Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 08 Lunedì calendario

Vacanze estive, la truffa è dietro l’angolo. Ecco come difendersi dai “pacchi”: carta di credito bloccata, centralini costosissimi, case fantasma e recensioni fasulle

Basta navigare sui forum per i turisti o fare qualche domanda agli esperti per capire che, oltre le tradizionali truffe delle vacanze (villaggi fantasma e case fatiscenti sono le più gettonate) esiste una serie di casi di imbrogli più raffinati e meno evidenti. “Non sapevo che per andare in vacanza avrei dovuto avere sulla carta il doppio della cifra – scrive Andrea – che la vacanza sia low cost o meno, spesso si rischia di perdere il controllo del budget. Anche senza essere truffati”. Sono esperienze al limite della legalità. Quelle che l’utente Loris 25 ama definire “truffe legalizzate” e chequasi tutti i vacanzieri hanno affrontato almeno una volta.
1. Tu prenoti l’albergo, io ti blocco la carta di credito
In molti hotel, indipendentemente dal metodo di prenotazione, capita che nel momento della conferma l’albergo blocchi sul conto di chi prenota una cifra che può variare: dal costo di una singola notte a quello di più notti. L’albergatore invia al circuito una richiesta di pre-autorizzazione a prelevare l’importo per verificare la validità della carta fornita: si tratta di un’operazione per garantire che in caso di cancellazione dopo i termini consentiti, l’importo sia comunque pagato.
E i soldi in standby non possono essere usati. Al momento del pagamento, però, il prelievo è effettuato regolarmente e i soldi pre-autorizzati, se il titolare dell’albergo non procede con l’operazione di sblocco, restano congelati fino alla scadenza automatica della pre-autorizzazione: dopo almeno 15 giorni. “A quanto pare – spiega su una pagina Facebook Alberto – si può fare. Bisogna solo controllare che poi la pre – autorizzazione non si trasformi in un secondo pagamento. Ma soprattutto, avere sulla carta sempre il doppio dei soldi previsti. E se non li avessi?”.
Il problema non dovrebbe esserci. “È una pratica assolutamente scorretta – spiega al Fatto Fabio Picciolini, presidente del Consumers’ Forum – Quando il cliente paga, tutto quello che era stato congelato deve essere cancellato”. Anche perché rischia di sforare inconsapevolmente il plafond della carta, di essere segnalato al Crif (Centrale Rischi Finanziari) e il blocco dei movimenti per sei mesi. Si sta diffondendo anche l’abitudine di chiedere il numero di controllo delle carte. “Esortiamo tutti a non darlo mai – spiega Picciolini – Non è necessario ed è una delle ultime tutele rimaste al consumatore”.
2. I cofanetti di “Pandora”: 365 giorni all’anno. Ma non è vero
A gennaio, l’Unione Nazionale Consumatori ha denunciato all’Antitrust alcune aziende produttrici dei cofanetti vacanza: le scatole che si comprano nei negozi e che, a seconda del tipo di esperienza offerta (dalle degustazioni ai soggiorni in hotel di lusso) permettono di scegliere, tra le strutture convenzionate, luogo e data per sfruttare il coupon prepagato. “Acquistando i cofanetti – ha spiegato in una nota l’avvocato Emanuela Dona, che ha seguito la pratica della denuncia – i consumatori avrebbero il diritto di scegliere chiamando direttamente la struttura. In realtà, sono arrivate moltissime segnalazioni sull’impossibilità di utilizzare i cofanetti: numerose strutture rifiutano le prenotazioni dichiarando che le società distributrici dei buoni sono inadempienti nei loro confronti”.
Spesso, poi, non si riesce a prenotare quando si vorrebbe. “I weekend sono inaccessibili, oppure si possono prenotare solo aggiungendo una notte in più. Succede a Ferragosto, succede il 2 giugno – scrive Michela – Come fanno a non capire che se si tratta di ‘alta stagione’ è proprio perché in quelle date non si lavora? Per poter usare un cofanetto bisogna essere per forza disoccupati e avere liberi i giorni infrasettimanali?”.
3. Il volo è low cost: ma non chiamate il call center
“In seguito a ritardi e cancellazioni avvenuti nei giorni passati stiamo ricevendo un elevato numero di richieste. Se ha inviato una richiesta, dovrebbe ricevere una risposta a breve. Le chiediamo gentilmente di non inviare nuovamente la Sua richiesta in quanto questo potrebbe ritardare i nostri tempi di risposta”: una frase che compare spesso in molti siti di voli low cost (nell’area ‘Contatti’). Le segnalazioni per i disservizi nel rapporto con il pubblico sono un tema caldo per le compagnie di volo.
