Corriere della Sera, 23 giugno 2015
Putin, l’alternativa di Tsipras. Un eventuale default greco darebbe al leader del Cremlino nuove opportunità di seminare ulteriori divisioni tra l’America e i suoi alleati europei. E per questo che Obama insiste perché l’impasse con Atene venga superata senza traumi. A Bruxelles si rischia una deriva geopolitica dalle conseguenze imprevedibili
Una sola stella è stata capace di brillare nelle notti bianche di San Pietroburgo, dove lo scorso fine settimana si è svolto l’annuale Forum economico, meglio conosciuto come la Davos di Vladimir Putin. Simbolica quanto si vuole, priva com’era di concreti risvolti pratici almeno per il momento, la sola presenza di Alexis Tsipras nella città di Pietro il Grande è stata una plastica dimostrazione di come la Grecia, impegnata nella complessa e drammatica trattativa sulla sua permanenza nell’eurozona, possa in caso di fallimento quantomeno contemplare un’alternativa economica e politica.
Non poteva essere più esplicito il premier ellenico, sottolineando che un «Paese disposto a cercare ogni strada per il successo, debba avere una politica multidimensionale, in particolare con gli Stati che giocano un ruolo chiave nell’economia mondiale». E ancora: «In Europa per qualche tempo ci siamo illusi, credendoci l’ombelico del mondo, ma il centro del pianeta si è spostato».
A rafforzare il messaggio è venuto il memorandum d’intesa firmato con Gazprom, per far passare dalla Grecia una bretella del futuro South Stream il gasdotto che dovrebbe portare il metano russo in Europa via la Turchia.
È poco, naturalmente, per parlare di svolta strategica. Tanto più che Vladimir Putin, egli stesso alle prese con una grave crisi economica, non può né vuole offrire in questa fase ad Atene alcuna sponda d’aiuto ai suoi problemi finanziari, nella forma di un prestito. Né basta una visita sul Baltico a mettere in discussione i legami europei e atlantici della Grecia, fosse anche quella scapigliata di Syriza.
Ma è abbastanza per preoccupare Washington. Un eventuale default greco darebbe infatti al leader del Cremlino nuove opportunità di seminare ulteriori divisioni tra l’America e i suoi alleati europei. E per questo è da mesi che l’amministrazione Obama insiste discretamente con la Germania e l’Unione Europea perché l’impasse con Atene venga superato senza traumi.
In ogni caso è molto per far riflettere i leader europei sulla necessità di valutare in ogni suo aspetto cosa sia veramente in gioco nella partita di Bruxelles. Più che dire no a Platone, come ammoniva una volta Valéry Giscard d’Estaing, il rischio è di dire sì a una deriva geopolitica dalle conseguenze imprevedibili.