Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 17 Mercoledì calendario

L’addestramento dei baby-miliziani dell’Isis: «Uccidere Obama». Nel video vengono definiti «i nuovi leoni del Califfato». Sono bambini. Alcuni veramente piccoli: cinque, sei anni. Reggono con sguardi fieri Kalashnikov più alti di loro

Nel video vengono definiti «i nuovi leoni del Califfato». Sono bambini. Alcuni veramente piccoli: cinque, sei anni. Reggono con sguardi fieri Kalashnikov più alti di loro. Indossano tute mimetiche tutte uguali, evidentemente fatte su misura. Si allenano a sparare dentro campi aperti ma perfettamente attrezzati, con piste di tiro e bersagli. Oppure a correre, armati, sotto i reticolati di filo di ferro, trascinando le armi come marine. La maggior parte sono a viso scoperto, alcuni, però, hanno un passamontagna nero. I ragazzini si rivolgono ai “crociati” con aria di sfida, e minacciano di «uccidere il presidente Obama», combattendo contro il suo esercito e quello degli altri Paesi.
È tutto in un nuovo video sull’«addestramento dei bambini» che è stato pubblicato dai jihadisti della provincia siriana di Raqqa e che sta circolando sul Web come ha riferito il centro statunitense di monitoraggio “Site”. Come tutte le “produzioni” dell’Is, presenta una realtà edulcorata, per rendere efficace l’azione di propaganda. Il problema è che anche provando a “ripulire” queste immagini dagli artifici grafici, resta la realtà di questi bambini a cui viene insegnato solo a uccidere. Ricordano i bambini-soldato della Sierra Leone. O i piccoli kamikaze dei taleban, spediti a morire ai chekpoint. Una «generazione corrotta»: la più grande ferita per il futuro.