La Stampa, 23 giugno 2015
I Berliner hanno scelto Petrenko. Fumata bianca per il conclave segreto – che si è tenuto in una chiesa – dei Philarmoniker. Sarà il maestro russo, 43 anni, a succedere a Rattle nel 2018. Storia di un’elezione complicata che ha visto vincitore un uomo piccolo, che però sul podio diventa un leone
Gaudium magnum, e di magnitudo molto alta. I Berliner Philharmoniker hanno eletto il nuovo Papa della musica. È Kirill Petrenko, russo-tedesco, 43 anni, attualmente GMD (Generalmusikdirektor) dell’Opera di Stato bavarese a Monaco. Succederà a sir Simon Rattle come direttore principale dell’orchestra dall’agosto del 2018.
La scelta è stata fatta in gran segreto, dopo il fiasco del conclave precedente, l’11 maggio, quando a tutti i media del mondo fu offerto lo spettacolo non esaltante dei Berliner segregati per un giorno intero, guarda caso in una chiesa (ma protestante), senza riuscire a mettersi d’accordo.
La votazione seguente è stata fatta in gran segreto. Ieri la conferenza stampa a sorpresa e l’annuncio del grande vincitore, peraltro anticipato dalla Welt. È toccato al contrabbassista Peter Riegelbauer fare il nome di Petrenko. Sono seguite le carinerie d’uso degli elettori per l’eletto («Guardiamo al nostro futuro musicale insieme con grande fiducia») e dell’eletto, che non era presente, per gli elettori: «Farò tutto il possibile per essere un direttore degno di questa straordinaria orchestra». Amen. Quanto ai voti, si fa sapere che Petrenko è stato scelto «a larga maggioranza». Fonti ben informate parlano di 123 sì su 124, chissà.
Il grande trombato è ovviamente Christian Thielemann, 56 anni, l’unico direttore tedesco importante oggi su piazza. Ma che Thielemann non ce l’avrebbe fatta lo si era già capito alla votazione di maggio, che è stata soprattutto contro di lui più che per qualcun altro. Impagabili alcuni improvvisati commentatori italiani che, riducendo tutto al solito derby nostrano destra-sinistra, hanno spiegato che Thielemann non sarebbe stato scelto perché troppo conservatore e non abbastanza politicamente corretto, come se poi non fosse stabile a Dresda e invitato in tutto il resto del mondo. Le ragioni della decisione dei Berliner sono invece musicali. In sintesi, Thielemann è un neo-Karajan, quindi avrebbe significato un ritorno al passato per un’orchestra che invece ha sempre guardato la futuro. Invece Petrenko è esattamente il direttore giusto per mettere in relazione Tradizione e Contemporaneità, e oltretutto con mezzi tecnici straordinari. Divertente, comunque: quest’estate Petrenko e Thielemann si alterneranno sul podio a Bayreuth, il primo per l’Anello e il secondo per Tristan. Se son scintille esploderanno.
Nato in Siberia nel ’72, Petrenko a 18 anni si è trasferito con la famiglia in Austria. Carriera esemplarmente tedesca: Kapellmeister alla Volksoper di Vienna, GMD a Meiningen, poi alla Komische Oper di Berlino e dal ’13, appunto, a Monaco. Lo stesso anno diresse il Ring del bicentenario a Bayreuth, clamorosamente bello nonostante la regia demente. Riservatissimo, poco mondano, ancor meno esternatore, Petrenko è il contrario del direttore divo, a cominciare dall’aspetto curiosamente simile a Mickey Mouse.
Con l’Italia ha pochi rapporti, Orchestra sinfonica nazionale della Rai a parte. Nel 2001, sostituì a Torino Sinopoli appena morto per un Cavaliere della rosa, poi tornò con una splendida Leningrado e, due anni fa, per due programmi-Wagner. Il primo violino Roberto Ranfaldi lo ricorda «fantastico come musicista ed equilibratissimo come persona. È piccolo, però sul podio si trasforma, diventa un leone. Il gesto è splendido, ma dirige anche e forse soprattutto con gli occhi e comunica con tutto il corpo. Non urla mai e non ne ha bisogno: eravamo tutti impressionati. Un grandissimo maestro». Appunto: ieri per la musica è stata una bella giornata.