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 2015  giugno 04 Giovedì calendario

Finisce l’era Nadal al Roland Garros. Lo spagnolo sconfitto ai quarti dal numero 1 Novak Djokovic. E pensare che qui aveva sempre vinto, dal primo giorno che ci aveva messo piede, anche perché aveva inventato un modo di far roteare la palla come prima di lui non era riuscito a nessuno

Care nipotine Anita e Lea, quest’anno 2015, al Roland Garros ritornava un tennista che qui aveva sempre vinto, dal primo giorno che ci aveva messo piede, fuorché una volta contro un certo Robin Soderling, una controfigura come quelle del cinema, un bel giovanotto svedese un po’ presuntuoso, che si era sin lì segnalato soltanto per un servizio con un lancio di palla alto come i fanali dei lampioni. Mi pare proprio che quella volta si trattasse del 2009, ma scuserete vostro nonno, al quale un giornale francese ricordava oggi che era stato qui per la prima volta nel 1948, insieme ad un certo Gardini, del quale un giovane cronista nato un po’ dopo raccontava la storia, piena di errori. A vincere su questo campo di terra rossa Nadal, il primo tennista di un’isola che si chiama Maiorca, aveva cominciato nel 2005, quando voi ancora non eravate nate, ed era poi andato avanti fino a oggi, naturalmente con l’eccezione di quella partita, della quale vi ricordo il punteggio 6-2, 6-7, 6-4, 7-6. Un mio amico che si chiama Luca, bravissimo a fare i conti anche senza macchinetta, mi ha assicurato che non c’era stato mai nessuno che avesse vinto qui nove volte, mentre nella storia antica c’era stata una donna, una mia amica, Margaret Court, che aveva vinto undici volte i tornei di casa sua, che si chiama Australia, e vedete dal mappamondo com’è lontana, e non ci andava nessuno se non aveva la nave. Guarda caso, anche Rafael Nadal, che da piccolo quando ancora non sapeva parlare bene diceva Rafa, viene da un’isola, più piccola e del nostro mare vicino, il Mediterraneo.
Forse chi vive vicino al mare è abituato a vedere grandi orizzonti e magari, come il Nadal, ha la pazienza dei pescatori.
Insomma, il Nadal qui a Parigi vinceva sempre, anche perché aveva inventato un modo di far roteare la palla come prima di lui non era riuscito a nessuno, e poi anche perché si serviva del braccio sinistro, era mancino, e le palle che atterravano vicino all’avversario saltavano diversamente da quelle tirate da un destro, e dovete sapere che i destri sono la maggioranza in questo mondo, nove ogni dieci. Questo Nadal, a furia di correre, quest’anno si era un po’ stancato, e anche si era fatto la bua a un ginocchio, all’osso che sta sotto il ginocchio, e un po’ anche a un gomito. Insomma era stanco, e questa stanchezza faceva in modo che tirasse racchettate più adagio e, nei primi tornei dell’anno, aveva già perso nove partite, e nella classifica che fanno i maestri, come a scuola danno i voti, era diventato il sesto e non il primo. Ma questo era il suo posto preferito, e forse pensava ancora di vincere il premio, se non ci fosse stato un certo Nole Djokovic, uno che, secondo i suoi amici e tanta gente che gli vuole bene, ha un nome in cui addirittura figura, all’inizio, la parola Dio, di certo un Dio del Tennis.
Questo Nole sembrava pronto a prendere il giocattolo solito di Rafa, che non era più giudicato il primo del mondo, ma solo il sesto. Ma non era facile crederci, nemmeno per Nole, che all’inizio della partita era emozionatissimo, ancora più di Rafa, e giocava meno bene degli altri giorni. Però, dopo che Nole riusciva a vincere per 7 games a 5, la partita era come finita, e non c’erano proprio più dubbi sul destino di Re Rafa. Prima avevano giocato due ragazze, ma una sembrava tipo quelle che fanno la lotta wrestling, e l’altra piccolina, e ogni volta che la donnona Williams picchiava, la piccola Sara mandava un gemito, e io avevo paura che stesse per piangere. Però era coraggiosa, povera piccolina, e alla fine dava anche la mano alla donnona. Così si fa nel tennis.