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 2015  giugno 15 Lunedì calendario

I trent’anni di Schengen. C’è chi vuole abolirlo, stracciarlo, cestinarlo. E chi invece ribadirlo, potenziarlo e migliorarlo. È uno dei trattati più controversi della storia, tra frontiere abolite e regole disattese

C’è chi vuole abolirlo, stracciarlo, cestinarlo. E chi invece ribadirlo, anzi potenziarlo. E migliorarlo. È il Trattato di Schengen, che compie oggi 30 anni ed è tremendamente d’attualità. La Francia presidia la frontiera di Ventimiglia, non fa passare “lo straniero”. La Germania ha appena sospeso la libertà di circolazione per il G7 (con conseguente ingorgo nell’uscita dei migranti dall’Italia verso il Nord Europa). Ricorda il Commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, che «in un continente in cui le Nazioni versarono il loro sangue per difendere i loro territori, oggi i confini esistono solo sulle mappe». L’area Schengen «resta uno dei più grandi e irreversibili successi dell’Unione europea».
LE POSIZIONI
Comprende oltre 400 milioni di cittadini. Eppure, un anno fa Marine Le Pen diede la stura allo sciovinismo sventolando il Trattato di Schengen e dicendo «è da buttare». Raccolse sotto il tavolo una pattumiera e ce lo infilò. Oggi, per lei e per Matteo Salvini, non è festa. Il 14 giugno 1985 (il Trattato sarebbe entrato in vigore 10 anni dopo) misero la firma alla fine dei controlli su frontiere che oggi definiamo «interne» 5 paesi precursori della «libera circolazione»: Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Scena: il ponte del battello “Principessa Astrid”, coccolato dallo sciabordio della Mosella.
LO SPAZIO
Lo Spazio Schengen include 22 Paesi Ue (non Bulgaria, Cipro, Croazia e Romania, ancora non ammessi, né Irlanda e Regno Unito che non hanno aderito) più 4 non Ue (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera). Quasi 43mila chilometri di frontiere marittime e oltre 7.700 terrestri. A rappresentare pro e contro furono già dieci anni fa Francesco Cossiga e Romano Prodi. «Chi riteneva che l’Europa fosse matura ad adottare Schengen, o che fosse in grado di sopportare l’impatto dell’Euro, si è sbagliato di grosso», disse l’ex capo dello Stato. «Non è ancora maturata una coscienza politica europea, quello che si voleva ottenere non è avvenuto». Al contrario, giudizio di valore da Prodi: «Invece di sospendere l’accordo, la cosa migliore sarebbe applicare il Trattato in ogni sua parte».
LE REGOLE
Il testo prevede l’abolizione dei controlli sulle persone alle frontiere interne e l’armonizzazione delle condizioni di ingresso e delle concessioni di visti per i soggiorni brevi, ma anche il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di polizia e il sistema d’informazione Schengen (SIS). Il problema è nato soprattutto con le primavere arabe e il ritorno del terrorismo. Chiusa Ventimiglia nel 2011, con scambi d’accuse tra Francia e Italia sui migranti tunisini, si dovette rimandare l’ingresso di nuovi Paesi. A parte le sospensioni per eventi speciali (partite di calcio o vertici internazionali), più volte Paesi come la Francia hanno invocato non tanto la sospensione, quanto il rispetto di una clausola fondamentale: si devono possedere documenti tali da giustificare lo scopo e le condizioni del soggiorno, dimostrando di disporre dei mezzi finanziari sufficienti alla permanenza. Inoltre, all’Italia si rimprovera l’insufficienza delle procedure d’identificazione. “Le Monde” ha difeso il Trattato. Ma per la sua credibilità va applicato con rigore. Per dirla col politologo americano Edward Luttwak al “Messaggero”: «Dovete rifiutare l’asilo a chi non sia profugo di guerra».