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 2015  maggio 29 Venerdì calendario

All’inizio della prossima settimana la procura avrà l’identikit genetico dell’ultima persona che potrebbe aver visto vivo Domenico Maurantonio, il diciannovenne di Padova che il 10 maggio scorso è caduto dalla finestra del quinto piano dell’hotel da Vinci di Milano. L’esame è stato compiuto sulle tracce rilevate attorno e sopra l’ematoma scoperto sul braccio destro del ragazzo, ecchimosi considerata «compatibile» con la stretta di una mano

Già all’inizio di settimana prossima la procura avrà finalmente l’identikit genetico dell’ultima persona che potrebbe aver visto vivo Domenico Maurantonio, il diciannovenne di Padova, che il 10 maggio scorso è caduto dalla finestra del quinto piano dell’hotel da Vinci di Milano. Il pm Claudio Gittardi nelle scorse settimane aveva infatti ordinato anche l’esame del Dna sulle tracce rilevate attorno e sopra l’ematoma scoperto sul braccio destro del ragazzo, ecchimosi considerata «compatibile» con la stretta di una mano. Compatibile, non certa. Se dagli esami genetici fosse rilevata una traccia sicura (basta una goccia di sudore o una molecola di pelle rimasta attaccata all’ematoma), pista che evidentemente gli inquirenti ritengono possibile, visto che è stato disposto l’esame del Dna, a questo punto verrebbe confrontata con gli altri Dna prelevati ai ragazzi del Liceo scientifico Ippolito Nievo di Padova presenti nell’albergo la sera della tragedia. Anzi, all’alba, visto che la caduta dal quinto piano dell’albergo avvenne tra le 5,30 del mattino, ora in cui partì l’ultimo messaggio «WhatsApp» dal telefonino del ragazzo, alle 7,45, quando il suo cadavere venne ritrovato da un imbianchino sul marciapiede dell’albergo, mentre i compagni di classe di Domenico stavano facendo colazione.
In questa «congiura del silenzio», gli esami scientifici potrebbero essere risolutivi e sbloccare l’omertà che finora ha circondato il caso e che ha resistito anche agli appelli della madre e del padre di Domenico, convinti che qualcuno abbia assistito, o addirittura provocato, la caduta del figlio. «Quello di mio figlio non è stato un semplice incidente, abbiamo brutti presentimenti su come siano andate le cose, ma di più non possiamo dire», ha dichiarato la madre, Antonia, in questi giorni a vari giornali.
A questo punto il «silenzio» adottato dai ragazzi davanti agli investigatori ma contraddetto dalla quantità di messaggi scambiata prima dopo la morte di Domenico, potrebbe essere scardinato anche dall’analisi che di questi messaggi, emoticon, commenti, brevi considerazioni, stanno facendo i periti incaricati dal pm dopo il sequestro di alcuni cellulari eseguito settimana scorsa.
Gli esami tossicologici e sulla presenza di alcol nel sangue di Domenico, sempre attesi per settimana prossima, dovrebbero poi raccontare se davvero al giovane venne somministrato un lassativo (che lo avrebbe indotto a sporgersi dalla finestra) o se il tasso alcolemico nel sangue fosse in quantità tali da renderlo poco lucido fino ad accettare un “gioco” tragico. Sempre che di «gioco» si sia trattato. Se l’esame del Dna risulterà positivo, chi causò l’ematoma al braccio Domenico avrà finalmente un’identità e dovrà andare in Procura a spiegare quando e perché strinse in quel modo il ragazzo. Una delle ipotesi infatti, è che quella mattina Domenico, sportosi pericolosamente dalla finestra del quinto piano, fosse stato trattenuto per un braccio che venne lasciato improvvisamente, causandone la caduta.