la Repubblica, 12 giugno 2015
Turisti nudi sulla cima di una montagna sacra, una profanazione che avrebbe causato un terremoto. Così in Borneo le autorità hanno arrestato un gruppo di ragazzi europei che si stavano facendo una foto in completa libertà. Questione di superstizione e globalizzazione
Un gruppetto di ragazzi europei è in stato di arresto in Borneo per “procurato terremoto”: si sono fotografati nudi sulla cima di una montagna sacra, e la profanazione viene considerata dalle autorità locali la vera causa del sisma. Lo spirito volteriano che ci possiede tende a puntare il dito contro l’assurdità della superstizione: non è la nudità di un manipolo di turisti (per giunta paganti) che muove le faglie. Ma sappiamo che il vero tema non è quello; il vero tema è quanto sia complicata la globalizzazione, che mescola culture e punti di vista non sempre conciliabili. La memoria storica della mia generazione è fatta anche di giovani nudisti che sulle spiagge mediterranee sfidavano il senso del pudore degli indigeni; e da costoro venivano menati; e già allora era molto acceso il dibattito sulla multiculturalità, che ancora non si chiamava così ma prevedeva il rischio che mostrare le chiappe in trasferta, presso popolazioni che del libero amore nulla sapevano, potesse scatenare pestaggi e anatemi contro i costumi corrotti. Oggi che su di noi minaccia di rovesciarsi, in forme anche terribilmente violente, la reazione delle culture primitive contro il nostro libertinaggio, non dobbiamo essere così deboli da ammettere che levarsi le mutande attizza i terremoti (o provoca la sacra punizione dell’Aids, come dissero e dicono i bigotti di ogni latitudine). Ma non possiamo essere nemmeno così stupidamente protervi da andare a mostrare le chiappe fino in Borneo, con tante occasioni che abbiamo per mostrarle qui da noi.