il Giornale, 5 giugno 2015
La scandalo dei caschi blu dell’Onu. Ragazzini fra i 9 ed 15 anni che, in cambio di cibo e acqua, venivano costretti al sesso orale o sodomizzati dai soldati che dovevano proteggerli. Gli orchi, non ancora individuati, sarebbero 14 francesi di stanza nella Repubblica Centroafricana
Bambini che dovevano proteggere costretti a sesso orale o peggio in cambio di cibo e acqua da 14 caschi blu francesi nella missione di pacificazione della Repubblica Centrafricana. E quando saltano fuori le prime testimonianze, l’Onu prende tempo. A tal punto che due giorni fa il segretario generale delle Nazioni Unite ha annunciato l’apertura di un’inchiesta indipendente per capire, come mai non è stato fatto nulla di serio per oltre sei mesi. Uno dei pezzi grossi coinvolti è l’italiana Flavia Pansieri. La numero due dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite in una dichiarazione scritta ottenuta dall’Associated press ammette: «Mi scuso e mi assumo la piena responsabilità di non aver prestato la necessaria attenzione a questo caso». Veterana dell’Onu nominata in questa posizione ai tempi del governo Monti con l’elogio della Farnesina, era «distratta» dai tagli di bilancio per rendersi conto della gravità della porcheria sessuale emersa nella Repubblica Centrafricana.
Eppure un’inchiesta dell’Onu aveva individuato almeno sei casi di minori abusati fra il dicembre 2013 ed il maggio 2014. Ragazzini fra i 9 ed 15 anni, che in cambio di cibo e acqua venivano costretti al sesso orale o sodomizzati. In un caso una minorenne è stata costretta a guardare un video porno prima di fare sesso orale. Gli orchi, non ancora individuati, sono 14 caschi blu francesi, che erano sbarcati all’aeroporto M’Poko della capitale, Bangui, con il compito di proteggere i civili di un campo profughi. Le piccole vittime, almeno sei, hanno fornito particolari come tatuaggi, piercing e nei in zone intime.
Nel dicembre 2013 i ribelli islamici del gruppo Seleka hanno fatto cadere il presidente François Bozize provocando un sanguinoso conflitto con le milizie cristiane. Parigi, che ha interessi strategici e minerari nel Paese, è intervenuta guidando la missione di pace dell’Onu. Nell’agosto dello scorso anno sono arrivati i soldati italiani con compiti logistici, che non risultano coinvolti.
A metà luglio dello scorso anno il rapporto-denuncia sugli abusi sessuali è stato inviato ad uno dei direttori delle operazioni sul campo, lo svedese Anders Kompass. Il suo superiore diretto è l’italiana Pansieri, che viene informata. Poi, però, lo svedese decide, al di fuori delle regole, di consegnare il rapporto con i nomi dei bambini ai diplomatici francesi a Ginevra. Il funzionario sostiene di averlo fatto per il timore che l’Onu non facesse nulla per fermare gli abusi.
Pansieri conferma di essere stata informata «in settembre», ma che era distratta da vari problemi, a cominciare dai tagli dei fondi. «Mi dispiace dire che, nel contesto di quei giorni molto frenetici, non sono riuscita a seguire la situazione nella Repubblica Centrafricana», ammette l’italiana nel documento del 26 marzo. E aggiunge: «Sia l’Alto commissariato che la sottoscritta sapevamo che ci fosse un processo in corso avviato dalle autorità francesi per assicurare i responsabili alla giustizia. Mi assumo la piena responsabilità di non aver dato alla questione l’attenzione necessaria». In realtà i francesi avevano chiesto fin dall’anno prima ulteriori informazioni, ma l’Onu ci ha messo oltre sei mesi per riconsegnare a Parigi lo stesso rapporto iniziale fatto avere sotto banco dal funzionario svedese.
Il capo dell’italiana Pansieri, l’Alto commissario Zeid Ra’ad Al Hussein, ha addirittura spiegato che si era confuso pensando che degli abusi fossero accusati i soldati francesi in Mali. La scusa è che le due missioni hanno un acronimo simile: Minusca e Minusma. Poi ha ammesso: «Avremmo potuto fare meglio».
In aprile lo scandalo emerge sul quotidiano inglese The Guardian. Solo un anno dopo gli abusi il presidente francese, François Hollande, annuncia che sarà «implacabile» nel perseguire i militari responsabili. Nelle ultime settimane saltano fuori i dettagli sui ritardi e sottovalutazioni dell’Onu. Mercoledì il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite annuncia che Ban ki Moon è «molto contrariato». E spiega annunciando un’inchiesta indipendente, che «il sistema è fallito» riferendosi alla catena di comando dell’Onu.