Libero, 28 maggio 2015
Una volta ristabilito che la competenza sulla legge Severino è dei tribunali ordinari (e non del Tar) ecco che l’eterno partito dei moralistoidi si accorge che non contano le sentenze, le indagini, le intercettazioni, lo statuto, i probiviri, il comitato dei garanti, il codice etico, il codice di autoregolamentazione, le sparate di Saviano, figurarsi la notoriamente inutile Commissione antimafia: conta la legge con cui la maggioranza si è gabellata da sola
Forza, diteci che non sapevate che la farsa degli «impresentabili» sarebbe finita a schifìo e che però ne avremmo blaterato per tutto il tempo, anziché occuparci – pensa te – di programmi e altre reliquie. Su questa buffonata abbiamo scritto tutto tranne una cosa: che cosa rimane. Bene, rimane che le valutazioni etiche-mediatiche-manicheo-forcaiole restano cazzate – si candideranno tutti, vedrete – e che esiste soltanto la legge, e la legge dice che gli impresentabili sono due: si chiamano Vincenzo De Luca e Luigi De Magistris, entrambi condannati. Sarebbero tre, se ci infiliamo anche la Bindi – impresentabile ad honorem, e le battute becere non c’entrano – o anche quattro, se ci mettiamo personaggi non eletti come Tommaso Sodano che è stato nominato a suon di «via i condannati dalle giunte» e ora è in giunta a Napoli appunto da condannato. Una volta ristabilito che la competenza sulla legge Severino è dei tribunali ordinari (e non del Tar, nuovo faro della giustizia universale, al punto che vi ha ricorso persino Nino Di Matteo contro il Csm) ecco che l’eterno partito dei moralistoidi si accorge che non contano le sentenze, le indagini, le intercettazioni, lo statuto, i probiviri, il comitato dei garanti, il codice etico, il codice di autoregolamentazione, le sparate di Saviano, figurarsi la notoriamente inutile Commissione antimafia: conta la legge con cui la maggioranza si è gabellata da sola anche se Renzi, misteriosamente, ora dice che il problema è «superabile». Rischiando una figura da tonno.