Il Sole 24 Ore, 4 giugno 2015
Primi segnali di ripresa. Ad aprile 159mila nuovi posti di lavoro. I dati dell’Istat: la disoccupazione scende al 12,4%. In un anno gli inattivi sono scesi di 328mila unità: giovani e anziani tornano a cercare lavoro (e non lo trovano). Renzi: «Più facile assumere con il Jobs act, ora più decisi sulle riforme»
Aprile è il più gentile dei mesi, non il più crudele.Almeno, per quel che riguarda il lavoro: i dati dell’Istat registrano infatti un recupero mensile, dopo il calo di febbraio e marzo pari a ben 159 mila occupati in più (+0,7%). Nel primo mese di operatività del Jobs Act, per effetto degli sgravi contributivi ma anche dei primi accenni di ripresa economica, segna un incremento dello 0,4% anche il tasso di occupazione, pari al 56,1% mentre su base annua, l’aumento degli occupati è dell’1,2% (+261 mila) e il tasso di occupazione sale dello 0,7%. Il balzo degli occupati è da riconnettere in primo luogo alla riduzione degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-104 mila) mentre i disoccupati si riducono di 40mila unità e il tasso di disoccupazione scende dello 0,2%, attestandosi al 12,4%.
Notizie positive, che confermano la tendenza al recupero economico, provengono anche dai dati trimestrali sulle forze di lavoro: nel primo scorcio del 2015 i posti di lavoro in più rispetto a un anno prima sono stati 133mila e in disoccupati in meno sono stati 145mila( la disoccupazione è scesa, attestandosi al 13%, dopo 14 trimestri di crescita). Il tutto mentre Eurostat rivela che ad aprile il tasso di disoccupazione nell’area euro è sceso all’11,1%, mentre è rimasto stabile al 9,7% nell’Unione.
La riduzione della disoccupazione ma soprattutto quella degli inattivi(scesi in un anno di 328mila unità) è da collegare anche alla maggiore permanenza al lavoro della fascia di lavoratori in età anziana, per effetto della riforma Fornero. Nel primo trimestre del 2015 c’è un aumento di 267mila unità al lavoro nella fascia degli over 55: nella classe di età compresa fra i 55 e 64 anni nei dodici mesi il tasso di occupazione è salito dal 44,9 al 47,5%. È da registrare, in ogni caso, un miglioramento anche per i giovani: il tasso di disoccupazione dei ragazzi in età compresa fra i 15 e i 24 anni in aprile è sceso di 1,6 punti percentuali rispetto al mese precedente, attestandosi al 40,9 %. Se si guarda ai dati trimestrali, il tasso di disoccupazione dei giovani scende in un anno dal 46,2% al 44,9 %.
Aumenta, poi, l’occupazione femminile: su base tendenziale le donne in più al lavoro sono state 187mila, a fronte di 74mila uomini in più. Nel Mezzogiorno, dove pure il gap con il Nord resta drammatico e pari a 20 punti percentuali,l’occupazione nel primo trimestre è aumentata dello 0,6%, come a Settentrione.
Molto soddisfatto dei dati il presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha affidato un commento alla sua pagina Facebook :«Andiamo avanti, c’è chi urla e spera tutto vada male e c’è chi cerca di cambiare il Paese.I dati Istat ci dicono che ad aprile, primo mese pieno di Jobs Act, abbiamo 159mila assunti in più. Sono 261mila in più rispetto ad aprile 2014. Negli anni della crisi abbiamo perso quasi un milione di posti di lavoro e dunque 159mila sono ancora pochi. Ma è il segno che il Jobs Act rende più facile assumere». Sulla stessa lunghezza d’onda, anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti osserva che i dati Istat sul lavoro «sono dati positivi», ma «naturalmente sono dati che debbono essere stabilizzati nel tempo. Siamo alla coda di una crisi pesantissima: tutti i segnali che abbiamo sono in senso positivo, si è ridotta la cassa integrazione autorizzata, c’è una stabilizzazione in corso dei contratti di lavoro, abbiamo dati che ci dicono che gli avviamenti sono sempre di più a tempo indeterminato. Abbiamo la positiva conferma che anche in termini assoluti il numero degli occupati ad aprile è aumentato. È calata la disoccupazione: è un buon segno, ma va preso per un dato che riguarda un mese».
E mentre da Parigi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parla della necessità di riavviare la macchina del lavoro creando posti di alta qualità, esprime soddisfazione, pur se con analisi molto caute, anche il sindacato: «I dati dell’Istat di aprile sul tasso di occupazione sono certamente incoraggianti e rappresentano un segnale positivo, frutto della decontribuzione e degli interventi per rendere più vantaggiosi i contratti a tempo indeterminato.Ma, come ha ricordato anche Papa Francesco, la situazione occupazionale e sociale del Paese è ancora molto difficile» dice ad esempio il segretario generale Cisl, Annamaria Furlan, che chiede un nuovo “patto sociale”.