Il Sole 24 Ore, 18 giugno 2015
Appalti tv in cambio di soldi, 44 indagati. Accusati dirigenti di Rai, Mediaset, La7 e Infront per corruzione e appropriazione indebita. Il gruppo imprenditoriale Biancifiori era riuscito ad accaparrarsi importanti lavori attraverso la presunta corruzione di funzionari pubblici nella televisione di Stato e la ripartizione di utili con i dipendenti delle emittenti private, derivanti dalle sovrafatturazioni in danno delle società stesse
Dalla Rai a Mediaset, fino a La7 e Infront: il gruppo imprenditoriale Biancifiori era riuscito ad accaparrarsi importanti lavori attraverso la presunta corruzione di funzionari pubblici nella televisione di Stato e la ripartizione di utili con i dipendenti delle emittenti private, derivanti dalle sovrafatturazioni in danno delle società stesse.
Questo c’è dietro la vasta operazione investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, il cui obiettivo è di smantellare ipotizzate operazioni illecite che avrebbero consentito al gruppo imprenditoriale, a cui vertici ci sono i fratelli David e Danilo Biancifiori, di ottenere commesse attraverso uno scambio, quasi sempre in denaro. Si tratta di una nuova e ulteriore indagine, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dal sostituto Paolo Ielo, che presto potrebbe riservare nuove sorprese. Perché nel mirino ci sarebbero diverse commesse soprattutto con la Rai che, stando a ipotesi tutte da verificare, sarebbero state concesse attraverso la turbativa d’asta e la corruzione. Ma andiamo per gradi.
Nel registro delle notizie di reato risultano 44 persone, accusate, a vario titolo, di corruzione, turbativa d’asta, falsa fatturazione e appropriazione indebita. Per quanto riguarda la televisione di Stato, i fari investigativi si stanno concentrando su diversi appalti, tra i quali quello relativo alla produzione video del «semestre della presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea» e uno legato a Sanremo 2013. Stando ai magistrati, i fratelli Biancifiori avrebbero indotto a turbare una gara, Maurizio Ciarnò, vicedirettore dell’emittente con delega specifica alla produzione dei grandi eventi e all’estero. Per fare questo, avrebbero erogato al funzionario pubblico «somme di denaro in contanti, perché costui compisse atti contrati ai doveri del suo ufficio». Inoltre, avrebbero corrotto anche altri dipendenti Rai: Ivan Pierri, «con incarico della fotografia», avrebbe ottenuto «somme di denaro in contanti» e fatto «assumere, in qualità di procuratrice, la moglie del medesimo, Maddalena Tucci, presso la Lobel Graphics srl, società riconducibile a Biancifiori». Somme di denaro, inoltre, sarebbero state date anche ad altri due dirigenti, Montesi e Savoretti. Quest’ultimo, «production manager Rai per il semestre della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea», avrebbe ottenuto anche l’assunzione dei figli Fabio e Manuela nelle società di Biancifiori.
Mediaset, La7 e Infront, invece, finiscono in un vero e proprio raggiro che sarebbe stato organizzato da Biancifiori assieme ai vari dirigenti aziendali. La tecnica sarebbe stata sempre la stessa: le aziende affidavano lavori al gruppo imprenditoriale, il quale emetteva fatture riportando importi molto più alti di quelli previsti dai contratti. Così, avrebbero diviso il surplus con i vari dirigenti societari. In Mediaset, per esempio, David Biancifiori «in concorso con i dipendenti» dell’azienda di Berlusconi: «Giovanni Mastropietro, Roberto Priora, Sabrina De Capitani di Vicemercate, Giorgio Brambilla, Davide Fabris, Pietro Fibra, Andrea Fantauzzi, Franco Fratus e Massimo Pascucci» si sarebbe «appropriato a più riprese di ingenti risorse economiche appartenenti alle società Reti televisive italiane spa, Videotime e Fascino produzione gestione teatro», ottenute «mediante la sovrafatturazione da parte delle società del gruppo Biancifiori». Il denaro così accumulato, sarebbe stato spartito con i dipendenti indagati. Anche a La7 stessa cosa: con i funzionari «del gruppo, Simone Madoni, Sergio Pascarella, Roberto Innocenzi e Alberto Clavarino», Biancifiori si sarebbe appropriato «di ingenti risorse economiche delle società La7 srl e Telecom Italia media spa, ottenute mediante la sovrafatturazione da parte delle società del gruppo Biancifiori, le quali emettevano sistematicamente, nel corso dell’esecuzione degli appalti ad esse affidati, fatture relative a servizi e forniture mai prestate e comunque con importi superiori a quelli dovuti, per poi spartire l’illecito surplus di guadagno con i citati dipendenti del gruppo La7». I dipendenti di Infront iscritti nel registro degli indagati sono Claudio Cavallotti e Sergio Colicchio.
Un capitolo rilevante dell’indagine, infine, riguarda «l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti». In particolare, è l’ipotesi della Procura della repubblica, attraverso questo supposto «sistema» si sarebbero create le provviste per il pagamento delle tangenti.
La Rai «garantisce la massima collaborazione all’autorità giudiziaria» e informa che «l’area interessata dalle indagini è stata peraltro oggetto di verifiche interne che hanno comportato interventi organizzativi e disciplinari». Mediaset afferma che «nella sua qualità di parte lesa ha assicurato agli inquirenti la propria collaborazione alle indagini. I dipendenti accusati di infedeltà sono stati sospesi in attesa di ulteriori elementi». La7 «si riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale processo penale per chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti». Infront assicura che «non verrà tollerata alcuna forma di condotta di business non etica e verrà dato il via a un’indagine interna per verificare le accuse».