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 2015  giugno 08 Lunedì calendario

Alle Olimpiadi dei robot la Corea batte l’Italia. Walk-Man, un metro e 85 per 120 kg di peso, 33 motori elettrici, campione dell’Istituto di Tecnologia, supera molte prove, ma poi è tradito dalle batterie

Il tiro mancino a Walk-Man l’hanno sferrato quasi certamente le batterie, dopo che le prime due prove – guidare e aprire una porta – erano state superate senza intoppi. Senza più energia, il robot dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, un metro e 85 per 120 kg di peso, 33 motori elettrici, s’è fermato, mentre passava sotto una porta, aperta senza intoppi pochi istanti prima.
Si è conclusa così, con un 17° posto, l’esperienza dei ricercatori italiani al Darpa Robotics Challenge, la competizione numero 1 dedicata alla robotica e organizzata dall’agenzia tecnologica della Difesa degli Usa. A vincere è stato Hubo, l’androide dell’Istituto avanzato di scienze e tecnologia di Daejeon, in Corea del Sud. Alle sue spalle due umanoidi statunitensi: Ihmc e Tartan Rescue. Lauto il premio ai tre team: 3,5 milioni di dollari.
Poteva arrivare tra i primi 10, secondo le previsioni della vigilia, ma la partecipazione di Walk-Man – unico robot made in Europe tra i 25 presenti a Los Angeles – è stata tutt’altro che un insuccesso. Il suo piazzamento, infatti, s’è rivelato migliore rispetto a quello di alcuni team giapponesi e statunitensi già arruolati nel gotha della robotica mondiale. Importante, in questo caso, è stato innanzitutto partecipare.
Walk-man ha saputo di dover prendere parte alla kermesse appena 10 mesi fa, mentre i rivali si preparavano dal 2012: a colpire gli organizzatori del Darpa, che l’hanno invitato, sono stati il design e la potenza che permette al gigante di camminare su terreni sconnessi e intervenire in situazioni di emergenza. Notevole è pure la precisione con cui muove la sua mano robotica.
Le prove di valutazione – guidare un veicolo, aprire una porta e camminare in un edificio, chiudere una valvola o tagliare un buco nel muro, rimuovere ostacoli, camminare su un terreno sconnesso, salire una o più scale – si sono svolte in uno scenario ispirato all’incidente di Fukushima. «Molti eventi degli ultimi anni hanno reso evidente la necessità di robot che siano utilizzati dopo un disastro e per compiere in tempi rapidi attività troppo rischiose per l’uomo», spiega Nikos Tsagarakis, coordinatore scientifico del progetto e ricercatore del dipartimento di robotica avanzata dell’Iit. «Lo sviluppo dei robot umanoidi ci permetterà di avere degli alter-ego artificiali a cui affidare compiti in situazioni pericolose per noi umani». Con lui hanno lavorato 26 giovani scienziati, tra cui una donna: la ventisettenne di Chiavari Francesca Negrello, laureata in ingegneria meccanica e con un dottorato in robotica.
La competizione, per quanto rivolta agli specialisti, ha appassionato molti italiani. A seguire la diretta sui profili Facebook e Twitter dell’Iit, infatti, sono state 50 mila persone, tra venerdì e ieri. Segno che la tecnologia robotica affascina e che le sue applicazioni non sono poi così futuribili. Se la Google Car fu presentata alla prima edizione del Darpa, nel 2004, e tra pochi anni potrebbe già superarci in autostrada, subito dopo si annuncia l’ora del robot soccorritore.