Corriere della Sera, 1 giugno 2015
Da Gambino a Lonardo passando naturalmente per De Luca: la lunga notte (bipartisan) degli «impresentabili» delle Regionali.
Certe notti, in politica, sembrano interminabili.
Ma poi le proiezioni dei dati aprono forbici che è difficile chiudere.
E Vincenzo De Luca è avanti, piuttosto avanti.
Lo sa anche lui e allora eccolo laggiù, seduto sul sedile posteriore dell’automobile che da Salerno l’ha portato qui, a Napoli, in fondo al vialetto della Stazione Marittima, sede del suo comitato.
L’automobile rallenta, accosta.
Ha le occhiaie, la cravatta allentata sul collo, è pallido, esausto ma eccitato, annusa la vittoria, e quando De Luca è eccitato, non c’è imitazione di Maurizio Crozza che tenga. «Severino chi?», dice come in un soffio. Al diavolo la precauzione e ogni scaramanzia.
(Contemporaneamente arrivano notizie dall’hotel Mediterraneo, dove Stefano Caldoro ha allestito il suo quartier generale: per ora lo tengono in una stanza. «Sté, devi avere fiducia...»).
Dettagli. La scena importante è qui.
Fate piano, non spingete.
La folla dei militanti lo chiama, ci sono grida di evviva, petardi vengono fatti esplodere anche senza dati finali. C’è il tempo di pensare che comunque né lui né Caldoro abbiano più parlato delle liste con le quali sono giunti fino a qui. Va bene l’ansia per il risultato personale, ma davvero più nemmeno mezzo sospiro sui rispettivi «impresentabili». Niente. Zero. Tutto rimosso. Eppure alcuni dei candidati dichiarati non degni dalla commissione Antimafia rischiano di essere eletti.
Non state lì a storcere la bocca. È così.
Vi svegliate e ve li ritrovate in Consiglio regionale.
A Salerno, a sostegno di Caldoro, c’è Alberico Gambino di anni 48 (Meloni-Fratelli d’Italia) che sposta voti su Tir con il rimorchio. Il ciuffo brizzolato tenuto con la lacca, ai comizi in ghingheri come dovesse andare a sposarsi: voluminosi faldoni raccontano le incresciose peripezie giudiziarie di questo consigliere regionale uscente, ex sindaco di Pagani.
Arrestato e condannato a due anni e dieci mesi per «violenza privata» al termine di un processo dov’era imputato per collusioni con il clan camorristico Frezza-Petrosino, è stato poi assolto: ma un’inchiesta bis della Dda di Salerno è culminata con una nuova richiesta di arresto.
Ultima frase di Gambino: «Metto a disposizione degli elettori la mia nota onestà» (intanto aspetta anche la decisione della Cassazione).
Perché poi, stanotte, li vedi e li senti che fanno tutti gli angioletti. Per dire: qui a Napoli c’è Luciano Passariello (Fratelli d’Italia), che pure sostiene Caldoro. Questo Passariello è un tipetto che, a 54 anni, lo scorso ottobre finì nei titoli dei giornali perché risultava tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Cagliari sul riciclaggio di denaro che i Casalesi avrebbero organizzato in Sardegna.
Rinviato a giudizio dalla Procura di Nola per «impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita», tranquillo e spaccone in campagna elettorale ha chiamato a raccolta i suoi elettori e – a sentire i cronisti politici locali – è tra quelli che hanno concrete possibilità di essere eletti.
Ultima frase di Passariello: «Gli elettori devono fidarsi della mia celebre nobiltà d’animo» (intanto ha un’udienza fissata il 18 giugno).
È una notte che scorre via così anche tra gli «impresentabili»: dopo aver visto con un occhio la partita Napoli-Lazio, tutti nel frullatore con dentro exit poll e prime proiezioni, certi a prendersi le violente e improvvise scosse di rassegnazione, euforia, pessimismo, che scuotono i comitati dei due aspiranti governatori.
Alessandrina Lonardo detta Sandra, moglie di Clemente Mastella e candidata per Forza Italia nella circoscrizione di Benevento, si è ripresa dallo svenimento dell’altro giorno – crollò sul prato di casa dopo aver appreso di essere stata inserita nell’elenco dell’Antimafia – e adesso con il marito aspetta l’alba a Ceppaloni facendo calcoli e ottimistiche previsioni (le truppe «mastellate» continuano infatti, nonostante tutto, ad essere agguerrite e fedeli).
Sono rimasti lontani da Napoli anche quei candidati che pur non essendo stati marchiati dall’Antimafia, hanno subìto il severo giudizio politico e culturale dei loro stessi massimi dirigenti.
Fotografi tornano dal casertano.
Descrivono le luci fioche di comitati elettorali piccoli e spartani, a volte ricavati nel retro di un bar, in un capannone sulla strada provinciale.
Vincenzo De Luca ha arruolato senza troppi scrupoli. Liste collegate, nomi fantasiosi, «Campania in Rete», dentro – come disse la senatrice del Pd Rosaria Capacchione – «c’è di tutto».
C’è un camerata come Carlo Aveta, che in camicia nera va a piangere a Predappio, o un altro nero come Vincenzo De Leo, capopopolo nelle proteste contro la discarica di Pianura, che a Casal di Principe è segretario del Fronte nazionale, il movimento fondato da Adriano Tilgher, uno degli ultimi grandi capi della destra italiana.
Però stasera sarebbe delizioso sentire la vocina elegante di Rosa Criscuolo, 35 anni, avvocato, nota per essere stata la compagna di cena di Claudio Scajola alla vigilia del suo arresto e per mandare a quel paese su Facebook chiunque la critichi. Purtroppo la Criscuolo è irrintracciabile e così pure Rosalba Santoro (cosentiniana convinta, moglie di Nicola Turco, inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa) e Attilio Malafronte, «Mr Calibro 12», come lo ha allusivamente chiamato qualche quotidiano.
A parecchi di loro De Luca e Caldoro hanno caldamente chiesto di restare distanti dalle telecamere: vi abbiamo candidato, portateci voti e poi sparite.
I voti si portano. O si comprano.
Arriva la notizia che ad Ercolano due persone sono state arrestate davanti al seggio allestito nella scuola media Dante Iovino. Offrivano venti euro a preferenza. Niente a che vedere con Achille Lauro – armatore, politico e presidente del Napoli negli anni Sessanta – che regalava un paio di scarpe: la sinistra subito, la destra dopo essere stato eletto.