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 2015  giugno 09 Martedì calendario

Altro che Piccolo Principe, è il Piccolo bancomat. In Francia i diritti d’autore sul libro di Saint-Exupéry scadono nel 2032. Mentre il resto del mondo si arricchisce. “Le petit prince” ha venduto 150 milioni di copie, nel 2015 nuove traduzioni hanno invaso gli scaffali. E Oltralpe non se ne fanno una ragione

Se dite agli adulti: ‘Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con gerani alle finestre e colombi sul tetto…’, non riescono a immaginarsi la casa. Dovete dire: ‘Ho visto una casa di centomila franchi’. Allora esclamano subito: ‘Oh, che bella!’”. Così avverte Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe. La sua opera più famosa, perché ha incantato milioni di giovani – e non – lettori in tutto il mondo (“Tutti gli adulti sono stati prima di tutto dei bambini. Ma pochi di loro se lo ricordano”). E più fortunata perché ha venduto 150 milioni di copie ed è il libro più tradotto al mondo (270 le traduzioni ufficiali) secondo molti, il più letto dopo la Bibbia.
Ovviamente è diventato anche un grande business: questi numeri li abbiamo trovati sul sito ufficiale del Piccolo Principe, nella sezione “visita il nostro negozio di Parigi”. Che vende penne, magneti, saponette, tazze e portachiavi con i disegni di Saint-Ex. Fin qui nulla di nuovo. Succede che – come forse i lettori si saranno accorti – quest’anno sono comparse come funghi sugli scaffali delle nostre librerie diverse nuove edizioni dell’opera. Einaudi (per la cura e traduzione di Andrea Bajani), Garzanti (con una traduzione di Massimo Birattari), Piemme-Battello al Vapore (edizione scolastica), Mondadori, Feltrinelli (con la prefazione di Chiara Gamberale), Gribaudo (un’edizione per bambini), Giunti Junior, Sellerio, Newton Compton: praticamente tutte le grandi case editrici hanno proposto l’opera (oltre naturalmente alla Bompiani che aveva i diritti in Italia fino all’anno scorso e che propone una nuova traduzione firmata dalla scrittrice Beatrice Masini). Tutto questo però non accade solo dalle nostre parti.
Dal primo gennaio di quest’anno sono scaduti i diritti d’autore, che una direttiva dell’Unione europea del 1993 fissa a settant’anni dalla morte dell’autore. E qui casca l’asino: Saint-Ex – capitano arruolato nell’Armée de l’air – è deceduto, in circostanze a lungo rimaste misteriose, il 31 luglio 1944 durante una ricognizione aerea tra la Corsica e Lione. La questione è di grande interesse oggi perché se il Piccolo principe è libero da diritti in Italia, non lo è in Francia. Sul sito di Liberation Johanna Luyssen spiega che il diritto d’autore in Francia è disciplinato da una normativa particolarmente complessa e prevede tra l’altro lo scomputo dei periodi bellici (perché l’economia in guerra è rallentata) e un’estensione trentennale per le opere degli scrittori morti per la patria, come nel caso dell’aviatore-scrittore. Morale: tra un conteggio e l’altro, i diritti del Piccolo principe resteranno nelle mani dell’editore Gallimard fino al 2032. L’autrice dell’articolo si diverte a raccontare ai suoi lettori quale “effetto sconvolgente” abbia avuto nel mondo la “liberazione” del libro: in Turchia, riporta la London Review of Books, sono uscite trenta diverse edizioni, tra cui una in 3d, una in pop-up e una al profumo di mandarino (!). In Francia no. Anche se siamo pur sempre nell’età di Internet e così la versione digitale (e libera) del libro è stata pubblicata in francese, ma su un sito belga (per evitare guai con la giustizia). Come dire: un antidoto si trova sempre.
Questo “protezionismo” fa sì che gli affari che girano attorno ai prodotti griffati Piccolo Principe prosperino: effetto della favola magica veicolata su moltissimi canali extraletterari, dal teatro al cinema, dalle canzoni alla tv. Di sicuro nei prossimi mesi il mercato sarà ancora più ricettivo: è in uscita – in Italia a Natale – il cartone animato (presentato fuori concorso a Cannes) diretto da Mark Osborne, che aveva già firmato Kung Fu Panda. E dunque è assai probabile che in coincidenza dell’uscita del film libri e gadget diventeranno vieppiù di moda.
Comunque – spiega Libé – il marchio “Piccolo Principe” è stato depositato per evitare ogni pericolo in futuro. “Nella boutique ufficiale, che si trova nel XIII arrondissement di Parigi, si possono infatti acquistare tazze, orologi, biancheria e un sacco di altri oggetti la cui licenza è rilasciata dagli eredi dell’aviatore. Per evitare che tutto questo divenga di dominio pubblico, sono stati attenti a depositare come marchi i personaggi del romanzo (come Ronald McDonald, insomma)”.
Del resto non dobbiamo stupirci. E forse non si stupirebbe nemmeno l’autore stesso che nel libro ci avvisa: “Ai grandi piacciono i numeri. Quando raccontate loro di un nuovo amico, non vi chiedono mai le cose importanti. Non vi dicono: ‘Com’è il suono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?’. Le loro domande sono: ‘Quanti anni ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?’ Solo allora pensano di conoscerlo”.