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 2015  giugno 19 Venerdì calendario

Se impiegherete cinque minuti per leggere questo articolo, sappiate che, quando lo finirete, quasi 150 persone sono state costrette ad abbandonare la casa e i loro beni per fuggire da conflitti, regimi spietati e violenze. Il tempo di fare una pausa pranzo di un’ora e il numero sarà salito a 1.800. L’ultimo rapporto diffuso dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) traccia un quadro drammatico. Alla fine del 2014 il numero delle persone fuggite da conflitti e persecuzioni è salito a quasi 60 milioni. Cosa ancor più preoccupante è l’accelerazione di un fenomeno che pare incontenibile

Se impiegherete cinque minuti per leggere questo articolo, sappiate che, quando lo finirete, quasi 150 persone sono state costrette ad abbandonare la casa e i loro beni per fuggire da conflitti, regimi spietati e violenze. Il tempo di fare una pausa pranzo di un’ora e il numero sarà salito a 1.800. E quando la giornata volgerà al termine, i”migranti forzati” saranno circa 43mila. Come se ogni giorno la popolazione di una città come Vercelli si trovasse improvvisamente sradicata, senza un tetto.
L’ultimo rapporto diffuso dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) traccia un quadro drammatico. Alla fine del 2014 il numero delle persone fuggite da conflitti e persecuzioni è salito a quasi 60 milioni. Cosa ancor più preoccupante è l’accelerazione di un fenomeno che pare incontenibile; l’aumento rispetto al 2013, anno già catastrofico segnato da sanguinose guerre civili, è stato di 8,4 milioni, un record.
Il l 2014 sarà dunque archiviato come un “annus horribilis”. Perchè i “migranti forzati” sono stati 13,9 milioni, vale a dire quattro volte il numero registrato nel 2010. Entrando nel dettaglio del rapporto, 19,5 milioni sono stati i rifugiati all’estero (rispetto ai 16,7 milioni del 2013), 38,2 milioni gli sfollati all’interno del proprio paese (rispetto ai 33,3 milioni del 2013) e 1,8 milioni le persone in attesa dell’esito delle domande di asilo (1,2 milioni del 2013). Il dato più allarmante è che più della metà dei rifugiati a livello mondiale sono bambini. È un dramma. In primo luogo per chi lo vive sulla propria pelle. Ma anche per i Paesi che si ritrovano enormi flussi di disperati premere ai propri confini.
Cosa ha provocato una simile accelerazione? Innanzitutto le primavere arabe, spesso degenerate in guerre civili, ma anche i conflitti in Africa e il conflitto in Ucraina. Lacerata da una guerra civile la cui fine non appare imminente, la Siria, è divenuta un enorme fucina di gente che fugge: gli sfollati interni sono ormai 7,6 milioni. I rifugiati all’estero 3,9 milioni, riversatisi perlopiù in Libano (un abitante su quattro è rifugiato)in Giordania (750mila) e in Turchia, che ha accolto fino a oggi 1,8 milioni di migranti (300mila da inizio anno) divenendo il primo Paese nella classifica di chi accoglie più disperati.
Il flusso ha investito anche l’Europa, dove il numero dei rifugiati ha toccato alla fine dell’anno scorso 6,7 milioni rispetto ai 4,4 della fine del 2013 (+51%). Il Mar Mediterraneo non ha mai visto così tanta gente attraversare le sue acque a bordo di carrette del mare: 219mila attraversamenti solo l’anno scorso. Un altro triste primato. Secondo i più recenti dati Eurostat, relativi al primo trimestre del 2015, la Germania ha ricevuto 73.100 nuove richieste di asilo politico, il 40% di quelle registrate in tutta Europa. L’Ungheria è il secondo Paese, con 32.800 richieste. L’Italia, dove a fine 2014 il numero dei rifugiati è salito a 140mila, è al terzo posto con poco più dell’8% del totale (15.200 domande), in netto calo rispetto all’anno scorso. I cittadini del Kosovo sono il gruppo con più domande di asilo; 48.900 (il 26%). I siriani sono il secondo( 29.100 ).
Mai come oggi prevenire i conflitti, o quantomeno contenere le crisi, diventa un imperativo. E non solo per ragioni umanitarie. Secondo l’Institute for Economics and Peace il costo complessivo per sostenere chi è fuggito dalla guerra o da regimi oppressivi, che siano sfol lati interni o rifugiati, è balzato l’anno scorso a 128 miliardi di dollari, il 267% in più rispetto al 2008.