la Repubblica, 22 maggio 2015
Montecarlo decadence. La Formula Uno che non piace più a nessuno si specchia nell’acqua torbida del porto, sotto il casinò, in un giovedì uggioso. Le banchine del porto svuotate dalla crisi, il cielo coperto, l’asfalto bagnato alla curva del Tabaccaio, le macchine lente che girano senza fare rumore, come in un incubo
Le banchine del porto svuotate dalla crisi, il cielo coperto, l’asfalto bagnato alla curva del Tabaccaio, le macchine lente che girano senza fare rumore, come in un incubo. Montecarlo decadence. La Formula Uno che non piace più a nessuno si specchia nell’acqua torbida del porto, sotto il casinò, in un giovedì uggioso. Parole, gesti, persone e macchine, tutto è attraversato da una mestizia quasi plastica.
Un calcolo della camera di commercio locale, basato sulla stima degli affitti degli ormeggi, sostiene che le barche si siano accorciate mediamente di un paio di metri. Rollano e beccheggiano sotto l’acqua, paiono fantasmi. Le feste degli anni belli sono solo un ricordo scolorato. Il Force Blue di Flavio Briatore era un tempio del divertimento, oggi è il corpo di un reato per il quale la procura di Genova ha chiesto quattro anni di galera per l’ex boss della Renault, profeta del Billionaire. Bernie Ecclestone, il grande capo del Circus, se la passa ancora peggio. Fa finta di niente ma in realtà la sua mente è inchiodata a Londra, dove il Servizio per la riscossione e le dogane di Sua Maestà gli ha chiesto un miliardo di sterline. Le parti troveranno un accordo che soddisferà tutti, come accadde l’anno scorso in Germania, quando il manager staccò un assegno da cento milioni di dollari per chiudere una brutta storia di corruzione. Se la caverà, insomma. E il prossimo anno sarà ancora qui, a guardare lo strano spettacolo delle barche che si accorciano, delle banchine che si svuotano e dei piloti che cambiano, sempre più giovani, sempre più raccomandati, sempre meno talentuosi.
Già i piloti, l’elemento più triste di questa Pompei della velocità sono forse proprio loro. Animali stravaganti raccolti in una non categoria biascicante, la testa sempre ben infilata dentro qualche casco in modo da non riuscire a vedere niente dello scempio che i manager stanno facendo del loro sport.
Hanno cominciato a capire che qualcosa di strano stava accadendo solo quando la bomba era esplosa. E ora si lamentano che le macchine sono troppo lente, e pensano che sia per questo che la gente non li segue più. Non riescono a guardare oltre il tachimetro. Ma Senna girava, qui a Montecarlo, in 1’23’’ e la gente impazziva. Loro in 1’18’’, nel silenzio assoluto. E allora? Allora, il presidente della loro associazione di non categoria, Alex Wurtz, ex pilota per mancanza di prove, si è inventato un sondaggio tra i tifosi, online ovviamente, per rispondere alla domanda. Lo hanno presentato ieri, in pompa magna, dopo le prove libere dominate dalla Mercedes. Avrebbero fatto meglio a far passare la cosa sotto silenzio. Basta infatti dare un’occhiata alle quasi 200 domande e alla loro formulazione prolissa e cervellotica, per capire come mai la Formula Uno non piace più. Oggi, come ogni venerdì a Montecarlo, i motori si fermano e il circus, per tradizione, si dedica alle attività mondane. Rischia di essere il giorno più interessante del week end.