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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

Platini, al Fahad al Sabah, Zico o Weah? Ecco i primi nomi per il dopo Blatter alla guida della Fifa. Intanto c’è anche chi fa quello di Maradona o quello di Romario, ma solo per far rumore

L’identikit perfetto del nuovo presidente Fifa recita: uomo nuovo, esperto in materia, supportato da più continenti, gradito al pubblico, eticamente inattaccabile, possibilmente brillante. Peccato che questo profilo non esista o meglio che non si incarni in un nome capace di prendere i voti che servono. Parliamo sempre della Fifa e degli stessi 209 membri, arrestato più arrestato meno, che hanno mantenuto Blatter in carica per quattro mandati e 4 devastanti giorni. Lì dentro gli uomini forti oggi sono solo due: Platini, erede designato, ma non certo immune alle critiche e favorevole ai Mondiali in Qatar. E l’asiatico Sheikh Ahmad al-Fahad al-Sabah, lo sceicco del Kuwait che ha pure tentato di allenare la sua nazionale. Un fanatico del calcio che sposta pacchetti di consensi sia alla Fifa che al Cio. Tanto per dare delle credenziali, ha organizzato il supporto per rimettere la lotta nel programma a Cinque Cerchi, ha sostenuto la candidatura del Giappone che ha preso i Giochi 2020 e gestisce 98 milioni all’anno da stanziare per i progetti di solidarietà del Cio. Molto potente. Se Platini vuole vincere deve avere lo sceicco dalla sua parte ma non si aspettano mosse immediate. Entrambi conoscono bene il codice di comportamento e per ora ognuno controlla le truppe del proprio continente.
Ex giocatori i più attivi
In queste ore si fanno notare di più le forze fresche. Il presidente del Venezuela candida Maradona tanto per fare rumore, la rete si mobilita con una petizione pro Romario ma solo due grandi ex calciatori (Platini escluso ovviamente) hanno quel che serve per provarci davvero: Zico e Weah. Il brasiliano è cittadino del mondo, ha giocato in Europa, allenato in Giappone e in Iraq, parla diverse lingue e interpreta esigenze differenti. Piace molto più fuori che dentro il congresso, ma in caso la necessità di un vero colpo di spugna si facesse più pressante Zico è la carta ideale. Poi c’è George Weah, primo Pallone d’oro africano, sarebbe pure il primo presidente nero e si sa quanto il calcio sia arretrato in materia di lotta al razzismo. Immagine perfetta e da anni ormai è un politico quindi non gli mancherebbe il mestiere. Il problema è che è la stessa Africa a non fare i salti di gioia all’idea. Ricordiamo che i loro 54 voti sono quelli che hanno legato Blatter alla sua poltrona. Restano gli outsider, gente nata o diventata potente in altri mondi che ora esercita la propria influenza sul pallone. Tra loro due candidati ormai certi, Ali bin Hussein, reduce dall’ultima tornata elettorale e il coreano Chung Mong-joon, magnate della Hyunday abbastanza spiritoso da definire Blatter «enfant terrible». E ben prima delle dimissioni.