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 2015  giugno 05 Venerdì calendario

In Ucraina c’è di nuovo la guerra, ma nessuno ne parla. Da tre giorni la situazione all’Est è precipitata dopo che i colloqui di Minsk sull’implementazione dell’accordo di pace non hanno sortito alcun esito positivo. A Donetsk si contano decine di morti e centinaia i feriti. Ma si spara anche a Gorlovka, a nord-est del capoluogo del Donbass, e in alcune località del sud, sul mare di Azov

«Prepariamoci a una nuova offensiva del nemico e a una invasione lungo l’intero confine con la Federazione russa». In questi termini si è espresso il presidente ucraino Petro Poroshenko, parlando ai deputati della Rada nel suo discorso annuale al Parlamento nazionale. Da tre giorni la situazione all’Est è precipitata dopo che i colloqui di Minsk sull’implementazione dell’accordo di pace, siglato in febbraio, non hanno sortito alcun esito positivo.
In alcune zone alle porte di Donetsk, caposaldo dei separatisti, si è tornati a combattere duramente: decine sono i morti e centinaia i feriti. Ma si spara anche a Gorlovka, a nord-est del capoluogo del Donbass, e in alcune località del sud, sul mare di Azov. Secondo gli osservatori dell’Osce, incaricati di sorvegliare sull’applicazione degli accordi di Minsk-2, grandi quantitativi di armi pesanti sono state avvicinate alla linea del fronte in violazione agli impegni presi in Bielorussia. Chiaramente lo scambio di accuse reciproche tra governativi e separatisti è continuo. Stando a testimonianze raccolte dall’agenzia Reuters, Mosca ha anche ammassato truppe alla propria frontiera occidentale con le cosiddette “repubbliche popolari” di Donetsk e Lugansk. Sarebbero centinaia i carri armati e migliaia gli uomini in attesa di ordini. Il Cremlino non ammette tale presenza e ritiene, al contrario, che l’attuale escalation di violenza in Ucraina orientale sia legata ai summit del G7 in Baviera domenica-lunedì e dell’Unione europea a fine mese.
L’INVIO DI CASCHI BLU
In questo clima da attesa di una prossima battaglia campale la Rada ha concesso il permesso di invitare truppe straniere, caschi blu compresi, sul territorio nazionale. 50mila militari ucraini sono pronti a difendere il Paese. «La minaccia di ripresa» delle ostilità all’Est «è colossale», ha osservato Poroshenko, che accusa il Cremlino di aver inviato 9mila propri uomini nelle “repubbliche popolari”. I russi temono invece che Kiev possa tentare un colpo di mano, aprendo un secondo fronte con l’obiettivo di riprendersi la Crimea, “riunitasi” a Mosca dopo un contestato referendum di adesione alla Federazione russa nel marzo 2014. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri federale ha persino dichiarato che è legale l’uso delle armi atomiche nella penisola contesa.
L’APPELLO DELL’EUROPA
Francesi e tedeschi, decisivi per la definizione degli accordi di Minsk, hanno espresso la loro preoccupazione per quanto sta avvenendo e hanno lanciato appelli per un cessate il fuoco completo. In queste condizioni, prevede la stampa internazionale, le sanzioni economiche Ue contro la Russia, in discussione a Bruxelles tra il 25 e 26 giugno, verranno prolungate fino a fine anno. La Commissione europea ha appena definito gli ultimi scontri sanguinosi come «la più grave violazione» di Minsk-2 e «rischiano di innescare una nuova spirale di violenza».
Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto nella primavera 2014, sono morte 6.400 persone, oltre 16mila sono i feriti. Milioni sono i profughi e gli sfollati. I danni alle infrastrutture sono calcolati in diverse miliardi di dollari. Sia il rublo che la grivnija sono ieri crollate. Mercoledì prossimo il presidente russo Putin sarà prima in Vaticano, poi all’Expo di Milano.