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 2015  giugno 03 Mercoledì calendario

Alla fine Sepp Blatter si dimette. È indagato per corruzione dall’Fbi e una mail inchioda il suo vice. Dopo 17 anni alla guida della Fifa è la fine di un’epoca. Il successore sarà scelto a fine anno

Il monarca non alza mai la voce e abbassa spesso gli occhi, abdica con un discorso di 5 minuti, ha i capelli arruffati, appare grigio e curvo mentre parla da dietro un leggio immerso nella penombra: è il quartier generale della Fifa a Zurigo, ma sembra la sagrestia di una cattedrale dimenticata. Attacca così, Joseph Blatter: «Ho riflettuto sulla mia presidenza e sugli ultimi 40 anni della mia vita...». Venerdì scorso era ancora il burattinaio in grado di rastrellare i 133 voti che lo hanno confermato per la quinta volta alla presidenza della Fifa, nonostante il più devastante scandalo della storia del calcio. Ieri ha indossato la maschera dell’anziano responsabile e riflessivo: «Non sento più la fiducia intorno al mio ruolo. Il calcio e l’istituzione Fifa sono le cose che per me più contano». Non è vero. S’è dimesso soltanto perché l’inchiesta dell’Fbi è arrivata (per ora) nella stanza accanto al suo ufficio, dietro la sua porta.
Nei documenti giudiziari americani che mercoledì scorso hanno portato in carcere 7 alti dirigenti Fifa per 150 milioni di tangenti c’era una bomba già innescata: la mazzetta da 10 milioni con la quale il Sudafrica ha comprato l’assegnazione dei Mondiali 2010 è partita proprio dagli uffici della Fifa; una transazione autorizzata da uno «sconosciuto» dirigente verso tre membri del comitato esecutivo che avevano offerto il loro voto sul mercato nero. Dopo gli arresti, Blatter ha deciso di resistere, ha sfidato l’opinione pubblica internazionale, è riuscito a farsi eleggere al congresso di venerdì. Lunedì sera però il New York Times ha rivelato quel nome: si tratta del segretario generale della Fifa, il francese Jérôme Valcke. Lo testimonia anche un’email, in cui il presidente della Federcalcio sudafricana chiede a Valcke di girare i 10 milioni a Jack Warner, allora numero uno del calcio caraibico (agli arresti). Fonti statunitensi dicono che l’Fbi sarebbe già arrivata a indagare su Blatter.
In parallelo, avanza l’inchiesta della procura svizzera, che ha sequestrato molti documenti seguendo le tracce della corruzione anche per i Mondiali 2018 (in Russia) e 2022 (Qatar). Ieri le autorità brasiliane hanno annunciato l’apertura di un’indagine per frode e riciclaggio su Ricardo Teixeira, ex presidente della Federazione brasiliana. Teixeira era tra i membri della Fifa che votarono per i Mondiali in Sudafrica. La sensazione è che si stia ripetendo il meccanismo di Mani pulite: con gli indagati che iniziano a parlare, si moltiplicano le procure che indagano e nuove corruzioni spuntano in ogni meandro del sistema che ha governato il calcio planetario dal passato (Anni ‘90) al futuro (Qatar 2022).
Commenta Michel Platini, presidente Uefa ed ex grande amico di Blatter, diventato di recente il suo principale oppositore: «Una scelta che va nella giusta direzione». Blatter ha annunciato che il suo successore sarà eletto in un congresso anticipato rispetto a quello già in programma per maggio a Città del Messico. Per l’appello al voto, venerdì, aveva esortato: «La Fifa non ha bisogno di rivoluzione, ma di evoluzione. Affidatevi a me». Quattro giorni dopo, in quella sala scura come una catacomba, il monarca ha pronunciato la sua ultima frase, la più falsa: «Mi dimetto perché la Fifa ha bisogno di una ristrutturazione. Non posso portarla avanti io».