Corriere della Sera, 4 giugno 2015
Tfr, lo Stato risparmia un miliardo grazie al flop. Il Governo infatti aveva messo in conto diversi esborsi: minori entrate contributive per le aziende con almeno 50 addetti, agevolazioni per quelle sotto i 50 addetti, il minor incasso di Irpef al termine del rapporto e anche le minori entrate contributive per imprese optanti accesso agevolato a credito
E se alla fine il flop si rivelasse un guadagno? Rischia di essere questo il paradosso del mancato decollo del Tfr in busta paga. Qualche giorno fa i Consulenti del lavoro hanno diffuso una nota in cui si evidenziava che su una potenziale platea di 1 milione di dipendenti, solo lo 0,057% ha scelto l’anticipo del Tfr in busta paga. Un vero e proprio insuccesso che però potrebbe rivelarsi un risparmio di 1 miliardo di euro per le casse dello Stato. Il Governo infatti aveva messo in conto diversi esborsi: per le aziende con almeno 50 addetti si sarebbero realizzate minori entrate contributive al Fondo Tfr tesoreria proprio perché le stesse aziende anziché versare la «liquidazione» all’Inps l’avrebbero versata in busta paga del dipendente. Invece per le aziende sotto i 50 addetti, lo Stato realizzerebbe meno entrate per effetto delle agevolazioni. Inoltre, la monetizzazione immediata del Tfr produce anche un minor incasso di Irpef che era stato ipotizzato al termine del rapporto. E, come se non bastasse, secondo il Governo, si realizzerebbero anche minori entrate contributive (0,2%) per imprese optanti accesso agevolato a credito. Insomma un calcolo molto complesso fatto di molteplici voci di entrate e uscite. Risultato? Nel prossimo triennio il saldo finale avrebbe prodotto un pagamento di 952 milioni per lo Stato. Soldi che non bisognerà sborsare se le adesioni rimarranno così basse. Grazie al flop.