Il Messaggero, 19 giugno 2015
Forse era solo, probabilmente è stato un incidente. Domenico Maurantonio, lo studente padovano di diciannove anni precipitato lo scorso 10 maggio da una finestra al quinto piano di un albergo di Milano, quella sera avrebbe fatto tutto da solo. È questa l’ipotesi degli investigatori, che escluderebbero dalla scena del dramma la presenza di altre persone
Forse era solo, probabilmente è stato un incidente. Domenico Maurantonio, lo studente padovano di diciannove anni precipitato lo scorso 10 maggio da una finestra al quinto piano di un albergo di Milano, quella sera avrebbe fatto tutto da solo: si è sentito male, è uscito dalla sua stanza senza che i compagni se ne accorgessero, si è arrampicato sul davanzale (alto più di un metro), ha perso l’equilibrio ed è volato di sotto.
«CADUTA A PIOMBO»
È questa l’ipotesi degli investigatori, che escluderebbero dalla scena del dramma la presenza di altre persone. Domenico, in gita all’Expo con la sua classe, la V E del liceo scientifico Ippolito Nievo, sarebbe vittima di una fatalità che forse nessuno riuscirà mai a ricostruire con certezza. Gli elementi raccolti dalla Procura di Milano sono numerosi, ma nulla porta a dire con sicurezza che, in quei minuti drammatici in cui il giovane si è alzato dal letto ed è uscito in corridoio, accanto a lui ci fosse qualcuno. I messaggi scaricati dai telefonini dei compagni e le testimonianze convergono su un’unica versione, quella che da cinque settimane i compagni (ascoltati più volte) hanno raccontato agli inquirenti: «Noi a quell’ora dormivamo, non abbiamo sentito Domenico che lasciava la stanza. Solo la mattina dopo ci siamo accorti che non c’era più». Nessun ospite dell’albergo è stato svegliato da urla o confusione nel corridoio di quell’albergone di periferia tra le 5,30 e le 7 del mattino, orario della morte del ragazzo. Quando saranno completate le analisi genetiche e tossicologiche e la sperimentazione cinetica sulla caduta ritenuta «a piombo», e cioè rasente il muro, si potrà avere anche un’idea più chiara della posizione di Domenico, se si sia seduto o alzato in piedi sul davanzale. Gli accertamenti sul dna trovato sotto le sue unghie devono ancora essere completate, mentre non sarebbero state trovate tracce di materiale biologico sul livido che il ragazzo aveva sul braccio. Si tratta, secondo le analisi, di un’ecchimosi «importante», ma che nessun compagno avrebbe notato nelle ore precedenti: se lo è procurato cadendo? Tre giorni fa i genitori sono stati di nuovo ascoltati dal pm Claudio Guttardi: hanno escluso qualsiasi comportamento che possa essere ricondotto a volontà suicide di loro figlio, hanno ripetuto che Domenico era inserito e benvoluto in classe. Di certo si sa che quella sera ha bevuto molto e si è sentito male. E forse proprio nel suo stato confusionale si è arrampicato sulla finestra ed è precipitato.