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 2015  giugno 15 Lunedì calendario

Un trans di 20 anni avrebbe decapitato una donna di 50, lanciando poi la testa in cortile. Tutto sotto gli occhi dei vicini. È successo alla periferia Est di Milano. Il sospetto dei carabinieri è che il delitto sia legato a questioni di droga o al pagamento dell’appartamento dove si prostituiva il presunto l’assassino

Luciana ha sentito dei colpi sul pavimento, «come se qualcuno stesse sfondando le piastrelle con uno scalpello». I suoi figli sono stati svegliati dalle urla di aiuto che arrivavano dal secondo piano, scala B, interno 32. «Una lotta furibonda, i mobili che cadevano, lei che gridava di chiamare i carabinieri. Poi il silenzio. Abbiamo sentito un rumore strano, come se qualcuno stesse trascinando qualcosa. Poi abbiamo guardato il soffitto e da sopra sono iniziati quei colpi».
Era il rimbombo delle stoccate del coltello da cucina che trapassava il collo e si conficcava nel pavimento. Carlos Julio Torres Velesaca ha continuato a sferrare coltellate fino a quando la testa si è staccata dal resto del corpo. Poi l’ha presa e l’ha lanciata nel cortile del complesso popolare di via Giovanni Antonio Amadeo 33, periferia Est di Milano. I carabinieri sono stati chiamati alle 2 di notte anche da un altro vicino di casa che alla finestra ha assistito al delitto: «Vedevo distintamente che affondava la lama e poi la trascinava per lacerare il corpo». La sua telefonata al 112 è il racconto in diretta dell’omicidio. Torres Velesaca, transessuale ecuadoriano, 21 anni il prossimo novembre, è stato arrestato dopo essersi barricato in casa. Ora è in carcere accusato di omicidio volontario aggravato.
Antonietta Gisonna, 51 anni, napoletana d’origine, si faceva chiamare Antonella dagli uomini che frequentava. «Li conosceva via chat, selezionava i clienti. Non era certamente una donna debole. Era gentile, parlava con tutti», racconta un amico. Antonella si vedeva soprattutto in cortile con la cagnolina Milly, meticcio con il pelo maculato grigio e nero. Raccontava che in realtà quel cane era di una delle due figlie, rinchiusa nel carcere di Opera e condannata a più di vent’anni per storie di droga.
Anche la vittima aveva avuto problemi di droga: due anni fa il suo convivente magrebino era stato arrestato con un chilo e mezzo di hashish, lei era stata denunciata. Il sospetto dei carabinieri è che il delitto sia legato proprio a questioni di droga o al pagamento dell’appartamento dove si prostituiva anche il transessuale.