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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

Due senatori e un deputato di Popolari per l’Italia hanno abbandonato la maggioranza: ora a Palazzo Madama il governo traballa, con uno scarto di 14 voti. A dire addio a Matteo Renzi sono stati l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, Tito Di Maggio e il deputato Mario Caruso

Due senatori e un deputato di Popolari per l’Italia lasciano la maggioranza e si accendono così i riflettori su Palazzo Madama, dove i numeri del governo sono sempre un po’ traballanti. Lasciano Matteo Renzi l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, Tito Di Maggio e il deputato Mario Caruso.
Altri due esponenti del Ppi, Domenico Rossi e Angela D’Onghia, entrambi sottosegretari, preferiscono invece lasciare il partito e restare al governo. Subito si fanno i calcoli e si dice che adesso il governo può contare a Palazzo Madama su uno scarto di 14 voti. Visto l’arrivo in aula di riforme costituzionali e “buona scuola”, considerato lo stato di tensione fra e Renzi e la minoranza Pd, la notizia sembra preoccupante per gli equilibri parlamentari. Perché se è vero, come sostengono i renziani, che i due senatori popolari da tempo votano con l’opposizione, è altrettanto vero che la minoranza dem, che al Senato conta 20-25 voti, non demorde. «Renzi ci deve dire se il suo progetto prevede l’allontanamento definitivo dal popolo democratico», ha chiesto ieri Stefano Fassina, mentre Enrico Letta attaccava sulla questione De Luca: «Il rispetto della legalità è uno delle caratteristiche fondanti del Pd». Tanto che Matteo Orfini offre un ramoscello d’ulivo alla minoranza assicurando che alla prossima direzione del Pd non ci saranno espulsioni o misure disciplinari.
Tutto questo non sembra preoccupare Renzi, che preferisce puntare con un tweet sui dati sull’occupazione, rilanciando la volontà di “andare avanti” sulla strada delle riforme. Percorso che non sembra trovare ostacoli da parte di Angelino Alfano. Che, pur confermando la richiesta di una modifica dell’Italicum per tornare alle coalizioni, ha assicurato che «non è un ricatto al governo con il coltello alla gola. Non è il tema a cui appendiamo il destino dell’Italia». Sul piano delle alleanze va anche segnalato che ieri la Camera ha approvato all’unanimità le nuove norme sulla class action.
La proposta di legge è di iniziativa dei grillini, ma integrata da modifiche del Pd. E quindi siamo di fronte ad un nuova convergenza fra grillini e dem come quella sugli ecoreati.