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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

Ventimiglia, non solo la Francia ma anche l’Italia respinge i migranti. Perché ora la maggior parte dei profughi arrivano da Mentone. E mentre cresce lo sdegno nazionale e internazionale intorno all’idea ungherese di un muro per bloccarli, la burocrazia dell’Unione Europea si rivela artefice dell’attuale situazione di stallo intorno alla frontiera

Adesso di migranti a Ventimiglia ne arrivano più dalla Francia che dal resto d’Italia. Un paradosso, ma è realtà. Nelle ultime 36 ore duecento respingimenti, quasi il doppio degli «sbarchi» dai treni nella città di confine. Mentre cresce lo sdegno nazionale e internazionale intorno all’idea ungherese di un muro per bloccare i profughi, la burocrazia dell’Unione Europea si rivela artefice dell’attuale situazione di stallo intorno alla frontiera, un muro contro muro fatto però di scartoffie. 

Gli agenti francesi

I gendarmi che sorprendono in Costa Azzurra i migranti, tra Cannes, Nizza e Mentone, compilano decine e decine di verbali di polizia giudiziaria e li spediscono via fax alla polizia di settore di Ventimiglia. Un’unità di crisi che ormai lavora 24 ore al giorno li vaglia e decide se accogliere o meno il respingimento. Ieri il vice questore Pier Paolo Fanzone ne ha bocciati una quarantina. Non basta lo scontrino di un bar di Ventimiglia trovato spiegazzato in una tasca per attivare la procedura. Vale a dire: non sono sufficienti indizi, servono prove. E se fino a qualche giorno fa i gendarmi arrivavano al valico di ponte S. Luigi e scaricavano decine di furgoni pieni di migranti indicando loro la strada per l’Italia, da mercoledì trovano ad aspettarli i poliziotti. Da questa parte della frontiera sono ammessi solo quelli che hanno le carte in regola. Chi viene rifiutato dalla Francia non torna però sulla scogliera, quella della protesta «I want to pass» dove ieri i profughi musulmani hanno iniziato anche il digiuno per il Ramadan. Quella è zona off limits adesso. 

I centri d’accoglienza

I poliziotti accompagnano tutti nel centro di prima accoglienza allestito alla stazione di Ventimiglia, soprattutto perchè chi torna dalla Costa Azzurra non mangia da almeno 24 ore. Nessuno ammette che l’«istituto delle riammissioni», come lo chiama il trattato di Chambéry, non è stato creato per questi fenomeni migratori biblici ma per porre rimedio a singoli episodi. E chi rimane in Francia? Il destino sono i centri di accoglienza, Nizza o Marsiglia. Poi magari da laggiù i francesi li faranno andare. Ieri a Ventimiglia si è fatto un piccolo passo in avanti. Nell’ex dopolavoro sono stati allestiti una settantina di posti letto (diventeranno 120 oggi) soprattutto per donne e bambini. Meglio che saperli e vederli sdraiati per terra, sulle coperte davanti alla biglietteria. Le voci di emergenza sanitaria diffuse in serata dai parlamentari M5S hanno invece trovato secche smentite. L’Asl ha replicato di aver trattato qualche caso di scabbia e di pidocchi. 

La barriera ungherese 
Il muro ungherese, intanto, ha visto condanne unanimi. Quella più incisiva dall’Unione Europea. «In Europa sono stati recentemente abbattuti dei muri, non abbiamo bisogno di costruirne di nuovi – ha detto il commissario Ue per l’Immigrazione Avramopoulos – Sta agli stati membri scegliere le misure per rendere sicure le frontiere, rispettando le regole internazionali ed il principio di non respingimento dei richiedenti asilo. Ci sono modi migliori di quello ungherese. L’Ue non incoraggia la costruzione di barriere né le finanzia». Anche l’Onu ha sottolineato che con un muro «si accrescono gli affari dei trafficanti, la possibilità di violazione dei diritti umani, e si perde ancora di più il controllo dei propri confini».