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 2015  giugno 16 Martedì calendario

Jurassic World sbanca il botteghino e infrange la barriera dei 500 milioni di dollari in tre giorni. Ma il merito è (solo) dei dinosauri e di Hollywood, la macchina da soldi che ha saputo unire, nel più redditizio degli abbracci, spettacolo, consumismo ed elaborazione della paura

Niente male per un regista quasi esordiente: 511 milioni e 800 mila dollari nel primo weekend (pari a 455 milioni e 644 mila euro) sono il risultato migliore di tutti i tempi per un film, il primo al mondo a infrangere la barriera dei 500 milioni di dollari in tre giorni. 
È l’incasso di Jurassic World, quarto appuntamento cinematografico (a quattordici anni dall’ultimo) ispirato al romanzo Jurassic Park di Michael Crichton, portato per la prima volta al successo da Spielberg nel 1993. A dirigere l’attesissimo sequel il quasi sconosciuto Colin Trevorrow, regista fino a ieri di un documentario, di un tv-movie e di un solo film ( Safety Not Guaranteed ) prima di vedersi affidata una produzione da 150 milioni di dollari. 
Ma oggi Hollywood è così sicura delle sue «macchine da soldi» che il peso del regista diventa l’ultima delle preoccupazioni. Come confermano gli altri blockbuster estivi, tutti affidati a emeriti sconosciuti o quasi: Alan Taylor ( Terminator: Genisys ), Josh Trank ( I fantastici quattro ) e Christopher McQuarrie ( Mission: Impossible – Rogue Nation ). 
Ben altro evidentemente è all’origine del successo planetario di questo film, che oltre ad aver sbancato il botteghino statunitense (182 milioni di euro nel weekend), ha ripetuto l’exploit praticamente ovunque abbia esordito, dalla Cina (89 milioni di euro) al Regno Unito (più di 23 milioni) all’Australia (11) fino all’Italia che con 5 milioni e 581 mila euro ha battuto il solleone e la presunta disaffezione nazionale per il cinema d’estate. 
Certo, ad attirare tutti quegli spettatori non è stato certo il muscoloso e occhiceruleo Chris Pratt, che già aveva vestito i panni di Peter Quill nel fortunato Guardiani della galassia (772,8 milioni incassati nel mondo, oltre 685 milioni di euro) e il cui statuto d’attore è ben lontano dall’essere quello di una star (soprattutto al botteghino). 
Piuttosto a far breccia in un pubblico di adolescenti è stato il fascino sempiterno dei dinosauri, che proprio in questo film raccolgono un’involontaria glorificazione: contro il temibile ma inventato Indominus Rex, frutto della manipolazione genetica, i cari «vecchi» tirannosauri e velociraptor (con la new entry di un mosasauro) ristabiliscono una specie di gerarchia «naturale» della preistoria, arrivando a salvare l’uomo dai suoi peggiori incubi. 
Proprio come fanno i dinosauri giocattolo che a partire dal marketing a tappeto del primo Jurassic Park hanno conquistato un loro insostituibile posto nelle fantasie fanciullesche. Unendo nel più redditizio degli abbracci, spettacolo, consumismo ed elaborazione della paura.