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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

L’acqua, ultima arma dell’Isis: chiusa in Iraq la diga di Ramadi. Bloccate le condotte per togliere la fornitura idrica a molti paesi. In più così l’Eufrate creerà dei “corridoi” sullo stesso fiume per aggirare e attaccare le zone di Khalidiyah e Habbaniyah, aree a una trentina di chilometri da Ramadi e ancora sotto controllo governativo

È allarme in Iraq, dopo che gli jihadisti dello Stato Islamico avrebbero chiuso le condotte della diga di Ramadi (posta sul fiume Eufrate) conquistata lo scorso mese. La tecnica utilizzata potrebbe essere inizialmente quella di togliere la fornitura idrica ad alcune zone controllate dal governo e inondare invece altre aree per creare “zone cuscinetto”, rallentando così le forze nemiche nella loro già faticosa avanzata. In questo caso la mossa di chiudere la diga, oltre che avere conseguenze sulla popolazione e creare una emergenza umanitaria, abbassando il livello dell’Eufrate creerà dei “corridoi” sullo stesso fiume per aggirare e attaccare le zone di Khalidiyah e Habbaniyah, aree a una trentina di chilometri da Ramadi e ancora sotto controllo governativo.
IL TECNICO
La tesi viene confermata anche da Aoun Dhiyab, ex responsabile per il dipartimento della acque irachene ed esperto in questioni idriche: «lo scopo – dice il tecnico – non è quello di tagliare la fornitura idrica ma di acquisire un vantaggio militare. Quando il livello dell’acqua si sarà abbassato permetterà all’Isis di infiltrarsi da Ramadi a Khalidiyah e quindi muoversi facilmente in quell’area». Hikmat Suleiman, portavoce del governatore della provincia di Anbar, ha riferito che le forze di sicurezza governative sarebbero state ora dispiegate di nuovo lungo il corso del fiume per prevenire le infiltrazioni. «In precedenza dovevamo monitorare soltanto i ponti e alcune aree, ma ora tutto il fiume è attraversabile».
L’ESERCITO BLOCCATO
Attualmente la situazione sul campo è di stallo con le forze governative, supportate dalla milizie sciite e da gruppi tribali sunniti, bloccate alla periferia di Ramadi ed incapaci di sfondare le linee nemiche, forti anche di numerosi rinforzi giunti negli ultimi giorni. Con la diga di Ramadi l’Isis ormai controlla cinque dighe su sei poste sul corso dell’Eufrate, per un percorso che spazia dal confine turco-siriano fino alle porte di Bagdad. Rimane un’ultima diga, quella di Samarra, sul fiume Tigri a nord della capitale. Nell’aprile scorso, i miliziani di Abu Bakr al Baghdadi conquistarono l’adiacente complesso di Tharthar nella provincia di Salahaddin.
E mentre i combattimenti in Iraq continuano senza sosta in diverse zone del Paese, sarebbero oltre diecimila i militanti dell’ Isis uccisi da quando la coalizione internazionale ha lanciato la sua campagna contro il califfato in Iraq e in Siria: lo ha confermato il vice segretario di stato Usa, Antony Blinken, dopo l’incontro a Parigi dei ministri degli Esteri della coalizione. Blinken ha poi affermato che ci sono stati molti progressi nella lotta contro i jihadisti, anche se il gruppo è rimasto flessibile e in grado di prendere l’iniziativa.