la Repubblica, 12 giugno 2015
Rupert Murdoch, il magnate mondiale della stampa e della tv, ha avviato il percorso della propria successione: è pronto a trasferire il grosso del potere al figlio secondogenito James. Il 42enne sarà il prossimo chief executive della 21st Century Fox, il pezzo più pregiato dell’impero Murdoch. Il figlio maggiore Lachlan, che vive in Australia, si trasferirà a Los Angeles per prendere sotto la sua guida l’entertainment, assumendo anche la co-presidenza esecutiva insieme al padre
Il Citizen Kane del nostro tempo, il magnate mondiale della stampa e della tv, è ormai sul piede di partenza. Rupert Murdoch ha avviato il percorso della propria successione. Tutta in casa. Più ancora che nel passato quando ebbe dei top manager esterni, Casa Murdoch diventa a gestione familiare. L’84enne tycoon australo-americano, principale azionista e fin qui capo indiscusso di un impero che include Fox, Sky, Wall Street Journal e Times di Londra, è pronto a trasferire il grosso del potere al figlio secondogenito James. Quest’ultimo, che ha esattamente la metà degli anni del padre (42) sarà il prossimo chief executive della 21st Century Fox, il pezzo più grosso, pregiato e redditizio dell’impero Murdoch. Il figlio maggiore Lachlan, che vive in Australia, si trasferirà a Los Angeles per prendere sotto la sua guida il settore dell’entertainment, in particolare la creazione di film e serie tv, assumendo anche la co-presidenza esecutiva insieme al padre. La promozione di James è un riscatto notevole, visto che il secondogenito era finito nel vortice dello scandalo inglese delle intercettazioni. Insieme al padre James era stato lungamente interrogato al Parlamento di Londra, dopo la scoperta che alcuni tabloid del loro gruppo avevano messo illegalmente sotto sorveglianza le telefonate di diversi personaggi pubblici. James aveva iniziato la sua carriera nell’azienda paterna a soli 23 anni, nel 1996, come capo delle filiali asiatiche dell’impero; poi fu promosso al vertice di Sky.
Il patriarca Rupert non si staccherà completamente dal suo business. Oltre a conservare la presidenza della Fox, continuerà a seguire le strategie di News Corp., società che è stata scorporata due anni fa e che controlla fra l’altro il Wall Street Journal. In particolare Rupert potrà dedicarsi a tempo pieno al suo hobby preferito: la politica. Ancora una volta nel 2016 lui avrà un ruolo cruciale come King Maker nelle elezioni americane. Basti ricordare che il primo dei dibattiti televisivi tra i candidati repubblicani verrà ospitato quest’estate proprio dalla Fox News, la rete di riferimento per l’elettorato di destra. Mentre altri miliardari conservatori devono staccare assegni da centinaia di milioni per cercare di piazzare il “cavallo vincente” nella corsa alla Casa Bianca, Murdoch ha disposizione il network televisivo dal quale tutti i candidati della destra implorano un appoggio.
Anche se il suo “lungo addio” verrà protratto su più anni, il passaggio generazionale consente di ricordare quale figura eccezionale sia stata la sua. Nato a Melbourne in Australia, Rupert cominciò negli anni ’50 e ’60 la sua scalata alla stampa del suo paese e della vicina Nuova Zelanda. Divenne un personaggio dalla visibilità internazionale nel 1969 con il suo sbarco a Londra dove acquistò due tabloid popolari e scandalistici ad altissima tiratura, News of the World e The Sun; seguiti nel 1981 dal blasonato The Times. Il suo appoggio contribuì all’ascesa al potere di Margaret Thatcher, la Lady di Ferro del neoliberismo; ma più tardi Murdoch diede una mano anche al New Labour di Tony Blair.
Lo sbarco in America è la terza tappa di questa escalation: nel 1974 si affaccia negli Usa con alcuni tabloid di provincia (San Antonio Express; Star) ma è nel ’76 che si fa notare davvero acquistando un tabloid nella Grande Mela, il New York Post. Poi verrà l’acquisizione della Fox nel 1985 e del Wall Street Journal nel 2007. Oggi la sua azienda principale, 21st Century Fox, ha 25 mila dipendenti in tutto il mondo, e controlla l’omonima casa produttrice cinematografica nonché il 39% della Sky in Europa. Sotto il cappello di News Corp. rimangono invece i giornali. Gli affari di Murdoch hanno conosciuto anche dei rovesci, di recente.
A parte lo scandalo inglese sulle intercettazioni, l’estate scorsa la Fox lanciò una scalata su Time Warner (che possiede anche Cnn) per 71 miliardi di dollari, ma fu un flop. Non fece breccia tra gli azionisti di Time Warner e sollevò resistenze anche tra quelli di Fox. In Borsa le azioni della Fox hanno avuto un rendimento del 18% negli ultimi due anni, considerato mediocre rispetto ai concorrenti.
Le nuove generazioni, e non solo loro, stanno abbandonando la tv tradizionale e preferiscono consumare i video direttamente su Internet. Se un tempo la rivale di Murdoch in America poteva essere Time Warner nel campo televisivo, oggi le vere minacce vengono da Netflix, Amazon, YouTube, Apple, con i rispettivi servizi di videostreaming. L’84enne Rupert ha spesso confessato il suo scarso interesse per le nuove tecnologie.
L’ossessione finale della sua carriera è molto più tradizionale, alla Citizen Kane, per l’appunto. Oltre a designare il prossimo presidente degli Stati Uniti, il suo sogno segreto è utilizzare il Wall Street Journal per rovinare the Old Lady, la vecchia signora, come qui viene chiamato il New York Times.