Corriere della Sera, 1 giugno 2015
È morto a 46 anni per un cancro Beau Biden, il figlio del vicepresidente Joe. La commozione di Obama. Beau aveva tre anni quando l’auto sulla quale viaggiava con la madre e i fratelli fu travolta da un camion. La madre, Neilia, e la sorella, Amy, morirono sul colpo. «Era la nuova rockstar della politica»
«Coltivare sogni, guardare lontano è una gran bella cosa, ma fare progetti di lungo periodo per me non ha mai funzionato, perché poi interviene la vita coi suoi disegni». Era il 2010 e Beau Biden, il figlio del vicepresidente degli Stati Uniti considerato da tutti un politico di grande talento e di grande futuro, dotato di una comunicativa e un carisma forse perfino superiori a quelli del padre, aveva stupito e poi commosso coi suoi gesti e le sue parole. Stupito a gennaio quando lui, già eletto General Attorney, seconda carica dello Stato del Delaware, aveva rinunciato a candidarsi nel seggio senatoriale lasciato libero dal padre, del quale era considerato l’erede naturale.
Commosso qualche mese dopo quando il giovane leader, allora poco più che quarantenne, fu colpito da un ictus.
Si riprese e tornò rapidamente al suo impegno politico, ma nulla fu più come prima. Qualcuno dice che Beau frenò le sue ambizioni per il rimorso di non essere riuscito, da capo dell’apparato giudiziario, a combattere il crimine come avrebbe voluto. La conclusione della sua breve e tormentatissima avventura umana – il figlio del vicepresidente è stato ucciso ieri, a 46 anni, da un cancro al cervello – probabilmente giustifica un’altra lettura: un uomo brillante, capace e anche generoso (volontario in Kosovo dopo la guerra dei Balcani per istruire giudici e procuratori, e poi di nuovo nel 2008, quando il padre era in campagna elettorale con Obama, volontario a combattere in Iraq per patriottismo, non certo per necessità), stremato dalle avversità della vita.
La fatica di vivere per lui si manifestò molto presto e nel modo più feroce che si possa immaginare per un bambino: Beau aveva tre anni quando l’auto sulla quale viaggiava con la madre e i fratelli fu travolta da un camion. La madre, Neilia, e la sorella, Amy, morirono sul colpo. Beau e il fratello Robert furono estratti dalle lamiere gravemente feriti. Papà Joe, appena eletto senatore, giurò fedeltà al popola americano in una stanza d’ospedale, a fianco al letto di Beau. Per anni il leader democratico rientrò ogni sera dal Congresso di Washington nella sua casa di Wilmington per occuparsi dell’educazione dei due figli (solo dopo diversi anni il senatore sposò in seconde nozze Jill). E Beau seguì le orme del padre: nella fede cattolica e poi lo stesso liceo, stessi studi di Giurisprudenza. E stesso impegno politico. Con apparizioni sui palchi delle campagne elettorali a fianco del padre e di Obama, con interventi dal podio sempre solari e accattivanti che avevano indotto gli analisti a pronosticare per lui un futuro politico radioso.
Ma c’era sempre quella maledetta vita coi suoi conti da saldare. Dopo l’incidente quasi mortale e l’infanzia da orfano, e dopo l’ictus, ecco nel 2013 il cancro al cervello. Beau viene operato all’Anderson Center in Texas: rimozione della massa tumorale, radiazioni, chemioterapia. Il centro, uno dei più avanzati del mondo, lo dichiara clinicamente guarito. Il giovane leader si rituffa nella politica. Parla di una sua candidatura a governatore del Delaware, ma poi non la formalizza. Forse già immagina che la sua vita ingrata gli sta preparando un’altra sorpresa dietro l’angolo. Definitiva stavolta.
La ricaduta è dei primi di maggio, la fine arriva in poche settimane. Papà Joe lo piange ricordando l’integrità e il coraggio mostrati da Beau anche nei giorni più drammatici della malattia: un esempio per tutta la famiglia. Ed è davvero commosso anche l’elogio funebre di Barack Obama, profondamente amico di tutta la famiglia Biden.
La sintesi più efficace è forse quella di Tom Gordon, amico di famiglia, dirigente della contea di New Castle: «Abbiamo perso un uomo di grande carattere e immagine, sarebbe diventato la nuova “rockstar” della politica».