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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

A Londra, mentre il settore pubblico va avanti a tagli, i deputati si alzano lo stipendio. Prenderanno circa 10mila euro l’anno in più. Ma l’Ipsa, organo che decide su salari e spese di Westminster, fa sapere agli inglesi che l’aumento non costerà loro un penny visto che altri benefit come pensioni e spese sono stati tagliati. Ma la cosa non va giù neanche al Telegraph, giornale dell’establishment, che chiede almeno una riduzione dei deputati

Certo la notizia non aiuterà la bistrattata classe politica inglese a riconquistare la fiducia dei cittadini: mentre il settore pubblico viene tagliato e gli stipendi dei dipendenti statali bloccati, i deputati si ritrovano in busta paga un aumento del 10%, ovvero 10 mila euro in più l’anno.
Non la chiamano casta da queste parti, ma la parola «Westminster» è, per tutti i delusi, sempre più sinonimo di una classe dirigente avida e lontana dai bisogni del Paese. E così, mentre le associazioni di contribuenti e sindacati gridavano allo scandalo, i deputati si sono affrettati a dire che no, loro l’aumento lo avrebbero rifiutato, o dato al partito, o ad una giusta causa.
David Cameron prima ha definito la decisione «semplicemente inaccettabile», poi ha spiegato che non dipende da lui e che comunque incasserà l’aumento. Ma qualcuno tra i conservatori già preme perché il primo ministro rifiuti.
La decisione di aumentare lo stipendio dei 650 deputati da 67 mila sterline l’anno a 74 mila (da 91 mila euro a 100 mila) è stata presa da un’autorità indipendente, l’Ipsa. È l’organo che decide su salari e spese dei deputati da quando nel 2009 è scoppiato lo scandalo delle spese gonfiate.
L’Ipsa ha spiegato che ai contribuenti non costerà un penny, visto che altri benefit come pensioni e spese sono stati tagliati. Ma persino il «Telegraph», giornale dell’establishment, ha definito l’aumento «difficile da giustificare». Almeno, dice, bisognerebbe ridurre il numero dei deputati. Tutti discorsi già sentiti, in Italia.