il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2015
Gilberto Gil e Caetano Veloso di nuovo insieme. I fondatori del movimento Tropicalista, che con l’album Tropicalia ha caratterizzato la cultura del Brasile degli Anni 60 e 70, saranno in concerto in Italia quest’estate
La prima volta che suonarono insieme in Italia fu durante Umbria Jazz del 1994: sono passati più di vent’anni e Gilberto Gil e Caetano Veloso tornano per quattro date del loro tour europeo Two friends, a century of music. I fondatori del movimento Tropicalista, che con l’album Tropicalia ha caratterizzato la cultura del Brasile degli Anni 60 e 70, saranno a Chieri (Torino) il 10 luglio per il Festival Area dei Beni Comuni. Poi l’11 luglio a Milano, il 17 a Perugia e il 19 a Udine.
La loro musica, una base di jazz dalle influenze più varie, rifletteva l’aspirazione alla libertà e all’uguaglianza, unita alla protesta civile e politica. Si contrapposero al regime militare brasiliano, che si impose tra il 1964 e il 1985. Furono arrestati ed esiliati per quattro anni – che trascorsero a Londra – perché ritenuti una minaccia politica. La loro “musica popolare” rinvigorì subito dopo la fine del regime, ma già dal 1974 i due artisti avevano ripreso il controllo della loro carriera. Oggi celebrano, con un ritorno alla “musica popolare brasiliana”, anche i cinquant’anni della loro storia artistica che è proseguita su due strade parallele e che è stata segnata da influenze, sperimentazioni e cannibalismo stilistico, dal rock elettrico al rap.
Gil e Veloso, cinquant’anni di carriera e un tour europeo. Cosa è cambiato in questi anni e cosa bisogna aspettarsi?G – Per celebrare i 25 anni di Tropicalia avevamo già fatto un tour insieme. Stavolta approfittiamo di un altro anniversario e suoneremo i pezzi più significativi della nostra carriera. Vorremmo anche creare un brano inedito per questa occasione: suonare con Caetano è un arricchimento, è un artista a cui devo tanto.
V – E i motivi per tornare a suonare con Gil non mancano mai. All’inizio non sapevo nemmeno che quest’anno avrei celebrato i 50 anni di carriera, ma, pensandoci bene, la mia prima canzone fu Demanhã del 1965, cantata da mia sorella Maria Bethânia. Così, stiamo scegliendo anche alcune canzoni anche poco conosciute del nostro repertorio, come i primi brani del movimento tropicalista. Alcuni pezzi sono apprezzati più dai brasiliani che dagli europei, ma saranno comunque in scaletta. E sì: Gil ed io stiamo collaborando ad un pezzo inedito.
Come vi siete conosciuti?G– Non godo di ottima memoria, ma ricordo bene il nostro primo incontro, in Rua Chile, a Salvador. Caetano era con Roberto Santana, un nostro amico produttore. Scoprimmo di avere molte cose in comune e così ci incontrammo ancora, per suonare e parlare di musica.
V – Vidi Gil per la prima volta in tv, nel 1963. Cantava nello show di un’emittente locale e quando compariva, mia madre mi chiamava: “Caetano, c’è quel ragazzo nero che ti piace tanto”. Già all’epoca pensavo che fosse un genio musicale, capace di fondere le melodie di Jobim e Carlos Lyra, dando vita a brani con lo stesso, impeccabile, gusto estetico. Quasi tutto quello che so l’ho imparato da lui.
Qual è il più bel ricordo che conservate del vostro percorso?V – Ricordo bene quando Gil tornò, nel 1966, da Pernambuco (stato nel nord est del Brasile ndr) dopo aver conosciuto una banda strumentale del luogo, la Banda de Pífanos de Caruaru. Diceva che quel gruppo e Strawberry Fields Forever dei Beatles erano le due cose che l’avevano ispirato e affascinato di più. Così affascinò anche me: furono momenti decisivi, ispirarono tutta la nostra carriera musicale.
G – Ce ne sono tanti: uno è il concerto prima della partenza per Londra, per salutare il Brasile e per raccogliere fondi per il viaggio. Ma ne conservo uno per ogni volta che abbiamo cantato insieme: da quando suonavamo alle feste di compleanno dei nostri figli a quando abbiamo collaborato con loro. È sempre stato molto bello.
Cosa ha significato Londra per le vostre vite?V – Dopo un primo momento di scetticismo nei confronti della città, mi ci sono affezionato. Le strade, i parchi, la gente: mi hanno insegnato tanto. Però mi piace vivere in Brasile. E se dovessi scegliere, andrei a New York o Madrid. Londra no. Mi piace tuttavia tornarci, sedermi su una panchina di Hyde Park e osservare la gente, guardarla passeggiare.
G – Lì ho imparato molto. Ma la nascita di mio figlio Pedro è stato il momento più importante.
“Gil e Veloso sono i più importanti rappresentanti della Musica Popolare Brasiliana”: una frase ripetuta spesso. Vi sentite un punto di riferimento anche per le nuove generazioni?G – Durante i miei concerti a volte si riuniscono tre generazioni: mi rende molto orgoglioso. La nostra generazione – mia e di Caetano – è stata varia, forte e numerosa. I miei figli, oggi, mi hanno accompagnato nelle novità del mondo virtuale. E ho potuto vedere come molte cose siano davvero cambiate!
V – Ho due figli che sono nati dopo il 1990. Molti dei loro amici si sono appassionati alla mia musica, a quella della nostra generazione. I giovani vengono da tutto il Brasile per assistere ai miei concerti e per loro gli artisti della mia generazione sono ancora un forte punto di riferimento. Anche se diversi ambienti ci ignorano e considerano irrilevante quello che abbiamo fatto.
Internet ha cambiato i rapporti delle persone con l’arte, la politica e la società. E lì e nata anche la petizione per far cancellare il vostro prossimo concerto in Israele. Cosa è cambiato rispetto alle manifestazioni degli anni Sessanta e Settanta?G – Anche se mi sono interessato fin da subito al mondo virtuale, non mi reputo un internauta esperto e ho una persona che si occupa dei miei social network. Mi dispiace, però, che la rete stimoli l’aggressività e renda le prese di posizione ancora più nette. Ogni volta che torno in Israele, poi, si scatena qualche tipo di protesta: non è considerato un concerto, ma un fatto politico. Per noi, invece, è solo una questione di mercato. Ci richiedono una data, ci accordiamo e andiamo a suonare. Fare o non fare un concerto in un determinato paese non significa essere o meno d’accordo con la politica di quel luogo. Israele mi piace, ha un pubblico caloroso.
V – Sul web circolano cose buone e cose “malate”. Nel caso dello show in Israele, ci sono stati diversi tipi di reazione. Abbiamo ricevuto anche una lettera di Roger Waters (ex bassista e cantante dei Pink Floyd ndr) che ci chiedeva di cancellare il concerto. È una situazione complessa e, se potessi, certamente cercherei di cambiare la situazione del Paese. Concordo con la maggior parte delle critiche verso la politica israeliana, ma sono anni che non vado lì e le pressioni su di noi penso che siano eccessive. Gil ed io non siamo pedine politiche, questo è il nostro lavoro e la nostra vita.