi dell’Msi. E ascoltando le sue intercettazioni si sente che lui parla di me con disprezzo e con lontananza».Ma lei non sente su di sé la responsabilità oggettiva di aver aperto le porte alla banda di Carminati?«Che Carminati fosse nel Comune non se n’era accorto nessuno. Né il prefetto, né l’opposizione, né io. Quando lessi il suo nome in un’inchiesta dell’Espresso chiesi ai miei se qualcuno avesse contatti con lui. Tutti negarono decisamente. Se qualcuno l’ha portato all’interno del Campidoglio l’ha fatto tradendo la mia fiducia».Però Buzzi si muoveva nei corridoi del Campidoglio come se fosse a casa sua, corrompendo tutti.«Quando io sono arrivato in Campidoglio, Buzzi ce l’ho trovato. Era già fortemente accreditato. Lui parte con Rutelli, cresce con Veltroni, va avanti con me e arriva fino a Marino, indisturbato. Ricordo che Marino ha ricevuto finanziamenti per la sua campagna elettorale, da Buzzi».Ma lei, secondo quello che ha raccontato Panzironi ai magistrati, avrebbe ricevuto da Buzzi non solo finanziamenti elettorali, ma anche soldi in nero. Lo dice un suo ex collaboratore, uno che lei nominò al vertice dell’Ama…«I soli soldi che ho ricevuto erano dichiarati e tracciati. Chi dice il contrario dice il falso».Panzironi è stato piuttosto preciso, anche nei dettagli. Ha detto che Buzzi voleva sbloccare i pagamenti dell’Ente Eur alla sua cooperativa, e aveva promesso di versare 40 mila euro. E un giorno lo stesso Panzironi, davanti a lei, tirò fuori dalla sua cassaforte 10 mila euro in contanti consegnati da Buzzi per girarli a un’altra persona. Non è vero?«Io di Panzironi mi fido, e spero che ritratti. Parliamo di una persona che è da sei mesi in galera. Comunque aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso. Ma nel frattempo separiamo la politica dai fatti giudiziari ».Ha qualche idea su come riuscirci?«Quando ho avuto un avviso di garanzia io ho fatto un passo indietro, mi sono autosospeso. Credo che anche Marino, che ha avuto un assessore arrestato, dovrebbe fare un passo indietro: non per sue responsabilità personali, ma perché bisogna separare la politica dall’inchiesta. Dobbiamo tornare a votare. E invece lui con questi tassi altissimi di polemica sta avvelenando la vita politica cittadina».Addirittura.«Certo. Tra qualche giorno dovremo votare la mozione per la candidatura di Roma alle Olimpiadi. Il capogruppo del Pd mi ha chiesto un voto unitario. Io sono disponibile, lo ritengo un dovere. Ma certo questo clima avvelenato creerà molti problemi…».