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 2015  giugno 01 Lunedì calendario

Scandalo negli Stati Uniti per la previdenza ai nazisti. Ufficiali delle SS tra gli immigrati entrati negli Stati Uniti, alcuni furono scoperti, ma non gli fu tolto l’assegno mensile. Un’inchiesta federale rivela che venti milioni di dollari sono stati usati per le pensioni di 133 criminali di guerra

Settant’anni dopo che la Germania nazista si arrese, il mondo non ha ancora finito di dare la caccia ai criminali che in quella guerra compirono orrendi atti disumani. E qualche volta la caccia rivela volti, nomi, situazioni incredibili. Ex SS che vivono tranquilli e beati, ex guardie di campi di concentramento che si sono rifatti una vita dopo aver contribuito a cancellarne a decine di migliaia. Immaginate però lo sgomento di scoprire che le vostre tasse vanno a pagare la pensione a decine e decine di sospetti criminali nazisti. Questa doppia sorpresa è arrivata ieri negli Stati Uniti grazie a un’indagine federale voluta dalla deputata Carolyn Maloney lo scorso autunno, e che ha fatto seguito ad alcuni articoli dell’Associated Press. L’inchiesta è stata condotta dall’ufficio federale della Social Security (la pensione sociale) e ha rivelato che più di 20 milioni di dollari sono andati a pagare la pensione di 133 sospetti nazisti. Il pagamento di queste pensioni è finalmente cessato lo scorso dicembre, quando il Congresso ha votato quasi all’unanimità una legge che il presidente Obama ha prontamente firmato.
GLI INDIZIResta il fatto che milioni di dollari sono già stati versati e non saranno mai recuperati. Come possa essere accaduto che ex nazisti abbiano goduto della pensione di anzianità americana non è chiaro. Ma ci sono abbastanza indizi per ricostruire parte di questo scandalo.
Prima di tutto bisogna ricordare che dopo la fine della guerra gli Stati Uniti furono investiti da un enorme flusso di immigrati. Nella folla si nascosero anche tanti ex nazisti, semplicemente mentendo: la Germania era stata distrutta, e non c’erano più uffici per carte d’identità o certificati di nascita. Alcuni studiosi calcolano che almeno 10 mila ex nazisti sono riusciti a entrare negli Usa di nascosto. E qui si sono rifatti una vita, sempre tacendo sul loro passato. Ma ci sono anche alcune decine di ex ufficiali che hanno ottenuto il permesso di restare negli Usa, a patto che collaborassero contro il comunismo: divennero cioè informatori e spie. Solo nel 1979 si cominciò a indagare attivamente sugli ex-nazisti negli Usa, e fu aperto un ufficio dell’Fbi incaricato di identificare ed espellere i sospetti: almeno 300 furono trovati e buttati fuori. Ma sembra che – per evitare clamore e scandali – ad alcuni fu concesso di continuare a riscuotere la pensione sociale, purché se ne andassero alla chetichella. A godere del trattamento con i guanti sono stati tra gli altri l’SS Martin Hartmann, Wasyl Lytwyn e Peter Mueller, la guardia al campo di concentramento di Mathausen Martin Bartesch, e quello di Auschwitz Jacob Denzinger. 
La caccia ai nazisti in incognito è diventata pubblica e serrata dopo la caduta del Muro e l’inizio di una collaborazione tra Usa e Germania. L’ultimo tentativo di espulsione è del giugno del 2014, ma l’89enne Johann Breyer, una delle guardie di Auschwitz che viveva a Filadelfia, è morto prima di essere espatriato. La pubblicazione dell’inchiesta è un passo importante per Efraim Zuroff, del Simon Wiesenthal Center di Gerusalemme, che però osserva: «Capisco che il governo Usa ha dovuto usare gli strumenti che aveva, ma firmare un accordo con dei nazisti perché escano dal tuo Paese non è etico».