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 2015  giugno 08 Lunedì calendario

Wiggins no limits. Il baronetto della bici pedala nella storia battendo il Record dell’Ora. Con 54,526 km straccia il primato di Dowsett. «È stato come aspettare un bambino, una tortura perché si contano i minuti che mancano»

Sir Bradley Wiggins è nella storia. Sull’anello olimpico del Lee Valley VeloPark di Londra il Baronetto inglese ha battuto nettamente il Record dell’Ora che apparteneva al connazionale Alex Dowsett con 52,937 km (il 2 maggio scorso a Manchester). Ha pedalato per 54,526 km, una grande misura nella quale c’è anche un po’ di Italia: la trevigiana Cicli Pinarello gli ha infatti costruito l’inedita Bolide HR in collaborazione con la Casa automobilistica britannica Jaguar Land Rover. La nuova misura potrebbe resistere per anni nell’albo d’oro della specialità, nata nel 1893 dall’idea del giornalista e ciclista francese Henry Desgrange, inventore anche del Tour de France.
«Come avere un bambino»
«È stato come aspettare un bambino, una tortura perché si contano i minuti che mancano» ha detto Wiggo, che a 35 anni realizza l’ennesima impresa di una carriera inimitabile in una vita spesso al limite e mai banale. Il corridore britannico più medagliato di sempre ha infatti nel palmares tre ori olimpici e sei mondiali su pista, un titolo olimpico e uno iridato a cronometro su strada più il Tour de France 2012, primo inglese a conquistare la Grande Boucle. Il suo ultimo grande obiettivo sarà probabilmente arrivare a Rio 2016 per centrare un altro oro olimpico nell’inseguimento. Sarebbe il fantastico coronamento di una carriera unica per gli exploit come per gli eccessi, per i fuori programma e le ruvidezze di un carattere temprato da un’infanzia difficile.
Nato a Gand (Belgio) dove il padre Gary, buon corridore australiano, era impegnato in una Sei Giorni, prese proprio dal papà la passione per la bici ma non l’affetto e l’attenzione che avrebbe desiderato. «Sono quello che sono grazie a mia madre e mio nonno» sottolinea spesso. Ribelle, anticonformista, con la passione per il calcio (tifa Liverpool) e la musica, ha l’aria del beat sopravvissuto, un «mod» precisa lui, con il mito dei Rolling Stones, di Paul Weller e i Jam, di Noel Gallagher e gli Oasis, e colleziona chitarre, lambrette e foto di pugili.
Look speciale per la pista
Passato anche dall’alcolismo alla depressione, adora tutto ciò che non è convenzionale e che ha una storia, mentre odia le cerimonie, il conformismo e le istituzioni, tanto che passò alla storia un suo «vaffa...» alla Regina d’Inghilterra che gli aveva fatto gli auguri prima dei Giochi di Londra o la risposta «spalo merda» a chi gli chiedeva come passava il tempo nella sua cascina dove vive con la famiglia alla quale è legatissimo. Famoso anche il suo giudizio senza appello «bugiardo bastardo!» su Lance Armstrong, dopo la mediaticissima confessione doping dell’ex corridore americano. Un personaggio a tutto tondo, nel privato come nel ciclismo dove ha scritto pagine indelebili, l’ultima ieri sacrificando per una volta anche il look anticonformistico: via barba e basette per combattere temperatura (28 gradi) e umidità non ideali ed entrare più velocemente nella storia.