il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2015
Parlamento, le commissioni in ostaggio. Galan è ai domiciliari, altri big sono alle prese con accuse e guai giudiziari, eppure dirigono o fanno parte delle strutture fondamentali di Camera e Senato. E nessuno li rimuove
Più che un impresentabile è un impresentato, nel senso che non può presentarsi al lavoro per cause di forza maggiore. Giancarlo Galan è il presidente della commissione Cultura ma, da oltre un anno, non può assolvere l’alto compito istituzionale affidatogli perché, dopo un periodo al carcere di Opera, oggi è costretto nella celeberrima villa di Cinto Euganeo, dove si trova ai domiciliari in seguito al patteggiamento per corruzione. Niente paura: le sedute in commissione sono nelle mani di una delle sue due vice: Ilaria Capua, virologa padovana eletta con Scelta Civica e indagata per traffico illegale del virus dell’aviaria finalizzato alla produzione di vaccini. Nonostante sentenze e inchieste, i due deputati veneti continuano a guidare la commissione.
L’occasione per cambiare verso c’è giù stata, ma si è preferito temporeggiare. I regolamenti parlamentari dicono che tutti i vertici delle commissioni, attualmente sono cinquanta, andrebbero rinnovati a due anni dal loro insediamento, scadenza passata da oltre un mese perché la maggioranza ha rimandato tutto a dopo le regionali. Questione di equilibri politici: gli incarichi in commissione sono poltrone ambite, e non solo per la maggiorazione di stipendio che comportano. Un presidente può decidere i destini di una legge o bloccare i lavori parlamentari.
Anche se dalla Camera promettono: “Rinnoveremo tutte le presidenze entro la fine di giugno”, il tempo passa e c’è il rischio che, dal prossimo 15 luglio, quando scadrà la custodia cautelare, Galan possa tornare a dirigere la commissione. Il suo caso è il più evidente, ma è solo uno tra i tanti presidenti e vice di commissione con un curriculum, giudiziario e non, poco adatto all’incarico istituzionale ricoperto.
Il caso Bilancio in Senato
La commissione più importante dell’intero Parlamento è probabilmente quella al Bilancio in Senato: è lì che viene discussa la finanziaria nel ramo del Parlamento dove la maggioranza è risicata. A guidarla c’è Antonio Azzollini, pugliese di sessantadue anni, nato politicamente nel Partito di unità proletaria, dopo una transumanza in Verdi, Pds, Ds è attualmente senatore di Ncd.
Una settimana fa la procura di Trani ha chiuso le indagini che lo riguardano: l’ipotesi dell’accusa è truffa ai danni dello Stato e associazione a delinquere. La vicenda riguarda la costruzione del porto di Molfetta, città di cui Azzollini è stato sindaco: 150 milioni di euro per far attraccare le barche tra gli ordigni bellici inesplosi della Seconda guerra mondiale. A Palazzo Madama maggioranza e opposizione sono un coro unanime: “Anche se, com’è probabile, verrà rinviato a giudizio, resterà al suo posto. Senza di lui non passa niente”. Un indizio in questo senso è arrivato a ottobre scorso, quando la giunta per le immunità ha negato l’accesso alle intercettazioni, decisione che ha causato l’autosospensione di Felice Casson dal gruppo Pd.
Lavori pubblici e Matteoli
Altre volte la commissione parlamentare e il processo in capo al presidente si assomigliano, almeno per la materia trattata. Prendete il caso del forzista Altero Matteoli: a Palazzo Madama presiede l’ottava commissione, quella sui Lavori pubblici.
La procura di Venezia ha da poco ottenuto l’autorizzazione a procedere in merito alla vicenda Mose: secondo le ricostruzioni dei pm e di alcuni imprenditori, l’ex ministro avrebbe ricevuto due mazzette per facilitare le opere di bonifica della zona industriale di Marghera. Intanto calendarizza le leggi in tema di appalti.
