CorrierEconomia, 1 giugno 2015
Le regine della Silicon Valley hanno deluso. Meg Whitman a capo di Hp e Marissa Mayer alla guida di Yahoo rischiano di perdere il trono: il fatturato e i profitti dei due marchi storici continuano a calare
S ono le Regine della Silicon Valley, ma la loro corona traballa e quest’anno rischiano di perdere il trono. Meg Whitman e Marissa Mayer, le due donne a capo rispettivamente di Hewlett-Packard e Yahoo!, hanno molto in comune. Le loro aziende sono marchi storici dell’high-tech: HP, fondata nel 1939, è celebrata come la madre di tutte le startup della Silicon Valley; Yahoo! è nata nel 1994 come la prima Guida al web. Ma entrambe soffrono il declino del loro business tradizionale: computer e stampanti per HP e, per Yahoo!, la pubblicità stile banner (immagini poste sulle pagine web) legata alla navigazione degli utenti sui pc. E sia Whitman sia Mayer devono mandare in porto entro il 2015 una complessa operazione di split, divisione delle rispettive società, da cui dipende il loro futuro.
Il piano
Entro il primo novembre HP sarà divisa in HP Inc., dedicata alla produzione e vendita di pc e stampanti per il largo pubblico e Hewlett-Packard enterprise, rivolta ai clienti aziendali a cui offre server (mega-computer), software e attrezzature per networking. Whitman guiderà la parte Enterprise. Mentre Mayer sta cercando la formula giusta per separare in una nuova società, SpinCo, le azioni che Yahoo! possiede della dot.com cinese Alibaba, valutate 40 miliardi di dollari, per poi distribuirle agli azionisti – e mettere così a tacere chi protesta – senza però pagare le tasse sul capital gain.
Lo split di HP è un ribaltamento della posizione annunciata dalla Whitman all’inizio del suo incarico. «Insieme siamo più forti», aveva detto nell’ottobre 2011. Ma da allora il fatturato e i profitti hanno continuato a scendere, colpiti dalla crisi del pc sia fra i consumatori sia nel mondo aziendale, dove l’acquisto di server e software è via via sostituito dall’abbonamento a servizi nella nuvola (cloud computing). I risultati dei primi tre mesi 2015 hanno confermato la tendenza: il fatturato è diminuito del 7%, il 14° calo – anno su anno – negli ultimi 15 trimestri. Secondo Whitman le future due imprese andranno meglio. Ma non si azzarda a prevedere quando fatturato e profitti riprenderanno a crescere.
Per ora è alle prese con le modalità e i costi dello split: secondo gli analisti di Deutsche bank potrebbero pesare per 3 miliardi di dollari sui conti 2015. Un’area su cui spera di guadagnare nuovi affari è la Cina: ha appena annunciato un’alleanza con l’università statale Tsinghua – una sorta di Mit —, a cui ha venduto la sua partecipazione in un’ azienda locale e con cui formerà una nuova joint venture. Un modo per avere un buon rapporto con il governo cinese, condizione indispensabile per avere successo su quel mercato. Mayer intanto è alle prese con il temibile fisco americano (Irs) per capire come liquidare la ricca partecipazione in Alibaba senza essere tartassata. Perché lo spinoff sia esentasse, nella nuova società dev’esserci un business vero, secondo l’Irs. In SpinCo dovrebbe confluire la divisione Yahoo small business, focalizzata nei servizi alle piccolo imprese e con solo 50 milioni di dollari di profitti, il 4% del totale di Yahoo! Troppo poco, forse, per superare l’esame dell’Irs.
Il dilemma
Ma il problema maggiore della Mayer è che fare con quello che resta in Yahoo! In Borsa le sue quotazioni sono andate alle stelle negli ultimi anni solo in attesa della monetizzazione del pacchetto di azioni Alibaba e non per fiducia nella ripresa del suo core business. Nei quasi tre anni alla guida di Yahoo! Mayer ha cercato di rivitalizzarla con una raffica di acquisizioni – 52 per un costo totale di 2,2 miliardi (1 miliardo speso per la sola Tumblr, piattaforma di blog) – e spostando il focus dal pc al mobile e dal vecchio stile di pubblicità (banner) a quello native, integrato con le informazioni che interessano agli utenti. Ha perfino inventato un acronimo per vendere la sua strategia agli investitori e ai pubblicitari: Mavens – in inglese esperti – e sta per mobile, video, native and social advertising.
Il fatturato delle attività Mavens rappresenta circa un terzo del totale e nel primo trimestre 2015 è salito del 58%, mentre il resto è calato del 7%. Nel complesso, gli introiti da pubblicità sono calati per il quarto trimestre consecutivo: la crescita delle nuove iniziative ancora non compensa il declino delle vecchie e anche di come i forti investimenti nella qualità dei contenuti di Yahoo! non diano ancora i risultati sperati. Una delle scommesse della Mayer è stata sulla produzione di news in forma di video, con l’ingaggio l’anno scorso della famosa giornalista televisiva Katie Couric pagandola 5 milioni l’anno: le sue apparizioni online sono state viste 118 milioni di volte dallo scorso giugno, ma Yahoo! non quantifica il suo impatto in termini di fatturato pubblicitario.
C’è chi sussurra, nella Silicon Valley, che a Whitman e Mayer è stata affidata una missione impossibile. Come dire: rompete pure il soffitto di vetro, comunque fallirete. Loro però non si arrendono. E sperano anche di ispirare le tante donne che si sentono emarginate in un mondo, l’high-tech, dominato dagli uomini.