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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

Così la Francia aggira le sanzioni alla Russia: «Ecco le istruzioni per le fregate». Al posto delle due navi da guerra Parigi consegnerà a Mosca il know-how perché se le costruisca da sola. Un modo per evitare di pagare ulteriori penali

Da una parte l’Unione Europea decide di estendere di altri 6 mesi, fino al 31 gennaio 2016, le sanzioni contro la Russia, dall’altra, la Francia, uno dei più importanti membri Ue, cerca sottobanco un accomodamento sulle fregate Mistral che alla Russia avrebbero dovuto vendere.
Come si sa, da mesi i russi attendono che i cantieri DCNS di Saint Nazaire consegnino loro due navi militari, le fregate portaelicotteri classe Mistral, ordinate in base a un contratto del 2011 e ormai complete. Ieri il direttore del dipartimento russo per la collaborazione tecnico-miltare, Alexei Diky, ha dichiarato che i francesi hanno ceduto ai cantieri Admiralteisky Verfi di San Pietroburgo, sul Mar Baltico, la tecnologia per costruire copie delle Mistral. In particolare, il progetto di gran parte dello scafo e del sistema per adattare le attrezzature del bacino di assemblaggio russo alla lavorazione e al montaggio finale dei moduli, cioè le singole sezioni di scafo, che vanno a formare quel tipo di nave. Appena un paio di giorni prima, inoltre, la Dassault Systemes, suddivisione della nota Dassault aeronautica, quella famosa per i caccia Mirage e Rafale, specializzata nella progettazione computerizzata in 3D, ha annunciato di essere pronta a fornire ai russi le stesse attrezzature e il software usati nei medesimi cantieri dove sono nate le Mistral, tantopiù che la Dassault è subfornitrice della DCNS. Lo ha ammesso il vicepresidente dell’azienda stessa, Michel Tellier: «Siamo pronti a fornire le nostre più avanzate tecniche nel campo del disegno navale in 3D ai cantieri russi». Tellier ha inoltre dato a intendere che il contributo riguarderebbe proprio il progetto Mistral, dicendo sibillinamente: «DCNS è nostro cliente in un certo specifico ambito, ma è una questione confidenziale».
Il sospetto che ci sia in ballo un accomodamento sottobanco è forte. Lo scorso 30 maggio il capitano russo Vladimir Tryapichnikov, ha dichiarato che «stiamo completando il progetto di una nave simile alle Mistral», voce confermata anche dal vicepresidente del comitato industriale della Duma, Vladimir Gutenev, e dal consigliere presidenziale Vladimir Kozhin. Insomma, i russi potrebbero essersi accordati coi francesi per poter costruirsi a casa loro portaelicotteri uguali, o ispirate alle Mistral, ma con la sola differenza che saranno dotate di propulsione nucleare, come molte nuove navi, previste dal nuovo piano di rafforzamento per il 2023 della marina russa, per ovviare alla carenza di motori navali convenzionali, a turbina a gas, che venivano dalla fabbrica ucraina Zorya Mashproekt di Nikolajev.
In caso contrario si spiegherebbe difficilmente la pazienza russa dimostrata di fronte alla mancata consegna delle due Mistral già pronte a Saint Nazaire, battezzate Vladivostok e Sevastopol, ma bloccate dalle sanzioni. Il contratto per le Mistral, da 1,3 miliardi di dollari, è finora stato pagato dalla Russia per 870 milioni, ma per il mancato adempimento, Mosca vuole non solo la restituzione di quella cifra, ma un’ammenda che porti il totale a 1,3 miliardi. Parigi, però, è disposta a rimetterci solo 870 milioni.
Le trattative sul contenzioso continuano, mentre altri vigorosi “buchi” nelle sanzioni saltano all’occhio. Sempre ieri Gazprom ha annunciato che proseguirà insieme alle compagnie Shell, EON e OMV un progettato nuovo gasdotto diretto in Germania attraverso il Mar Baltico, espansione dell’attuale North Stream che assicurerà 55 miliardi di metri cubi di metano all’anno in più. Nelle stesse ore iniziava a San Pietroburgo il Forum economico con cui la Russia cerca di far capire all’Europa quanto le sanzioni siano deleterie per tutti. E a margine del forum due convegni avevano proprio per oggetto rapporti economici più stretti con vicini diffidenti verso Mosca, cioè Finlandia e Giappone.
Del resto, il capo della Banca Centrale russa, Elvira Nabiullina, sostiene che il Paese ben sopporta le sanzioni e può trarne perfino nuovi posti di lavoro, per far fronte al calo dell’import. La Nabiullina ha inoltre spiegato che la Russia tornerà a far crescere le proprie riserve d’oro, attualmente sui 360 miliardi di dollari, riportandole oltre i 500 miliardi come nella felice stagione del 2012-2013, quando beneficiava degli altri prezzi del petrolio. Non a caso ieri Putin ha incontrato il ministro della Difesa saudita, principe Bin Salman, a segnare il ripristino di colloqui di alto livello fra Mosca e Riad interrotti dal 2011 a causa della crisi siriana. Se l’Arabia Saudita ascolterà i russi sul sostenere il prezzo del barile, Mosca recupererà parte di quanto perso con le sanzioni.