Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 18 Giovedì calendario

I lavoratori con pc e cellulari potranno essere controllati a distanza dall’azienda senza più nessuna autorizzazione. Lo stabilisce il Jobs Act. I sindacati insorgono. Ecco come funziona il Grande Fratello per i dipendenti: leggere posta elettronica e sms continua a essere vietato, e la telecamera si usa solo per ragioni di sicurezza. Ma si possono tracciare gli spostamenti

La «liberalizzazione» dei controlli su pc, tablet, smartphone e telefoni cellulari taglia fuori i sindacati. Che ovviamente insorgono.
Il pacchetto dei 4 ultimi decreti attuativi del Jobs act non ha ancora iniziato il suo cammino parlamentare – il parere non vincolante al governo deve essere espresso entro il 16 luglio – che la strada si annuncia già in salita. Recita la relazione che illustra il decreto che semplifica e razionalizzare le procedure nel campo del lavoro: «L’accordo sindacale o l’autorizzazione ministeriale non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati dal lavoratore per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore». Idem per gli strumenti che servono a registrare accessi e presenze.
Adeguare lo Statuto
L’intenzione del governo è quella di adeguare l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori all’evoluzione delle tecnologie. Si tratta infatti di una legge che risale ormai al 1970 e che, in assenza di accordi sindacali, vietava sino a ieri in maniera ferrea ogni tipo di controllo a distanza. Per le confederazioni, invece, questo è solo un modo per indebolire ancora di più i lavoratori visto che i dati che le imprese ricaveranno dai nuovi strumenti potranno essere «utilizzati ad ogni fine connesso al rapporto di lavoro».
«Le regole sulla privacy saranno la prima difesa per i lavoratori – spiegava domenica in una intervista a la Stampa il ministro del Lavoro Poletti -. Poi sarà obbligo delle imprese informare nel dettaglio i dipendenti circa le caratteristiche degli strumenti che vengono loro forniti, dei limiti di utilizzo e delle possibilità di controllo. In maniera tale che ognuno sappia bene a cosa va incontro».
L’accordo dei sindacati resta solamente quando si tratta di installare sistemi di video-sorveglianza, ma «impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale», ribadisce la legge, e quindi non per il controllo delle presenze. Ma anche in questo caso possono essere bypassati richiedendo l’autorizzazione alla Direzione territoriale del Lavoro o nel caso di imprese dislocate in più regioni direttamente al ministero.
Battaglia in Parlamento
La Cgil parla di «colpo di mano» e con Serena Sorrentino annuncia «battaglia in Parlamento» e l’intenzione di chiamare un causa il Garante della Privacy invocando «la raccomandazione del Consiglio d’Europa che mira a proteggere la privacy dei lavoratori di fronte ai progressi tecnologici». «Questa norma va cambiata», dichiara il segretario generale dell Cisl Annamaria Furlan che assieme alla Uil chiede che questa materia venga affidata alla contrattazione aziendale. E questa è anche l’opinione del presidente della Commissione lavoro della Camera Cesare Damiano. «Buon senso vorrebbe che il governo, come è avvenuto nel passato, affidasse questa regolamentazione alla contrattazione delle parti sociali – spiega –. Soltanto in caso di non raggiungimento di un’intesa può intervenire la legge: confido nella capacità di discernimento del ministro Poletti».

*****

Cosa prevedono le nuove norme sul controllo a distanza?
Con l’entrata in vigore delle nuove norme le aziende potranno controllare computer, smartphone e telefoni cellulari assegnati per ragioni di lavoro ai dipendenti senza il via libera delle organizzazioni sindacali.
Quali tutele vengono riconosciute ai lavoratori?
Innanzitutto il rispetto delle norme generali sulla privacy, che non possono ovviamente essere violate. Quindi è fatto obbligo alle imprese di informare dettagliatamente i propri dipendenti delle caratteristiche dei vari apparecchi, la possibilità di effettuare controlli anche a distanza, compresa la geolocalizzazione, e di fissare eventuali limiti al loro utilizzo.
E cosa rischiano invece?
In caso di violazione delle norme fissate dalle aziende i dipendenti sono ovviamente passibili di sanzioni disciplinari.
Come possono fare le aziende con i dati ricavati dai controlli?
Questi dati possono essere utilizzati per «ogni fine connesso al rapporto di lavoro, purché sia data al lavoratore adeguata informazione».
Cosa prevedono le norme sulla privacy?
In questo campo le norme stilate dal Garante derivano direttamente dallo Statuto dei lavoratori che vietava tassativamente i controlli a distanza (art. 4) indagini sulle opinioni dei dipendenti (art. 8) per individuarne orientamento politico, sindacale, religioso, stato di salute, ecc. Alla luce delle correzioni introdotte col Jobs act è però possibile che in futuro alcune delle norme generali vadano riviste.
È possibile controllare le mail dei dipendenti?
I datori di lavoro non possono controllare la posta elettronica e la navigazione in Internet dei dipendenti, se non in casi eccezionali. In base alle disposizione del Garante della privacy che risalgono al 2007 spetta al datore di lavoro definire le modalità d’uso di tali strumenti sempre tenendo conto dei diritti dei lavoratori e della disciplina in tema di relazioni sindacali. L’Autorità prescrive innanzitutto di informare in modo dettagliato i lavoratori sulle modalità di utilizzo di Internet e della posta elettronica e sulla possibilità che vengano effettuati controlli. E vieta la lettura e la registrazione sistematica delle e-mail così come il monitoraggio sistematico delle pagine web visualizzate suggerendo di individuare preventivamente i siti considerati correlati o meno con la prestazione lavorativa e l’utilizzo di filtri che prevengano l’accesso a determinati siti o il download di file video o musicali.
Un lavoratore può essere geolocalizzato?
Sì, ma solo dietro precise garanzie, ha già sancito il Garante della privacy lo scorso novembre autorizzando in questo senso due società telefoniche che intendevano utilizzare una apposita applicazione installata sugli smartphone per migliorare gestione e tempestività degli interventi tecnici. Come? Configurando il sistema in modo tale che sullo schermo dello smartphone compaia sempre, ben visibile, un’icona che indica ai dipendenti che la funzione di localizzazione è attiva. E impedendo l’accesso ad altri dati come sms, mail e traffico telefonico.
Che uso si può fare delle telecamere?
Si possono utilizzare solo ai fini organizzativi o per ragioni di sicurezza, non per il controllo delle presenze. Ma rispetto alla normativa anche in questo caso non serve più l’accordo coi sindacati.
Quando entreranno in vigore le nuove regole?
Tra qualche mese, dopo che il governo avrà acquisto il parere del Parlamento.