la Repubblica, 22 giugno 2015
Il superlatitante arrestato e il quartiere che si ribella. Succede a Napoli. Luigi Cuccaro, braccio esecutivo della triade che governa Barra e Ponticelli fino alle falde del Vesuvio, è stato tradito dalla sua passione per le celebrazioni: la cattura è avvenuta alla vigilia del suo onomastico. Ma i suoi fedelissimi non ci stanno e tentano di impedirne l’arresto con ogni mezzo, mentre lui, portato via dai carabinieri, manda baci alla folla
Dagli anni Ottanta il clan ai suoi ordini seminava morte e illegalità nella periferia orientale di Napoli. Quando i carabinieri hanno fatto uscire dal nascondiglio nel muro dietro un attaccapanni il boss “reggente” Luigi Cuccaro, il quartiere si è ribellato e voleva impedirne l’arresto con ogni mezzo. Le tre di notte e sessanta fedelissimi dei Cuccaro – tre fratelli, di cui ora due in galera e uno ancora latitante – premono all’ingresso del palazzo roccaforte del gruppo criminale titolare di una rete complessa e fruttuosa di estorsioni, spaccio di droga, usura e contrabbando.
È finito in trappola il braccio esecutivo della triade che governa Barra e Ponticelli fino alle falde del Vesuvio e la notizia si sparge velocemente. Ma la “famiglia” non vuole rinunciare a lui. Grida e i lamenti come segnale per far uscire dalle case i sostenitori del boss. Un gruppo compatto che fa muro per impedire il passaggio degli uomini dell’Arma che lo stanno scortando. Per fortuna non succede niente e Luigi Cuccaro viene portato in caserma senza complicazioni. Ma si sono registrati momenti di tensione. La mattina dopo, stessa scena al momento del trasferimento in carcere: boss e affiliati si lanciano sonori baci. Un intero quartiere orfano di chi gli dà “lavoro”. In cambio, l’offerta di una rete di solidarietà totale e incondizionata. A carico di Cuccaro ci sono tre ordinanze di arresto su richiesta della Direzione distrettuale antimafia per omicidio, associazione mafiosa e finalizzata al traffico di droga e contrabbando.Il fratello di Luigi Cuccaro, Angelo, fu arrestato nel marzo 2014 dopo essere stato incluso nell’elenco dei cento più pericolosi latitanti. L’avevano avvistato in un video pubblicato dall’”Espresso” mentre seguiva la tradizionale processione dei “Gigli” in Rolls Royce. Per lui, che era l’autorità riconosciuta del quartiere a est di Napoli, anche l’"inchino” delle “paranze” che organizzavano la manifestazione. Luigi condivide con la famiglia la passione per le celebrazioni, ed è proprio questo che l’ha tradito: la cattura è avvenuta alla vigilia del suo onomastico, San Luigi. Voleva festeggiarlo con la moglie e i suoi quattro figli, di età compresa fra i 2 e i 15 anni. «Questo arresto – spiega il comandante provinciale dei carabinieri, generale Antonio De Vita – dimostra che non esistono zone franche del territorio. Questo è il segnale forte della presenza dello Stato anche in quartieri cosiddetti a rischio. Mi preme comunque sottolineare – aggiunge il generale – che Barra e Ponticelli non sono solo quel centinaio di persone che hanno cercato di strapparci il latitante. Ma anche migliaia di cittadini onesti che hanno bisogno di segnali forti come quello che abbiamo dato con questo arresto».