La Stampa, 22 giugno 2015
Restaurare gli ecomostri sul mare. Ecco il piano della Regione Sicilia che voleva abbatterli, mentre ora finanzia i lavori. Da «sfregio al paesaggio» a opere d’arte?
Vent’anni fa un manipolo di giudici e di sovrintendenti voleva demolirlo, questo «sfregio al paesaggio» che si stagliava contro il cielo, impudente e scandaloso come solo le opere d’arte sanno essere. Adesso il «Monumento al poeta morto», l’enorme surreale finestra sul mare che Tano Festa realizzò nel 1988 sulla spiaggia di Villa Margi nel Comune di Reitano, risplende dopo un restauro che è l’ultima consacrazione ufficiale sul gigante un tempo considerato abusivo. Gigante alto e largo 18 metri, il tassello più celebre del Parco di Fiumara d’arte ideato e realizzato da Antonio Presti, collezionista e mecenate siciliano che ha impiegato tutta la sua vita e tutti i soldi di famiglia per chiamare grandi artisti a erigere en plein air «monumenti alla bellezza».
Assoluti, scandalosi, provocatori, considerati per due decenni abusivi in una terra dove il cemento colava a fiumi, a produrre villette in serie sul lungomare, a inaridire il torrente da cui il Parco prende il nome. Nel 2006 fu l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a mettere in moto la macchina della salvezza. Ma ci sono voluti altri 9 anni perché scattassero i soccorsi sulle opere abbandonate al degrado, alla salsedine, alle sterpaglie. Oggi sono protagoniste del più grande progetto di restauro mai realizzato su un parco artistico a cielo aperto.
Quasi 2 milioni di euro – finanziati con fondi europei e assegnati al Consorzio intercomunale Valle dell’Halaesa che racchiude cinque Comuni nel Messinese – che sono serviti a far correre al capezzale delle opere i più grandi esperti di restauro contemporanei. Docenti universitari, architetti, esperti di materiali per restaurare e valorizzare il gigante di Festa, la scultura di Pietro Consagra, la Piramide in acciaio corten di Mauro Staccioli, il «Labirinto d’Arianna» di Italo Lanfredini, la «Curva gettata alle spalle del tempo» di Paolo Schiavocampo, le pareti in ceramica «Arethusa» e «Il muro della vita», l’«Energia mediterranea» di Antonio Di Palma, onda blu che è un guizzo di energia in mezzo alla natura selvaggia. Esclusa dal restauro solo la «Stanza di barca d’oro» dell’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa, un’opera sotterranea che Presti ha deciso di tenere sigillata per cento anni.
«Riconsegniamo la Finestra ai giovani, a chi la prenderà in consegna per farla vivere ancora – gongola Antonio Presti -. Dopo anni di solitudine e sofferenza, di lotte contro il Potere che ha tentato di distruggere la Fiumara, trasformo la resistenza in resilienza che non si oppone, ma si trasforma e si rigenera». A chi lo accusava di ambizione, lui rispose due anni fa rifiutando la dorata poltrona di assessore ai Beni culturali della Regione siciliana che gli offriva l’amico presidente Rosario Crocetta. Ora è l’attuale assessore, Giovanni Purpura, a dargli atto di un impegno durato una vita: «Ad Antonio Presti – dice – tutta la Sicilia deve molto».
Raffica di denunce
Lontani i tempi in cui fioccavano denunce e ordinanze di demolizione. Una guerra partita nel 1989, quando nello stesso giorno fu messa sotto sequestro la «Stanza di barca d’oro» durante l’inaugurazione, e venne notificato un provvedimento contro «Finestra sul mare». Nel 1990 il pretore di Santo Stefano condannò Presti alla demolizione dell’opera di Consagra, infliggendogli anche 15 giorni di galera e 23 milioni di multa. Tra appelli, prescrizioni, sentenze a favore e assoluzioni, si arrivò tre anni dopo al pugno di ferro della Corte d’appello di Messina che ordinò la demolizione della Finestra, considerata edificio abusivo alla pari delle 15 mila costruzioni senza licenza che una legge regionale votata in quei giorni, ma poi bloccata dal Tar, stava per sanare. Per «Una curva gettata alle spalle del tempo», invece, Presti fu condannato a 15 giorni di arresto e a 30 milioni di multa.
Nel 1994 la Cassazione mise una pietra sopra a tutto, ma la questione restò aperta fino al 2006, quando la Regione siciliana approvò l’istituzione del percorso turistico-culturale di Fiumara d’Arte. Le opere, finalmente legittime, restarono però a cuocersi al sole, mentre il loro creatore provocava, alzava la voce, denunciava, fino a stendere per 2 anni un telo su Finestra sul mare: «Chiuso», c’era scritto in tutte le lingue. Ora, fresca di restauro, blu con le nuvole bianche, sembra un sogno di Magritte piombato come un’astronave sul mare. Un sogno che sa di sfida e di libertà.