la Repubblica, 4 giugno 2015
La ripresa non sarà uguale per tutti. Soprattutto, è un errore illudersi che tutto tornerà come prima. Alcuni mestieri, avvertono gli esperti, saranno morti per sempre. Sono quelli che la crisi ha sconfitto. Altre attività, al contrario, si svilupperanno molto più del passato. Ed è lì che converrà andare a cercare lavoro nei prossimi cinque anni
Attenzione: la ripresa non sarà uguale per tutti. Soprattutto, è un errore illudersi che tutto tornerà come prima. Alcuni mestieri, avvertono gli esperti, saranno morti per sempre. Sono quelli che la crisi ha sconfitto. Altre attività, al contrario, si svilupperanno molto più del passato. Ed è lì che converrà andare a cercare lavoro nei prossimi cinque anni.
Le statistiche sui 159 mila nuovi posti di lavoro registrati ad aprile, primo mese pieno di funzionamento del jobs act, non sono ancora suddivise per settore economico. Ma le tendenze del trimestre precedente sono già evidenti: i nuovi lavori sono soprattutto nei servizi e in particolare in quelli innovativi all’industria e alla persona. Il manifatturiero fa segnare un calo dopo i lievi incrementi dei mesi precedenti. Ma potrebbe essere proprio l’industria ad alta intensità di capitale ad essere maggiormente beneficiata dai contratti a tutele crescenti. L’abolizione dell’articolo 18, la sensazione «di essere più liberi nelle scelte», come aveva dichiarato nei mesi scorsi Alberto Bombassei, potrebbe spingere proprio i titolari del manifatturiero, meno volatile dei servizi e più legato a cicli di medio periodo per il recupero dell’investimento, a riaprire la porta ai nuovi assunti.
È un fatto che il trend di crescita dell’occupazione osservato dall’Istat nei primi tre mesi dell’anno riguarda soprattutto i servizi, che crescono dell’1 per cento da gennaio a marzo, e che assorbono soprattutto nuovi lavoratori dipendenti: 131 mila sui 147 mila registrati nei primi tre mesi dell’anno. Diverso il discorso dell’industria, che cala nel trimestre dello 0,9 ma non in tutto il paese. Mentre il Nord e il Centro, dopo due trimestri consecutivi di crescita, segnano il passo, il Sud cresce di 18 mila unità. Un numero assoluto significativo anche se non altissimo se si pensa che le sole assunzioni alla Fiat di Melfi e nell’indotto finiscono per rappresentare circa un quarto di quella crescita.
Più nel dettaglio, l’Istat specifica anche quali settori dei servizi garantiscono oggi maggiori possibilità di assunzione. «Tra i servizi alla persona – spiegano all’istituto nazionale di statistica – ci sono quelli del credito e delle assicurazioni, soprattutto quelle previdenziali, dopo la modifica del regime pensionistico. Tra i servizi per l’industria, quelli logistici, i servizi tecnici e le attività di noleggio». Paolo Gubitto, docente di economia all’università di Padova, è il consulente scientifico del convegno sui nuovi mestieri, anzi sui «lavori in cerca d’imprese», che si tiene domani e dopodomani a Verona organizzato dall’associazione nazionale dei dirigenti del personale (Aidp). «I nuovi lavori che si cercano – spiega Gubitto – sono spesso diversi da quelli che sono andati perduti e dovremo stare molto attenti ad arrestare la tendenza, già in corso nella società italiana, alla polarizzazione: da una parte le nuove mansioni qualificate e innovative, dall’altra mestieri che perdono sempre più valore perché sempre più facilmente sostituti dall’innovazione. Dobbiamo imparare a vedere nelle vecchie specializzazioni il cambio necessario a renderle nuovamente appetibili per il mercato». L’esempio è quello del laureato in lettere, figura tradizionalmente considerata debole sul mercato del lavoro delle alte professionalità: «Il laureato in lettere – spiega Gubitto – può certamente immaginare per sé un futuro da docente ma può anche provare a proporsi come content manager di un’azienda privata che ha bisogno di ampliare la sua presenza sui mercati esteri puntando sul brand del made in Italy». In sostanza: una buona narrazione sulla tradizione italiana dei prodotti alimentari serve più di tante campagne commerciali e produrre lo storytelling della mozzarella può diventare il futuro mestiere di chi si è laureato su Dante. Analogo il ragionamento per le discipline scientifiche: «Perché un laureato in astronomia non può mettersi a lavorare in un’azienda di ottica?», si chiede Gubitto. Certo, la corrispondenza tradizionale tra corsi di studi e carriera lavorativa è stata fatta saltare dalla crisi e si tratta di inventarne una nuova. Ma contemporaneamente, avvertono gli esperti dell’Aidp, «bisogna tenere sotto controllo la parte bassa del mercato del lavoro. Perché ci sono mestieri, come quello tradizionale del muratore con il secchio e la malta, che saranno sempre più sostituiti dai robot. Oggi gli installatori dei cancelli automatici devono essere esperti di domotica». L’alternanza tra scuola e lavoro, la formazione continua anche per queste figure, potrebbero essere una soluzione. Una delle possibilità per entrare nell’elenco dei nuovi assunti dei prossimi anni e rafforzare la tendenza per ora appena abbozzata.