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 2015  giugno 09 Martedì calendario

Corea del Sud, si allarga l’epidemia di Mers. Si tratta di un coronavirus simile alla Sars per il quale non esiste cura o vaccino. I numeri al momento: 2.300 persone in quarantena, 1.800 scuole chiuse, 6 morti, 87 i casi confermati e 24 ospedali di Seul al centro dell’infezione

L’epidemia della «Middle East Respiratory Syndrome», o Mers, un coronavirus simile alla Sars per il quale non esiste cura o vaccino, da due settimane scuote la Corea del Sud: 2.300 persone in quarantena (fra cui tutti e 105 gli abitanti di un villaggio a sud di Seul), 1.800 scuole chiuse, 6 morti, 87 i casi confermati e 24 ospedali di Seul al centro dell’infezione.
La malattia, che interessa le vie respiratorie è ha una mortalità superiore al 35%, è meno contagiosa dell’Ebola o della Sars e richiede un contatto più ravvicinato per trasmettersi, ma diventa particolarmente virulenta nella fase acuta, facendo sì che siano proprio il personale medico o i pazienti ospedalieri a trovarsi maggiormente a rischio. In media, i decessi dovuti alla Mers sono 3 o 4 ogni 10 casi, ma la comunità medica spiega che il virus è ancora troppo poco noto per poter stabilire pratiche terapeutiche sicure, o prevedere quanto tempo ci vorrà per mettere a punto un vaccino.
Il paziente «zero»
Il virus è comparso solo nel 2012, in Arabia Saudita, e da allora ha colpito 1208 persone, 444 delle quali sono morte. La Corea del Sud si trova ad affrontare la prima crisi di grosse dimensioni fuori dal Medio Oriente (dopo che un uomo d’affari è tornato infetto da un viaggio) e molti dei Paesi vicini, che hanno acquisito molta esperienza nel corso della Sars nell’inverno 2003-2004, stanno criticando la segretezza con cui le autorità coreane hanno affrontato l’epidemia finora. Il nome degli ospedali in cui sono confermati dei casi è infatti stato rivelato solo domenica, dopo una forte pressione da parte della Cina e di Hong Kong, in allarme dopo il transito di un uomo affetto dal virus, attualmente ricoverato in isolamento in un ospedale a sud di Shanghai.
Seul si è mossa con lentezza e sta cercando di recuperare terreno: le persone venute in contatto con casi conclamati sono in isolamento a casa loro, sorvegliate tramite i cellulari e monitorati a distanza, molte scuole sono state chiuse e le misure preventive vengono ora pubblicizzate con insistenza: lavarsi le mani di frequente con sapone liquido, indossare una mascherina chirurgica se si è affetti da tosse o raffreddore, limitare le visite in ospedale e i luoghi affollati, e prendersi cura del proprio sistema immunitario tramite dieta e esercizio fisico. I casi confermati, però, continuano ad aumentare.