Non si riesce a prendere la linea, non si riesce a parlare con gli operatori, non ci sono numeri verdi. Anzi. Telefonare costa tanto, soprattutto da rete mobile. “Benvenuto al servizio di informazioni – dice la voce registrata che risponde a un numero che inizia con 89 – il costo della chiamata è di uno scatto alla risposta pari a 16 centesimi e 95 centesimi per minuto di conversazione, il costo massimo del servizio è di 15,25 euro. Ora, dopo il bip, se vuoi continuare, premi uno. Altrimenti riagganci. Biip”.
Quando si continua, però, si resta in attesa anche per ore. la maggior parte delle volte nessuno risponde e il contatore registra i minuti. “Una legge che ha recentemente modificato il Codice del Consumo prevede che qualora il professionista, in questo caso la compagnia aerea, utilizzi una linea telefonica per essere contattato dai consumatori per il contratto concluso, i consumatori non possano pagare più della tariffa di base – spiega al Fatto Grazia ferdenzi di Federconsumatori – In sostanza, quindi, la compagnia può applicare sì una tariffa per le telefonate che riceve dai passeggeri che hanno prenotato un volo, ma non può pretendere che i contatti telefonici avvengano con linee i cui costi superano quelli delle ordinarie telefonate”.
L’ultimo caso di cronaca segnalato è quello della compagnia Ryanair che, a gennaio, è stata multata dall’Antitrust per 550mila euro. Forniva assistenza ai passeggeri attraverso un servizio di call center raggiungibile esclusivamente a pagamento e giudicato troppo oneroso. L’anno prima era stata multata per 850mila euro per mancata trasparenza sulle offerte delle assicurazioni facoltative e sulle modalità di indicazione dei prezzi dei biglietti.
4. False-advisor: la recensione sfugge al controllo
“Ora vi spiego come potervi scrivere tutte le recensioni che volete in maniera semplice e senza essere dei tecnici informatici per eludere i controlli di Tripadvisor che sono incrocio dell’indirizzo Ip e memorizzazione dei cookie sui nostri dispositivi”: che siti come questo, con manuali per esperti falsari, siano efficaci o meno, il fenomeno delle recensioni false su Tripadvisor (una della più importanti piattaforme di opinioni e feedback di vacanze e turismo) esiste.
L’antitrust, infatti, non ha risparmiato neanche loro: secondo l’Autority, la piattaforma avrebbe applicato una pratica commerciale scorretta. Enfatizzando il carattere autentico e genuino delle recensioni, si indurrebbe i consumatori a ritenere che “le informazioni siano sempre attendibili, espressione di reali esperienze turistiche in relazione alle sue recensioni”. Per questo, Tripadvisor è stata condannata, a dicembre, al pagamento di 500mila euro di multa. Un aspetto interessante, però, riguarda anche le truffe nei confronti degli albergatori. “È la seconda volta in un anno che un cliente mi fa scegliere tra uno sconto sull’alloggio o una recensione negativa su Tripadvisor”, commenta la proprietaria di una struttura alberghiera in Liguria.
In risposta alle lamentele e alla campagna di sensibilizzazione di Federalberghi sull’argomento, Tripadvisor Italia aveva già fatto sapere che le recensioni false sono reato e che sarebbero state ben accettate cause mirate contro recensioni false o diffamatorie. Soprattutto per preservare il prestigio dello stesso sito.
5. Il wi-fi è gratuito peccato che non ci sia
“Se quando si prenota è previsto il wi fi gratuito, bisogna considerarlo alla stregua della colazione – spiega ancora la Ferdenzi – Se mancasse la colazione chiunque si lamenterebbe”. In viaggio, la connessione lenta o inesistente è uno dei problemi più comuni negli hotel. “Ho scelto quell’albergo perché c’era la connessione migliore – spiega in un forum Nicola – e invece nelle stanze risultava così debole che non riuscivo neanche ad utilizzare Whatsapp. Ho segnalato il problema alla reception diverse volte, ma non sapevano darmi spiegazioni. Salvo poi offrirmi di pagare dieci euro per un servizio migliore e l’accesso a una rete più veloce”.
Secondo un’indagine condotta da Holiday Inn Express, la connessione a Internet inclusa nel prezzo è uno dei fattori che determina la scelta di un hotel rispetto a un altro. Dall’indagine risulta che l’86 per cento degli italiani sceglie un albergo solo se ha il wi-fi incluso. “Se manca, manca un servizio che era tra quelli indicati nel momento della scelta e della prenotazione – conclude la Ferdenzi – bisogna chiedere di risolvere il problema ed, eventualmente, cercare di far valere i propri diritti con le autorità o le associazioni a difesa dei consumatori”. Per Internet, come per tutti gli altri disservizi.