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 2015  giugno 01 Lunedì calendario

Niente più occhi a mandorla. A colpi di bisturi le cinesi si fanno scolpire come statue di marmo. Sopracciglio più basso, zigomi più stretti e naso con la gobba: tutto pur di assomigliare alle occidentali. E a trarne giovamento la Corea del sud, il nuovo eldorado della chirurgia plastica che offre pacchetti all inclusive: volo, hotel, shopping e operazione

Perfette a tutti i costi. Le donne cinesi vogliono gli occhi più grandi e rotondi, non sopportano il taglio a mandorla. Il sopracciglio più basso. Il naso con la gobba. Mento e zigomi più stretti. Si fanno scolpire come statue di marmo pur di assomigliare alle occidentali. Non è solo una moda. Per molte è un’ossessione. E sono disposte a tutto. Anche a prendere un aereo e spendere fino a 26mila dollari per un restyling in Sud Corea, il nuovo eldorado della chirurgia plastica.
I tour operator offrono pacchetti all inclusive, volo, hotel, shopping e operazione. Il turismo estetico cresce a un ritmo vorticoso. E coinvolge, in misura minore, anche gli uomini (circa il 20 per cento). Nel 2013, secondo il ministero della Salute sudcoreano, oltre 25.400 cinesi hanno subìto un trattamento rimodellante nelle loro cliniche, cioè il 70 per cento in più rispetto all’anno prima. Nel 2014 sono stati oltre il doppio: 56mila. Lo stima l’associazione cinese per la chirurgia plastica estetica. Rubando il primato ai pellegrini americani e superando le visite di giapponesi, russi e mongoli. Un cinese tira fuori in media tremila dollari a botta. Per la stampa del Dragone: la metà di quello che pagherebbe un locale. Intanto la Sud Corea fa affari d’oro. Il mercato del turismo plastico, scrive Boomberg, tra il 2009 e il 2012 si è triplicato fino a valere 453 milioni di dollari. Il governo ha rilevato almeno quattromila centri di chirurgia estetica (la prima risale al 1961). Qui c’è il tasso più alto al mondo di ritocchi: 13 ogni mille abitanti in una popolazione di 49 milioni persone. Una donna su cinque tra i 19 e i 49 anni è andata sotto il bisturi. Un trend che batte quello degli Stati Uniti (1 su 20). A confermarlo è la società internazionale di chirurgia plastica (Isaps). Le cliniche sono super attraenti. Il personale parla mandarino. Il sito internet è anche in versione cinese.
Di solito hanno un canale Youtube con video testimonianze e una pagina Facebook con centinaia di foto di visi prima e dopo l’intervento. Quello agli occhi e al naso è il più comune. È considerato routine di base, una sciocchezza. Non è neanche un segreto. Lo dicono apertamente, quasi come andare dal parrucchiere. Farsi fratturare le mascelle può essere un regalo di compleanno o di laurea. Ci sono madri e figlie distese su un lettino a pochi metri di distanza.
Vie, tunnel e metrò tappezzati di manifesti che ritraggono volti ovali di porcellana con sotto l’indirizzo del mago chirurgo. Un corpo perfetto spiana la strada alla carriera. È l’educazione che hanno inculcata in testa. “A volte se uno ha la possibilità di rifarsi il viso, ma non lo fa, è giudicato un lavativo, uno che non si mette in gioco sul lavoro” spiega Hyuncheol Park, chirurgo e proprietario della Oz cosmetic clinic a Seoul.
“Ho aperto la clinica nel 1998. Eseguiamo 700 operazioni l’anno. Soprattutto agli occhi e al naso. Terza richiesta la V-line surgery, cioè la riduzione degli zigomi. Per dare al viso una forma più dolce tagliamo e accorciamo l’osso mascellare”. Il target delle sue pazienti è giovanissimo.
“Donna ventenne o trentenne. Ma arrivano anche adolescenti e signore più anziane. Metà straniere, anche europee, italiane e greche. Il 15 per cento sono uomini”. Si mettono nelle sue mani perché “cercano autostima, sicurezza, bellezza – è quello che gli raccontano -. Non direi che è un tentativo di imitare i lineamenti occidentali. La società oggi è molto competitiva, un bel corpo aiuta ad avere successo. Ormai la chirurgia plastica è un fenomeno di massa, in tv sono tutti rifatti. Una mia paziente dopo l’intervento è diventata una superstar, non posso farle il nome, ho l’obbligo della privacy… Oggi nessuno chiede perché vai dal chirurgo ma come hai fatto. È sinonimo di intraprendenza, autorealizzazione, come superare un esame a scuola o imparare una nuova abilità”. La tariffa? “Varia in base allo Stato di provenienza. Per esempio, gli occhi li rifaccio per mille o duemila dollari”. Il ricovero dura una settimana circa. Gli effetti collaterali non sono acqua fresca. “Sanguinamento, infezioni, lesioni ai nervi, risultati imperfetti. Ma il rischio – minimizza – è meno del 2 per cento. La gente non ci fa caso”.
Non tutti gli esperti sono d’accordo. C’è chi sottolinea il pericolo di una paralisi dopo la rottura del mento. Una cinquantenne di Pechino è finita in coma. Aveva speso 26mila dollari. Le hanno asportato della cartilagine dal torace per attaccarla al naso. Adesso è in cura con degli antidepressivi, ha il naso che non le piace. Mi Yuanyuan, attrice cinese, per lo stesso intervento, ha iniziato a perdere i capelli e la sensibilità al naso. L’imprenditrice Chen Yili ha la faccia sfigurata. In molti casi è colpa di centri illegali e medici inesperti. Per questo il governo sudcoreano lo scorso febbraio ha annunciato un giro di vite contro broker (che gonfiano il servizio) e cliniche non registrate. I trasgressori rischiano multe salate e il carcere fino a tre anni. Un sistema di valutazione online (su Medicalkorea.or.kr) farà piazza pulita dai furbetti del bisturi. Mentre la Cina è pronta a realizzare un centro di certificazione per mettere in contatto i suoi clienti con le cliniche sudcoreane autorizzate.