La previdenza per la famiglia
Nessuna inchiesta penale ma tanto imbarazzo per Lello Di Gioia, eletto nelle file del Pd ma oggi appartenente al gruppo misto come socialista. Presiede la commissione bicamerale che dovrebbe controllare l’Attività degli enti di previdenza. Tra questi c’è l’Enpam, la cassa pensionistica dei medici. I controllati affittavano alla moglie di Di Gioia una casa a Roma, mentre la figlia 21enne è stata assunta a tempo indeterminato dal ramo assicurativo delle Poste. Se poi uno volesse dar credito a ogni malignità, che dire dei rapinatori del Banco di Napoli che sostengono di avere restituito al garante delle casse di previdenza alcune cassette di sicurezza precedentemente trafugate nei caveau di Foggia? Anche per questa vicenda, emersa dalle informative di polizia, Di Gioia non risulta indagato.
Il fedelissimo di Scajola
Nessuna inchiesta nemmeno per Ignazio Abrignani, l’ex capo della segreteria politica di Claudio Scajola oggi vicepresidente della commissione Attività produttive alla Camera. Proprio su consiglio del suo ex mentore, il deputato di Forza Italia ha assunto la moglie del latitante Amedeo Matacena, l’avvenente Claudia Rizzo. “Si trattava di un contrattino da mille euro. Non volto le spalle agli amici”, si è giustificato Abrignani. Ma il deputato siciliano non ha fortuna con le amicizie: il suo personal trainer era Manlio Denaro, ex picchiatore “nero” accusato del sequestro e dell’omicidio Fanella. Denaro avrebbe anche cercato di organizzare degli incontri “politici” tra suo cognato e Abrignani.
L’ex governatore e i procedimenti
Nel caso del senatore di Ncd Roberto Formigoni i procedimenti penali aperti sono addirittura due. Nel maggio 2013, il giorno dopo essere stato eletto presidente della commissione Agricoltura, viene rinviato a giudizio per la vicenda Maugeri nel quale è tuttora imputato. Due settimane fa è arrivata anche la chiusura delle indagini per le presunte regalie – 447mila euro tra orologi, viaggi e noleggio barche – che l’ex governatore avrebbe ricevuto in cambio della promessa di sbloccare due forniture mediche. Di fronte a questi curriculum, fa sorridere la condanna in primo grado comminata alla forzista Paola Pelino per non avere pagato 11mila euro di abiti a una boutique: proprio lei che è vicepresidente nella commissione al commercio in Senato.
Il senatore vicino a Previti
La poltrona di Francesco Nitto Palma dirà molto dello stato dei rapporti tra Forza Italia e il Pd. Il senatore considerato vicino a Previti due anni fa ottenne la presidenza della commissione giustizia al Senato con quello che venne considerato un colpo di mano di Berlusconi. Resta da capire se sarà riconfermato anche ora che il suo partito non è più in maggioranza e che il Patto del Nazareno è dato per concluso. Curiosa invece la posizione di Ivan Catalano: il vicepresidente alla commissione Trasporti è stato eletto con i 5 Stelle, salvo poi venirne espulso perché non restituiva diarie e rimborsi. È così passato al Partito liberale italiano. Ma, a marzo scorso, è stato cacciato anche da questo, nonostante fosse l’unico deputato del miscroscopico partito. Continuerà a guidare la commissione in quota Scelta Civica, la sua terza casa?
Fazzone e il doppio incarico
Non rischia la poltrona ma ha appena perso casa Claudio Fazzone: la villa nella piana di Fondi di proprietà della moglie è stata confiscata per lottizzazione abusiva. Aspetta anche la sentenza per un’altra vicenda, un abuso d’ufficio: avrebbe inviato centinaia di lettere di raccomandazione su carta intestata della Regione Lazio. Intanto rimane vicepresidente della commissione Affari costituzionali in Senato e membro dell’Antimafia. Incarico di responsabilità anche per Nunzia De Girolamo. In attesa di sapere se la procura di Benevento chiederà il suo rinvio a giudizio per la vicenda dell’Asl campana che la vede accusata di truffa e abuso d’ufficio, è vicepresidente della Giunta per le autorizzazioni al Senato, organo che decide su perquisizioni, arresti e intercettazioni dei parlamentari, oltre che della Commissione che dovrebbe giudicare sullo stato d’accusa del Presidente della Repubblica.