il Giornale, 5 giugno 2015
Prevenzione al maschile. Per i tumori alla prostata, vescica e testicoli salgono le percentuali di sopravvivenza eppure gli uomini sembrano refrattari all’urologo. Solo il 5% dei ragazzi sotto i vent’anni si è fatto visitare, gli altri aspettano di ammalarsi. Così negli ultimi anni aumentano le patologie della sfera riproduttiva e le malattie sessualmente trasmissibili che, se non curate in tempo, procurano anche l’infertilità
Ogni anno 36.000 maschi italiani sono colpiti da un tumore alla prostata, a 2.000 viene invece diagnosticato un tumore al testicolo, a 21.000 un tumore alla vescica.
Se leggendo questi dati non scatta la voglia di farsi una visitina dall’urologo ci pensa la Fondazione Umberto Veronesi a risvegliare gli animi maschili dal torpore, dedicando loro un progetto che si chiama Sam: Salute al maschile (ieri sera si è tenuta la serata di gala a Milano per la raccolta fondi dedicati alla ricerca sulle patologie maschili).
In sostanza, gli esperti vogliono spiegare a tutti i maschietti italici che la scienza e medicina hanno portato a notevoli progressi nella cura e nel trattamento dei tumori maschili: ad oggi, le probabilità di sopravvivenza a 5 anni per il tumore alla prostata sono del 90%, per il tumore al testicolo del 94% e per quello alla vescica dell’80%.
Dunque, gli strumenti per debellare queste insidiose patologie ci sono, basta usarli. Il problema è che gran parte dei maschi italiani sono refrattari a farsi controllare. Gli uomini vanno meno dal medico, fanno un utilizzo inferiore di farmaci e si vaccinano meno delle donne.
La così detta prevenzione sembra appannaggio del gentil sesso che supera pigrizia e timidezza e si sottopone agli screening necessari per allontanare lo spettro del cancro, alla mammella, alle ovaie, all’utero. Al contrario, gli uomini fanno i duri. Il medico lo vedono solo da bambino. Le mamme scoprono che «è iniziato lo sviluppo» dei proprio figli verso i dodici anni solo perchè il pediatra riesce ancora visitare accuratamente ogni parte del corpo del ragazzino. Ma quando scattano i 14 anni, addio pediatra e controlli al basso ventre.
Anni fa, un tagliando approfondito veniva fatto dal medico militare verso i diciotto anni. Ora, senza la naia obbligatoria, si è persa anche la possibilità d’intercettare precocemente molti disturbi che venivano riscontrati alla visita di leva. Così in Italia meno del 5% dei ragazzi sotto i 20 anni ha fatto una visita dall’urologo a differenza del 40% delle ragazze coetanee è stata almeno una volta da un ginecologo.
La triste realtà è che gli uomini, giovani o meno, si presentano dal medico con un disturbo in fase avanzata, trascurato per settimane o mesi, talvolta anni. E le statistiche registrano il fenomeno della noncuranza e della disinformazione. C’è un aumento preoccupante delle patologie della sfera riproduttiva e sessuale maschile, spesso legate a comportamenti scorretti o dannosi acquisiti già in età giovanile. Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione di malattie sessualmente trasmissibili (soprattutto nella fascia di età 20-35 anni) che procurano infertilità e problemi dell’apparato riproduttivo maschile.
C’è poco da far spallucce, dunque. Le patologie colpiscono nel mucchio e ogni fascia d’età ha i suoi guai.
Il varicocele, per esempio, riguarda circa un ragazzo su quattro tra i 15 ai 25 anni di età, a cui si aggiungono le sempre più frequenti malattie sessualmente trasmissibili.
Dai 35 in su, spunta l’ipertrofia prostatica benigna, l’aumento di volume della ghiandola che inizia a dare sintomi generalmente intorno ai 50, diventando un disturbo vero e proprio (più o meno grave) per circa la metà dei sessantenni.
La prostatite, invece, è un’infiammazione che interessa un maschio su quattro sopra i 65 anni. Il più diffuso tumore maschile è il carcinoma della prostata, di cui ogni anno si ammalano circa 36.000 italiani.
Che fare per prevenire? Gli esperti consigliano controlli fin dai 18 anni ed esami di prevenzione per diagnosi precoce dei principali tumori maschili. Il resto lo fa la scienza che va sostenuta il più possibile, anche con una semplice donazione.