La Stampa, 16 giugno 2015
Si allarga il caos Isis. L’arrivo di sedicimila profughi siriani in Turchia in meno di 96 ore e 700 mila drusi che minacciano di riversarsi sulle frontiere di Israele e Giordania sono le ultime emergenze umanitarie innescate dagli sconvolgimenti in atto in Medio Oriente
L’arrivo di sedicimila profughi siriani in Turchia in meno di 96 ore e 700 mila drusi che minacciano di riversarsi sulle frontiere di Israele e Giordania sono le ultime emergenze umanitarie innescate dagli sconvolgimenti in atto in Medio Oriente mentre in Maghreb la Libia è teatro della sanguinosa faida islamica a Derna.
La caduta di Tal Abyad
I ribelli curdi siriani delle Unità popolari (Ypg) hanno circondato Tal Abyad, cittadina ai confini con la Turchia, dove è asserragliato un contingente di miliziani dello Stato Islamico (Isis). L’assedio preannuncia una feroce resa dei conti, strada per strada, ripetendo quanto avvenuto a Kobane in autunno, e i civili fuggono riversandosi sul piccolo centro turco di Akçakale. Da sabato sono almeno 16 mila gli abitanti di Tal Abyad arrivati in Turchia. L’esercito di Ankara prima li ha fatti passare, poi ha usato i cannoni d’acqua per allontanarli ed ora gli consente di entrare, tenendoli a ridosso del confine. Abdülhakim Ayhan, sindaco di Akçakale, accusa i ribelli curdi di «spingere alla fuga arabi e i turcomanni» sfruttando la battaglia anti-Isis «a fini di pulizia etnica». Per i curdi controllare Tal Abyad significa continuità territoriale fra Qamishi e Kobane, le enclave che controllano lungo i confini turchi. I raid Usa li sostengono perché Tal Abyad dista appena 80 km da Raqqa, la principale città siriana nelle mani di Isis. Per Brett McGurk, inviato Usa, «i curdi stanno bastonando Isis». Ma il presidente turco Erdogan ammonisce: «L’avanzata curda crea un’area che ci minaccia».
L’incubo dei drusi
Circa 700 mila drusi temono il genocidio per mano dei miliziani islamici: Israele e Giordania ritengono che potrebbero riversarsi sui loro confini. L’epicentro della nuova crisi umanitaria è la regione del Monte Druso, a 60 km dalla Giordania e 50 da Israele. I drusi che la popolano sono stati per decenni sostenitori degli Assad ed ora temono la vendetta sanguinosa degli islamici, Al Nusra come Isis. È stato il raid jihadista in un villaggio druso ad avere causato 20 vittime, innescando il timore di quello che Moafaq Tarif, leader spirituale dei drusi israeliani, definisce «Olocausto druso». Per scongiurarlo i leader drusi dei Paesi confinanti si mobilitano: in Libano si dicono pronti a formare una milizia di 100 mila uomini per difendere i confratelli siriani e in Israele sono scesi in piazza, guidati dal viceministro Ayoub Kara, chiedendo di «intervenire per evitare un genocidio». La scelta del premier è stata di chiedere al Pentagono di proteggere Monte Druso ma il «Jerusalem Post» scrive che l’esercito israeliano sta preparando ogni sorta di piani: anche la creazione di un ombrello aereo sui villaggi drusi del Golan per scongiurare una fuga di massa verso i propri confini. Nella difesa dei drusi c’è una convergenza di interessi fra Israele e gli acerrimi nemici Hezbollah, alleati di Assad da proteggere a ogni costo.
Libia, faida a Derna
È giallo sulla presunta eliminazione a Ajdabiya, in Libia, di Mokhtar Belmokhtar, leader di Al Qaeda in Maghreb, da parte di jet Usa. Per il governo di Tobruk il super-terrorista è stato eliminato da gruppi islamici, ma da Tripoli smentiscono. Il Pentagono conferma l’obiettivo del blitz ma chiede «tempo» per confermare l’identità delle vittime. Intanto a Derna le milizie «Abu Salim Martyr Brigate», espressione di Al Qaeda, affermano di aver strappato il controllo della città di Isis, aggiungendo un nuovo tassello alla guerra civile libica: la faida fra jihadisti.