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 2015  giugno 05 Venerdì calendario

Benvenuto interista. Mihajlovic al Milan e la fine delle bandiere nel calcio. Per il tifoso rossonero potrebbe sembrare un’umiliazione, ma non è detto che sia un male, anzi, visti i precedenti di Seedorf e Inzaghi

È questa diabolica storia delle bandiere che sta confondendo il popolo milanista. In panchina l’anno scorso c’era una grande bandiera rossonera vincente come Clarence Seedorf, ma dopo aver detto che la squadra era scarsa è stato licenziato. Quest’anno altra bandiera vincente con Pippo Inzaghi: non ha mai detto (avrebbe dovuto) che la squadra era scarsa, ma è stato ugualmente licenziato. Infine, soltanto qualche giorno fa, pronta spedizione per recuperare il senior su piazza delle bandiere vincenti, Carlo Ancelotti: ma è stato lui a licenziare il Milan con un «no grazie».
Che cosa aspettarsi a questo punto se non la crudele legge del contrappasso? Infatti eccola puntuale, con l’arrivo in panchina di Sinisa Mihajlovic, squillante bandiera interista, uno che ai tempi aveva detto «Al Milan mai!», che nei derby in campo e in panchina (al fianco di Mancini) gli veniva l’espressione da Terminator. Per il tifo rossonero potrebbe sembrare la suprema umiliazione dopo il campionato più struggente degli ultimi 30 anni. Ma non è così. L’animo milanista è diventato meno sensibile alle tempeste sentimentali: non si passa da Pirlo, Ibrahimovic e Thiago Silva a sprovveduti giovanotti con belle creste e artistici tatuaggi senza maturare un diverso controllo sulle emozioni. Figuriamoci per il passato del nuovo allenatore: benvenuto comunque, purché faccia meglio degli ultimi predecessori, obiettivo quasi impossibile da mancare se la società tornerà a fare una vera campagna acquisti. E poi diciamolo, Mihajlovic è spiritoso, franco, tosto e ha una presenza fisica allarmante per qualunque giocatorino pensasse di tirare a campare. Questa, dopo i ritmi da Cral dopolavoristico visti troppo spesso ultimamente, è musica per le speranze milaniste. Lui arriva ben sapendo di non avere quel bonus d’affetto scattato per tutte le bandiere rossonere ma non è tipo da aspettarsi coccole: se saprà trasmettere alla squadra metà della sua grinta ed esportare quel gioco invidiato tante volte alla Samp, sarà rapidamente adottato. E ciò non impedirà ai milanisti di continuare a voler bene alle loro bandiere.