La Stampa, 8 giugno 2015
Siamo a un passaggio generazionale. Non si cercano più cani o gatti scomparsi, animali di famiglia cui si è attaccati, bensì droni. Siamo nella pura contemporaneità. La macchina domestica ha sostituito l’animale domestico?
In una grande città del Nord Italia. Il foglio è appeso a un palo con il nastro adesivo di colore grigio. In alto c’è l’immagine di un oggetto, un drone di colore azzurro con quattro pale; sotto in stampatello una richiesta di aiuto: «Mi chiamo Giacomo ho 13 anni/ ho perso mercoledì scorso 29 maggio in questa zona a causa di un colpo di vento il mio drone/ se qualcuno lo trova sui tetti o in qualche giardino/ mi può chiamare a questo numero di cellulare/ perché ci tengo molto».
Siamo a un passaggio generazionale. Non si cercano più cani o gatti scomparsi, animali di famiglia cui si è attaccati, bensì droni. Siamo nella pura contemporaneità. La macchina domestica ha sostituito l’animale domestico? Probabile. Drone è un nome che il correttore automatico del mio computer non riconosce ancora. Del resto, viene dal verbo to drone, che in americano significa «ronzare». In effetti, il suo nome appropriato è «aeromobile a pilotaggio remoto». I droni uccidono in Oriente e in Asia, utilizzati dall’esercito americano e non solo da loro. Sono armi micidiali comandate a migliaia e migliaia di chilometri di distanza da piloti provetti. Tuttavia i droni servono per mille cose utili, come sappiamo dagli articoli apparsi negli ultimi due anni su quotidiani e riviste.
Ora i droni sono a portata dei ragazzini, come quello che l’ha perso in questa città italiana tra giardini, terrazzi, tettoie e solai. Ora spera di ritrovarlo. Se non sarà così, potrà ricomprarsene uno nuovo con la paghetta che gli passano i genitori. Ce ne vorranno alcune, penso. Non costano poco, ma neppure molto: dai 50 euro in su. Dipende da varie cose: potenza, guidabilità, peso, dimensione, eccetera. Siamo entrati nell’era del drone. Tra poco anche i nostri figli ci chiederanno per Natale non più il Meccano, il Lego, la Barbi, i pattini, lo skateboard, la playstation, bensì il drone. Oppure tutto il resto, e in più anche il drone. È alla loro portata, come il computer, il cellulare, lo smartphone, il tablet. Un altro momento della meccanizzazione del mondo (del loro mondo).
Il drone vola, e il volo ha una grande capacità di mobilitare immaginazioni e fantasie. Poi il drone «vede»: permette di osservare dall’alto cose mai viste prima. Che lo abbiano abbattuto, disturbati dall’occhio indiscreto, i vicini di casa del ragazzino? Difficile dirlo. Ma oramai oltre a guardarsi – il selfie – tutti guardano tutti. Ritroverà Giacomo il suo aeromobile a pilotaggio remoto?