Il Messaggero, 15 giugno 2015
Per ogni matrimonio che nasce ce n’è uno che muore. Nel 2014 ci sono stati solo 194mila sì, per lo più pronunciati in comune. E chi è convolato a nozze ha scelto formule low cost. La metamorfosi della società italiana
Ormai siamo vicini allo zero a zero, un matrimonio nasce e uno muore. Con una caduta verticale delle celebrazioni: secondo l’Istat sono state 194.000 nel 2014, mentre quindici anni fa erano 250.000. Cambia anche il rito, e precipitano verso il basso le funzioni in chiesa: nelle regioni settentrionali la metà delle nozze si celebrano solo il municipio, senza il prete sull’altare a dare la sua benedizione e senza gli ospiti che “dietro ai cappelli pensano lo sposo è impazzito”, come recita la famosa canzone di Francesco De Gregori.
L’eclissi del matrimonio altro non è che un angolo della metamorfosi della società italiana che sta cambiando pelle sotto la spinta di un curva demografia sempre più orientata all’invecchiamento della popolazione e di nuovi stili di vita, o meglio di coppia. Un quarto dei bambini italiani nasce fuori dal perimetro della famiglia classica e un terzo delle stesse famiglie sono unipersonali. E se si modificano i connotati di una società tradizionalmente impostata sul volano della famiglia, si converte anche la sottostante industria dei matrimoni, da sempre molto fiorente. Non siamo in Gran Bretagna, dove il business delle nozze, anche per effetto del mito di quelle reali, vale la bellezza di 9 miliardi di euro.
IL SETTOREMa siamo pur sempre un paese che attorno a questo settore, dal catering ai viaggi di nozze, dagli abiti per la sposa ai confetti e alle bomboniere, ha costruito un maxi-distretto produttivo con oltre 157mila aziende. Un settore oggi in piena deflazione, che per riuscire a reggere l’onda lunga del crollo dei matrimoni, e del relativo insieme di affari, tenta di giocare la carta della diminuzione dei prezzi. «I tempi dei pranzi di nozze da 120 euro a persona, con l’aragosta a tavola, sono finiti. Per non perdere clienti e per affrontare i nuovi tempi, le nostre offerte oggi variano dai 55 ai 75 euro a invitato, location esclusa» racconta Mirko Neri della bolognese Neri Catering. E più o meno lo stesso discorso si applica all’industria degli abiti da sposa. Sul web, per esempio, spopolano i modelli di vestiti da nozze firmati da una stilista ucraina, Asya Kozina, che sembrano delle sculture, ma in realtù sono abiti ricavati dal riciclo di carta poi pressata. E sul sito www.ecowedding.com Alessandra Fabre Rapetto offre i suoi allestimenti per i pranzi nunziali a prezzi di saldo. A partire dai centrotavola composti con le conchiglie e con tappi di bottiglie, in sughero e in ferro, riciclati.
Quanto un fenomeno di costume, come il calo dei matrimoni e la diminuzione delle celebrazioni in chiesa, possa colpire al cuore un’intera industria, lo vediamo attraverso la frana del distretto del confetto di Sulmona. Era una vera eccellenza del made in Italy, un vero incrocio tra alto artigianato industriale e solida tradizione agricola: oggi sul campo del cimitero dell’area industriale della città abruzzese, restano pochissime aziende di confetti e bomboniere che fanno grande fatica a resistere. «Ci hanno tagliato le gambe, e nessuno ci ha difesi dimenticando i posti di lavori che avevamo creato. Gli ordini di confetti e bomboniere sono crollati del 30 per cento, molte coppie rinunciano all’omaggio alla fine della festa. E non possiamo agire troppo sulla leva dei prezzi, perché la materia prima, a partire dalle mandorle di Avola, quando è davvero genuina, costa» spiega Fausto Carugno, titolare della famosa azienda familiare Ovidio. Così nel suo catalogo accanto ai confetti con le pregiate mandorle, da 16 a 36 euro al chilo (per il tipo Sogno D’Amore) compaiono anche quelli al cioccolato assortito a 10 euro al chilo. Un’offerta low cost.
L’INDUSTRIARegge meglio, invece, l’industria dei viaggi di nozze. E qui la spiegazione e` semplice: al piacere di una vacanza in coppia, a prescindere se hai detto si` davanti a un funzionario del comune oppure a un prete, nessuno vuole rinunciare. Tanto che molte liste di nozze adesso si fanno nelle agenzie specializzate per questo tipo di proposte. Come la AmoilMondo che offre la Thailandia a 1.250 euro, l’indonesia a 1.525 euro, il Sud Africa a 2.900 euro. Se poi gli sposini non intendono rinunciare alla classica Polinesia devono sborsare almeno 4.700 euro. E, a proposito di agenzie, se cercate una moglie attraverso una società che offre questo servizio, affrettatevi: sono sempre meno. Erano 400 agli inizi del Duemila, ne sono rimaste poco più di 300. La concorrenza di Internet, che procura compagnia e proposte di vita matrimoniale a costo zero, e` imbattibile.
In tempi di Grande Crisi, infine, si allunga anche sull’industria matrimoniale il mantello della solidarietà, quella vera e concreta, l’unica industria italiana che non si e` mai fermata. Le iniziative sono le più diverse e le più utili. A Roma, per esempio, l’associazione Equovento si mette d’accordo con gli sposi per ritirare gli avanzi del pranzo di nozze, altrimenti destinati ai secchi dell’immondizia, per poi distribuirli alla rete dell’asisstenza ai poveri sul territorio. Pensate: in un solo matrimonio, gli inviati antispreco di Equovento hanno recuperato 300 pasti completi, pari alla metà degli invitati. Nel cuore della Valnerina, in Umbria, le monache di clausura del convento di Santa Rita da Cascia raccolgono gli abiti da sposa donati da donne generose. E li regalano a donne che ne hanno bisogno e non possono acquistarli, in cambio solo di una piccola offerta per la manutenzione del convento. Un gesto d’amore che vale quasi quanto un matrimonio.